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11 Settembre 2022
9:00

Cosa dicono i cani che abbaiano?

Cosa "dice" un cane quando abbaia e si può "tradurre" in linguaggio umano? Scopriamolo tenendo presente che possono esserci molti fraintendimenti e tranelli nell’affrontare questo compito.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La nostra specie ha una spiccata propensione allo sviluppo della comunicazione verbale. Dal punto di vista cognitivo questa abilità impegna una gran parte del nostro cervello, del nostro pensiero e del nostro essere animali sociali. Ne consegue che molte persone si chiedano cosa stiano “dicendo” i cani quando abbaiano, quale possa essere la “traduzione” dei loro vocalizzi nel linguaggio umano. Ma attenzione, ci possono essere molti fraintendimenti e tranelli nell’affrontare questo compito.

Tu parli e allora io abbaio

Un errore nel quale possiamo cadere quando cerchiamo di comprendere il significato dell’abbaio del cane è quello di “tradurre” quei suoni come fossero letteralmente “parole”. I vocalizzi dei cani, che vanno ben oltre all’abbaio, sono pertanto da considerarsi come: espressioni di uno stato d’animo, richieste, e trasmissione di un’informazione. L’utilizzo dei vocalizzi non è uguale in tutti i soggetti, ci sono cani che tendono ad abbaiare con maggior frequenza e in più situazioni che altri.

Entrano qui in gioco diversi fattori, come ad esempio la razza d’appartenenza (ci sono cani come i Besenji che non abbaiano, emettono suoni come “lamenti” e acuti particolari, mentre i Beagle abbaiano molto facilmente), il profilo caratteriale (cani più facilmente eccitabili tendono ad abbaiare più spesso), l’esperienza sociale (cani che vivono in un contesto dove la comunicazione “verbale” è preponderante saranno più portati ad utilizzare questo modo espressivo), eccetera. In realtà si è osservato che i cani che vivono in gruppi di conspecifici liberi, i selvatici e i randagi, che non vivono in stretta relazione con l’uomo, tendono ad abbaiare molto meno dei cani che vivono nelle nostre case.

La lunga storia di convivenza

I cani, nella famiglia dei canidi, sono certamente quelli che abbaiano con più facilità e in una gran moltitudine di situazioni. Questo fatto è certamente stato incentivato dall’uomo, sia perché è qualcosa che gli risulta utile, sia perché la stretta convivenza con noi non fa altro che incentivare in lui l’espressione vocale, dato che noi affidiamo molta parte della nostra comunicazione ai suoni vocali. Quindi è opportuno considerare che ci potrebbero essere grandi differenze nell’abbaio del cane quando questo è espressamente rivolto ad un essere umano piuttosto che ad un altro cane. Ciò nonostante la lunga convivenza tra le due specie, uomini e cani, ha facilitato la comprensione reciproca.

È dimostrato che gli esseri umani sono propensi a comprendere lo stato d’animo di un cane che abbaia e anche ad intuirne i motivi, e questo a prescindere dall’esperienza. Infatti si è visto che sia persone che vivono con un cane, che bambini di appena 5 anni, raramente si sbagliano quando gli viene fatto sentire un cane che abbaia. Diciamo che un abbaio prodotto durante il gioco e un abbaio di allarme (magari perché c’è un estraneo al cancello di casa) sono difficili da confondere, per chiunque. Altra cosa potrebbe essere per i ringhi o i mugolii, ma questa è un’altra storia.

Le varie situazioni che inducono all’abbaio

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Un cane può emettere differenti tipi di abbaio, sia per frequenza che per intensità e tono. Di fatto si sono rilevate molte frequenze sonore emesse dal cane durante questo comportamento, e si è anche visto che, analizzando lo spettro acustico delle frequenze, ci possono essere delle differenze quando un cane abbaia riferendosi ad un altro cane o ad un essere umano. Come è noto ci sono delle frequenze acustiche che noi non possiamo udire, ma i cani sì.

Comunque, dietro ad un abbaio c’è sempre uno stato emotivo che viene espresso, quindi se vogliamo tradurre i vari vocalizzi dobbiamo anche tener presente il contesto, e alle volte abbiamo anche bisogno di osservare il comportamento e l’atteggiamento del cane per una miglior interpretazione di quello che sta “dicendo”. Infatti la comunicazione paraverbale ha tanta importanza quanto quella verbale, e questo vale anche negli esseri umani, anzi, soprattutto negli esseri umani.

Provate a pensare in quanti modi possiamo dire al nostro cane: «Boby, vieni qui!» Possiamo avere una voce e un’espressione del viso divertita o, al contrario, essere molto severi e assertivi. Eppure la frase non cambia da un punto di vista letterale. Alcuni studi hanno messo in luce quanto i cani siano bravi ad intendere lo stato emotivo di una persona a prescindere dal significato intrinseco delle parole pronunciate. Hanno infatti dimostrato di saper abbinare correttamente volti umani che esprimono felicità o rabbia con le corrette vocalizzazioni che esprimevano i medesimi stati emotivi.

Abbaio per avvisare di qualcosa

Una delle situazioni più comuni dell’abbaio è quando il nostro cane ravvisa la presenza di un estraneo nelle vicinanze. Questo abbaio può variare in profondità e frequenza se l’intenzione del cane è quella di dissuadere l’estraneo dall’avvicinarsi ulteriormente o se invece l’intenzione è soprattutto quella di allertare il proprio gruppo del fatto che c’è un imminente pericolo.

Naturalmente il tipo di suono emesso dal cane varia anche a seconda delle dimensioni del cane, infatti si è visto che i cani possono carpire diverse informazioni circa le caratteristiche di un altro cane nel solo sentire il suono della sua voce. Anche gli esseri umani hanno questa facoltà e se facciamo udire il suono di diverse voci da abbinare poi a delle immagini di cani, raramente ci si sbaglia.

Abbaia tu che abbaio anch’io

Il comportamento dell’abbaio è anche allelomimetico, ossia può essere stimolato in un cane nel solo sentire l’abbaio di un altro cane. In sostanza è un’attività di gruppo tra conspecifici dove l’uno induce e stimola l’altro. Quante volte infatti cani che vivono nello stesso quartiere cominciano ad abbaiare nel solo sentire il cane che sta all’altro capo della via, senza vedere direttamente il movente dell’abbaio del primo? Questo risulta particolarmente problematico per le persone nella convivenza con i cani nelle città. «Basta! Perché abbai?», «E che ne so, è quello là che ha cominciato!».

L’abbaio nel gioco

Sull’onda dell’eccitazione il nostro cane emette anche degli abbai durante l’attività ludica, condito con mugolii e ringhi a seconda del tipo di gioco che si sta facendo. È molto facile sentire i “guaiti” di un cane tutto infervorato che sta inseguendo un altro cane più veloce di lui al parchetto, durante il gioco di simulazione della predazione.

Oppure l’abbaio da frustrazione eccitatoria quando il cane è impaziente perché noi stiamo ritardando l’ennesimo lancio della pallina. Se vogliamo possiamo anche tentare delle traduzioni, ossia dare una voce umana al cane in queste circostanze, per puro divertissement: «Dai! Dai! Accidenti a te! Tira quella pallina! Tirala che non sto più nella pelle!»

L’abbaio di richiesta

Dato che i vocalizzi riscuotono così tanto successo nella comunicazione tra cane e uomo, i cani comprendono rapidamente quanto sia facile attrarre la nostra attenzione quando emettono questi suoni. Ecco che allora l’abbaio diventa facilmente un catalizzatore della nostra attenzione, un modo utilizzato dal cane per iniziare poi una sorta di “conversazione” con noi. Per esempio mentre siamo seduti a tavola a mangiare ignorandoli volutamente. Ecco che allora, dopo vari tentativi di attrarre la nostra attenzione possono iniziare ad abbaiarci.

In questo caso si ha l’emissione di un abbaio cadenzato, spesso un abbaio singolo, una cosa come: «Ehi!… Ehi!…Ehi, guardami!… Ehi!» Questa è una strategia al quanto fastidiosa per noi, dato che è probabile che impieghino molto tempo prima di desistere. Possono continuare a lungo soprattutto se sono certi che prima o dopo otterranno la nostra attenzione. Cosa al quanto prevedibile, soprattutto se viviamo in un condominio con molte famiglie facilmente irritabili.

L’abbaio da paura

cane che abbaia

In alcune situazione i cani si trovano a provare una forte paura, magari se minacciati da molto vicino da un altro cane, o da una persona aggressiva dalle chiare intenzioni bellicose. In questi casi i cani emetto una abbaio frammisto ad un guaito piuttosto acuto, presi dal panico. È un suono che allarma molto chi lo dovesse sentire, e ci induce al soccorrere quel soggetto. È un “pianto” molto chiassoso che anticipa un forte dolore. «Ahia, ahia, ahia, basta, fermati, oddio è finita, moriremo tutti, ahi, ahi!!!»

Questo può avvenire di frequente quando il cane si trova sul tavolo del veterinario, quando vede comparire una siringa. Alle volte è sufficiente, con alcuni soggetti, mostrare la bomboletta dell’antiparassitario, o la spazzola. Il punto non è tanto quanto queste cose possano veramente danneggiare e provocare dolore nel cane, quello che conta è quello che lui si aspetta, quello che lui pensa che accadrà.

L’abbaio per ansia e frustrazione

Come detto l’abbaio è l’espressione di uno stato emozionale nel cane, alle volte non è traducibile in un messaggio vero e proprio. Questo accade per esempio quando il cane si sente perso, abbandonato, in uno stato di pericolo, insomma, quando l’ansia lo sta torturando. Ben noto – tristemente aggiungerei – l’abbaio di un cane preso dall’ansia da separazione.

Questo tipo d’abbaio ha molteplici declinazioni, da un lato esprime profondo malessere dall’altro è un richiamo rivolto ai membri del gruppo che si sono allontanati. Anche qui abbiamo un mix tra abbaio e un lamento struggente: «Aiutooo! Aiutooo! Sono solo qui! Tornate indietro o morirò! Aiutooo! non ne posso più, non ce la faccio! Aiutooo…» Anche se potrebbe essere letto in modo buffo, in realtà non c’è nulla di divertente in questo frangente. Lo stato d’ansia è qualcosa di orribile e devastante per un cane… ma anche per noi.

L’abbaio da eccitazione

Abbiamo già visto sopra che i cani in uno stato di alta eccitazione sono più facili all’abbaio, come nell’esempio del gioco preda-predatore. Un’altra situazione simile è per esempio quando il cane tutto eccitato si trova in una situazione di stallo, ecco che facilmente erompe nell’abbaio cadenzato, con un’alta frequenza, che esprime frustrazione e incapacità di gestire il proprio livello di arousal, per esempio quando il gatto si è rifugiato su un albero e il cane che lo stava inseguendo non sa più come raggiungerlo. Questa situazione è anche molto simile a quella del lancio della pallina, quando allunghiamo i tempi prima di scagliarla lontano.

Si può anche verificare quando un cane si trova ostacolato nel raggiungere un altro cane, magari perché tenuto al guinzaglio o dietro ad un cancello. Il fatto è che questo tipo di abbaio ha l’effetto di implementare il livello di eccitazione, ma non solo del cane che lo emette, come abbiamo detto si tratta di un comportamento che può alterare lo stato emotivo anche degli altri (comportamento allelomimetico). C’è da dire che questo tipo di frustrazione da eccitazione è purtroppo utilizzata come tecnica di addestramento in moti settori, dove l’alzare il livello di arousal viene visto come il modo migliore per insegnare ai cani a fare tutta una serie di cose.

Ma come ben sappiamo questa non è certo la condizione migliore per l’apprendimento – non che i cani non ci riescano lo stesso, nonostante tutto, ma rende le cose più difficili per lui – infatti in questa condizione emotiva il cane perde di lucidità, è meno riflessivo, e meno capace di comprendere il senso di quanto sta facendo. In pratica può essere indotto a fare cose che normalmente non farebbe, se gli fosse data la possibilità di rifletterci sopra.

Conclusioni

Naturalmente ci possono essere molti altri esempi per quanto concerne l’abbaiare dei cani e i significati che esprimono. Ma la cosa interessante, per concludere, è che i segnali vocali dei cani tendono ad essere ben interpretati dagli esseri umani, si dimostrano infatti mezzi utili all’interazione tra queste due specie. In loro è racchiusa una lunga storia di convivenza e di adattamento reciproco dove i cani sono equipaggiati per comprendere la nostra voce e noi la loro soprattutto da un punto di vista empatico, e questo è solo uno dei tanti aspetti che dovrebbe indurci ad ammirare questa specie unica che ancora ci sopporta, con tutte le nostre chiacchiere.

Al giorno d’oggi molte aziende stanno sperimentando dei “traduttori” per cani, ossia degli algoritmi che sono in gradi di ascoltare l’abbaio del cane e di tradurlo in un messaggio vocale (come nel bellissimo film d’animazione UP della Pixar Animation del 2009), ebbene, potrebbe essere qualcosa di divertente, per qualcuno, ma credo che se abbiamo bisogno di una cosa del genere forse non è con il cane che vogliamo vivere.

Il comprendersi, il comunicare l’un l’altro, in un modo unico, è il frutto della relazione tra individui, non può essere protocollato da un device esterno. Voi con il vostro cane comunicate in un modo unico e irripetibile, e questo sta nelle sfumature degli sguardi, delle posture, della vostra intimità. Certo è che l’appiattimento relazionale al quale ci stiamo abituando, anche tra esseri umani, mi fa prevedere che questi aggeggi avranno un grande successo commerciale. E questo mi rattrista. Ma, staremo a vedere. Voi, cosa ne pensate?

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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