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2 Aprile 2022
17:00

Come sono nate le razze dei cani e quale è stato il ruolo dell’uomo

L'uomo ha influito pesantemente sulla selezione delle razze canine, ma hanno avuto grande importanza anche altri fattori come geografici, climatici e, in generale, dell’ambiente.

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La storia delle razze dei cani può essere divisa in due periodi principali: uno è estremamente breve, all’incirca dalla fine dell’Ottocento, e ha a che fare con la loro catalogazione attraverso i pedigree e la rigida definizione degli standard fisici e comportamentali, l’altro invece si perde nella notte dei tempi e riguarda la multimillenaria storia della convivenza con la nostra specie.

Fin da quando, tra i 15 e i 40 mila anni fa, i primi lupi si sono avvicinati all’uomo la nostra specie ha cominciato ad influire pesantemente sulla loro evoluzione, condizionandola e orientandola in molti modi. In questa fase si sono sviluppate non soltanto le diverse capacità dei cani di affiancarci nei nostri lavori quotidiani, dando così origine alle specializzazioni nella caccia, nella pastorizia, nella guardiania o perfino nella guerra, ma anche altre importanti differenziazioni, come ad esempio nella taglia, nella tipologia di pelo, nella stazza, oppure in diversi particolari, quali orecchie o musi più o meno allungati, muscoli o massa grassa più o meno abbondanti, o articolazioni più adatte al galoppo piuttosto che al trotto. Insomma tutte quelle incredibili differenze che rendono i cani non solo diversi dai lupi ma ancor più tra di loro sono il frutto di millenni, o forse decine di migliaia di anni, di coevoluzione.

In tutto questo tempo le nostre specie hanno vissuto sempre a stretto contatto e l’essere umano ha ricoperto un ruolo importante nell’influenzare la riproduzione dei cani, portando così a degli importanti cambiamenti tanto morfologici quanto comportamentali. Tali differenze sono documentate già da alcuni secoli prima della nascita di Cristo, come ad esempio per i molossi impiegati in guerra dagli antichi romani, i piccoli cani dei quali vi abbiamo parlato nel nostro documentario su Pompei, o i levrieri che, arrivati in Italia coi fenici si pensa diedero origine ai cani da pastore dell’arco alpino, progenitori di pastori bergamaschi e pastori della Brie.

E tuttavia, sebbene l’influenza umana è da considerarsi fondamentale in questo processo è anche vero che le cose non si sono svolte sempre come ci piacerebbe immaginare: ovvero nel segno di un amore incondizionato, del rispetto e dell’amicizia.

I fattori che hanno influito sulla selezione delle razze

Dobbiamo considerare che una grandissima importanza hanno rivestito anche fattori geografici, climatici e, in generale, dell’ambiente. Tali fattori hanno infatti non soltanto influito sulle caratteristiche fisiche dei cani (portando a differenziazioni che potrebbero essere paragonabili a quelle delle diverse etnie umane nei diversi continenti, o a quelle riscontrabili in altre specie selvatiche), ma anche sulle diverse attività di collaborazione con l’uomo: per esempio in attività di caccia verso prede differenti o in contesti naturali tra i più diversificati (dai deserti ai boschi, dalle pianure alle montagne), oppure nei modi diversi di praticare la pastorizia.

Tutti questi fattori hanno portato a far sì che in ogni luogo si sviluppassero popolazioni di cani perfettamente adattate e dalle caratteristiche perfettamente funzionali alle attività che erano chiamati a svolgere. Non è affatto un caso che in quasi tutti i nomi delle razze sia specificata la provenienza geografica e questa sta ad indicare che i soggetti ad esse appartenenti erano specializzati in un tipo di attività praticata nel loro luogo di origine (la caccia in luoghi acquatici per retriever o spaniel, quella da seguita per i segugi, oppure il pascolo di ovini piuttosto che bovini, o ancora la guardiania invece che la conduzione delle mandrie o delle greggi…).

Il ruolo dell'uomo nella selezione delle razze canine

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Per ciò che riguarda invece il ruolo diretto degli esseri umani nella selezione quel che va considerato è che buona parte del lavoro non era tanto, così come oggi, nella scelta dei riproduttori. Specialmente in periodi da noi più lontani dobbiamo infatti pensare che non vi fosse un rigido controllo degli accoppiamenti. Ciò è sicuramente vero per i cani da pastore che vivevano costantemente a contatto con greggi e mandrie e che, durante le transumanze, erano anche soggetti a incontri con altri gruppi provenienti da altre aree. Ma lo stesso potrebbe valere anche per i cani che seguivano gli umani nelle battute di caccia.

Quale dunque potrebbe essere stato il ruolo dell’uomo? Purtroppo meno romantico di ciò che si potrebbe supporre. Tutto infatti lascerebbe pensare che uno dei nostri "compiti" principali fosse quello di “controllo delle nascite”. In pratica la gran parte dell’opera di selezione delle razze potrebbe essere avvenuta semplicemente attraverso la soppressione degli individui non adatti prima che questi arrivassero a riprodursi, lasciando invece in vita quelli in grado di adattarsi ad una convivenza armoniosa e di svolgere lavori utili. Dobbiamo infatti considerare che le attività svolte in collaborazione tra umani e cani erano vitali per la sopravvivenza e se un individuo si rivelava pericoloso (ad esempio attaccando i capi di bestiame) il suo destino era inesorabilmente segnato.

Un ulteriore aspetto sul controllo delle nascite va poi riferito anche al controllo dei numeri. La strategia riproduttiva del cane è infatti assai diversa da quella dell’uomo. Mentre noi facciamo pochi figli e investiamo molte risorse nelle cure parentali i cani possono avere cucciolate numerose (4, 5, fino anche a 8 o più cuccioli) e più volte all’anno. Lo svezzamento avviene dopo circa 2 mesi e un soggetto può essere considerato adulto già poco dopo un anno. Da un lato questo può servire a compensare eventuali morti premature, dall’altro consente, in assenza di risorse, ai nuovi nati di allontanarsi e occupare nuovi territori. Se tuttavia vi è abbondanza di risorse non solo vi sarà maggiore sopravvivenza dei cuccioli, ma questi tenderanno anche a rimanere nel luogo natale. Ecco che allora la mano dell’uomo potrebbe essere entrata in azione selezionando fin dalla nascita quali cuccioli mantenere e quali sopprimere.

Purtroppo, benché oggi la si ritenga un’azione barbara e disumana, l’uccisione dei cuccioli è un’usanza che da sempre ha caratterizzato la nostra specie e che ancora fino a poco tempo fa (la generazione dei nostri nonni) era frequente negli ambienti rurali. Spesso era sulla base di caratteri visibili fin da cuccioli che si decideva quali tenere e quali no. Ed è così che potrebbero essere state incentivate alcune particolari caratteristiche, come ad esempio i cuccioli più grandi, o quelli più piccoli, quelli dal mantello uniforme o maculato e così via.

L'azione umana come elemento di selezione

Insomma, usando la terminologia del linguaggio etologico, possiamo dire che l’essere umano ha esercitato una potente pressione selettiva nei confronti del cane favorendo la sopravvivenza solo di quei soggetti che si rivelavano utili in qualche mansione e adatti alla convivenza (oppure che mostrassero particolari caratteri fisici). È anche per questa ragione che questa specie è oggi così ben integrata nella nostra società e raramente si dimostra pericolosa: le caratteristiche di docilità, collaboratività e socievolezza sono state premiate nel corso dei millenni da una maggiore possibilità di sopravvivenza, mentre in altri casi era l’uomo stesso a eliminare quei soggetti non adatti alla convivenza.

Anche nel caso della "creazione" delle razze, dunque, benché rappresentino oggi indiscutibilmente una grandissima ricchezza nella variegata possibilità di convivenza tra le nostre due specie, dobbiamo tenerci lontani da banali semplificazioni e soprattutto dalla tentazione di considerarci sempre come gli eroi, in grado di creare cose magnifiche e soltanto da elogiare.

La nascita delle razze ha infatti mietuto molte vittime e ci mostra anche la storia della nostra grande pressione verso la natura e verso le altre specie.

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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