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19 Gennaio 2024
16:21

Come insegnare al cane il suo nome

Insegnare al cane il suo nome è spesso un processo semplice e naturale, che non necessita di molto tempo. Ciò nonostante, vi sono alcune indicazioni che possono tronare utili per facilitare il percorso.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Insegnare al cane il suo nome potrebbe sembrare un processo difficile eppure, seppure con tempistiche diverse da soggetto a soggetto, quasi tutti iniziano subito a identificare il suono e prestarvi attenzione.

Questo apprendimento avviene nella maggior parte dei casi in maniera quasi naturale, poco dopo l'ingresso in famiglia, ma per insegnare al cane il suo nome bisogna prestare attenzione ad alcuni dettagli.

Il primo consiglio è quello di scegliere un solo nome ed utilizzare sempre lo stesso, almeno per il primo periodo, in modo che il soggetto possa riconoscerlo più rapidamente.

Il secondo, invece, è quello di non utilizzare il nome quando in realtà gli si vorrebbe dire "no", "vieni" o quando gli vengono fatte altre richieste più specifiche (come ad esempio il "seduto"). Il rischio è quello di portarlo a confondere i termini.

È vero che i cani, durante gli oltre 30 mila anni trascorsi con noi hanno sviluppato ottime abilità nel comprendere il nostro linguaggio verbale, ma ciò non significa che, istintivamente, possano sapere il significato di parole mai sentite prima. Si tratta di un processo di apprendimento che richiede qualche tempo, ma anche una quotidianità condivisa e molta coerenza da parte nostra.

I metodi per insegnare il nome al cane

Prima di tutto è indispensabile sottolineare che non vi è alcun metodo valido per tutti i cani allo stesso modo. Ogni individuo, infatti, ha una forte soggettività, data dalle sue esperienze passate, dai suoi interessi e dalla relazione che ha instaurato con il pet mate.

Ciò nonostante, vi sono alcuni consigli che risultano validi nella maggior parte dei casi.

  • Usare il nome solo quando si desidera la sua attenzione e non per qualunque altra richiesta gli si voglia fare. Spesso, infatti, il cane fatica a capire il significato proprio perché lo sente usare sia quando i suoi umani desiderano che lui li raggiunga, sia quando vogliono che interrompa un'azione, ma anche quando vogliono che un'azione venga invece compiuta. In questo modo è naturale che il cane non capisca più se "Bubù", ad esempio, voglia dire "corri", "siediti", "salta su" o semplicemente "non farlo".
  • Prestare attenzione al tono. Oltre alle singole sillabe, ciò che attira l'attenzione del nostro cane è il tono con cui lo richiamiamo. Soprattutto nella prima fase dopo l'adozione, il consiglio è quello di chiamare il cane con un tono amichevole e giocoso, in modo che si abitui ad associare questo suono a una situazione di piacevolezza.
  • Un consiglio estremamente pratico è quello di gratificare i momenti in cui vi dà attenzione se sente quel suono. Se voi dite "Bubù" e lui si gira, quindi, ditegli "bravo" e (se lo gradisce) potete fargli qualche carezza. In questo modo aumentate le possibilità che torni ad accadere anche in futuro.
  • Se volete dedicare qualche tempo a insegnargli a riconoscere il suo nome, potete scegliere un ambiente tranquillo (come ad esempio quello domestico) e, mentre non vi dà attenzione, pronunciarlo. Nel momento in cui il cane si gira verso di voi, potete proporgli un gioco, come ad esempio una ricerca olfattiva (se gli piace), oppure il lancio di un oggetto. L'attività da fare una volta ottenuta la sua attenzione può variare in base alle sue preferenze. 

Un'ultima questione riguarda invece la differenza tra il nome e il richiamo. Si tratta infatti di due elementi leggermente diversi. Insegnare il richiamo al cane è certamente importante, perché permette di liberarlo, consapevoli di poterci fidare lui e del fatto che potete comunicare anche a distanza. Per fargli la richiesta di tornare, gli si può dire ad esempio "vieni".

Il fatto che il soggetto riconosca il proprio nome, invece, vuol dire che possiamo ottenere la sua attenzione in una moltitudine di situazioni, come ad esempio quando vogliamo iniziare un gioco insieme.

Gli errori da evitare

Sebbene si tratti di un processo che avviene (nella maggior parte dei casi) con naturalità, vi sono alcuni errori da evitare per per fare in modo di ridurre i tempi.

  • Se il cane vive una relazione piacevole con le persone che pronunciano il suo nome, sarà certamente più portato a rispondere offrendo attenzione. Bisogna quindi evitare che il soggetto abbia paura della persona con cui vive, perché altrimenti farà il possibile per evitare l'interazione.
  • Evitare di utilizzare il nome per tutte le indicazioni che volete dargli. Meglio usare un termine diverso per ogni richiesta.
  • Evitare di cambiargli nome ogni giorno, almeno all'inizio.

Riguardo quest'ultimo punto, però, bisogna dire che si tratta di un aspetto che talvolta viene sopravvalutato. Se il cane, ad esempio, ha vissuto un periodo della sua vita in canile, dove veniva chiamato con un determinato nome, non sarà necessario tenere lo stesso nome anche dopo l'adozione. In un breve tempo, infatti, molto probabilmente imparerà anche questa nuova indicazione. Lo stesso vale anche per i cani che provengono da altri contesti, come ad esempio gli allevamenti.

Dopo quanto tempo il cane riconosce il suo nome?

Il fatto che i cani imparino a riconoscere il proprio nome è legato alla loro capacità di distinguere i suoni e ricondurli a qualcosa avvenuto in passato. Nel processo di apprendimento, infatti, è coinvolta anche la memorizzazione delle esperienze precedenti.

Questo percorso sarà più rapido se da parte del pet mate vi sarà coerenza nell'insegnamento. Quanto più il cane verrà chiamato sempre nello stesso modo e minore sarà il tempo necessario affinché riconduca il suono alla richiesta di attenzioni.

Tutto ciò, però dipende anche dalla personalità del soggetto, dalla sua apertura nei confronti degli umani che ha accanto e, talvolta, anche dalla sua età. I cuccioli, infatti, sebbene abbiano una capacità di concentrazione più limitata, dispongono di una grande abilità nel memorizzare ciò che gli accade intorno, soprattutto, se qualcosa gli ha dato beneficio in passato. I cani anziani, al contrario, potrebbero impiegare qualche tempo in più.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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