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15 Marzo 2021
14:49

Ecco la dura vita del “vero” cane pastore: come vive e cosa fa

C’è un cane che, letteralmente, sa di vivere per gli altri. E sa che ha la responsabilità di un’altra specie vivente di cui se ne prende cura. È il cane pastore, quello che si occupa di greggi e mandrie. Ci sono due tipi di cani che vivono con il gregge, quello "da protezione", che si occupa di proteggerlo, e quello "da accompagnamento" che lo porta fino al pascolo. Vediamo quali sono le razze di cani da pastore, quali caratteristiche hanno e come trascorrono le loro giornate.

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C’è un cane che, letteralmente, sa di vivere per gli altri. E sa che ha la responsabilità di un’altra specie vivente di cui se ne prende cura. E’ il cane da pastore, quello che si occupa di greggi e mandrie. La sua è una vita dura, come quella dell’allevatore che vive per portare bovini e pecore al pascolo. «Ci sono due tipi di cani che vivono con il gregge: quello "da protezione", che si occupa di proteggerlo, e quello "da accompagnamento" che lo porta fino al pascolo», racconta Luisa Vielmi. Lei è una delle poche "co-pastore" d’Italia. In pratica, interviene dopo la classica chiamata di un pastore che dice: «Il cane non mi funziona». Questa, che sembra essere una frase in codice, sta a significare che nell’animale c’è qualcosa che agli occhi del pastore non va: per esempio, quando il cane non sale in auto o non tiene il branco. E’ in casi come questi che il co-pastore interviene e lavora con esseri viventi e non certo con macchine che "non funzionano".

Luisa Vielmi è una naturalista e fa parte dell’associazione Difesattiva, un'organizzazione che unisce alcune imprese zootecniche che allevano pecore, alpaca, suini, vacche, che protegge il bestiame, valorizza i prodotti agricoli. Un lavoro che viene svolto in tutta Italia e che viene realizzato proprio grazie al concetto di rete: con le nuove tecnologie è più facile, anche per i pastori, restare in contatto tra loro.

Il rapporto tra cane e pastore è strettissimo. «Ovviamente parlo di quei pastori professionisti che mai abbandonano i propri cani – Sottilinea subito Vielmi – Si instaura rispetto e collaborazione tra umani e il loro cane da protezione. I pastori hanno tanto orgoglio per il loro lavoro».

Le principali razze di cani da pastore

Il top in Italia è una razza: il Pastore maremmano abruzzese, il famoso cane bianco che si trova attorno alle pecore e che è stato spesso anche immortalato da tv e cinema. E' un cane indipendente e molto sicuro. E' legato al suo umano di riferimento ed è particolarmente diffidente verso gli estranei.

Ce ne sono altri che hanno un compito analogo:

  • Il pastore dei Pirenei: conosciuto anche come Patou, particolarmente legato all'uomo con cui cerca un rapporto paritario.
  • Il Pastore del Caucaso: particolarmente coraggioso e molto protettivo con la famiglia e il territorio.
  • Il Pastore della Sila: tenace e diffidente con gli estranei quando non si trova con il suo pastore. Altrimenti, se il proprietario è con lui, ama socializzare. E' molto affettuoso.

Tra i cani pastore da conduzione, invece, ci sono:

  • Il Border collie: particolarmente attivo e super veloce. E' molto intelligente e adora correre negli spazi aperti. E' denominato "il re delle greggi".
  • Il Pastore del Lagorai: è curioso e dal buon carattere, ha una profonda resistenza fisica.
  • Il Pastore australiano: sveglio e affettuoso, selezionato per condurre con forza e coraggio le greggi. È una razza sempre più amata e diffusa ma non adatta a tutti i contesti familiari. Necessita di impegno e grandi spazi per poter esprime tutta la sua energia e i suoi bisogni.

«Un cane pastore è principalmente indipendente, territoriale e ha bisogno di spazio – dice Vielmi – Ciò non toglie che non si possa adottare, ma per esempio si può valutare l’ipotesi di fare un percorso educativo o di rivolgersi a un veterinario esperto in comportamento se ci siano delle problematiche nella relazione».

Ecco la giornata di un cane pastore che fa… il pastore davvero

«La giornata di un cane pastore inizia prestissimo e finisce tardissimo. Non c’è mai un momento di totale fermo. Si può addormentare un po’ quando è al pascolo, ma di solito non è solo e quindi fa una rotazione con i suoi colleghi – commenta Vielmi, laureata in Scienze naturali – Non c'è un numero standard di esemplari al numero dei capi che deve sorvegliare, anche se noi ne consigliamo almeno due. Appena arrivati iniziano a marcare i confini del pascolo, come a voler dire "qui ci sono io, non si toccano le mie pecore". Poi ce n’è uno che va in perlustrazione e un altro che va vicino al gregge».

Le minacce naturali al gregge sono diverse. Nel Centro-Sud Italia al primo posto c’è il lupo. Al Nord, invece, ci sono anche gli orsi o gli sciacalli dorati. Ogni pecora ha un suo comportamento. «Non sono affatto stupide come si pensa – aggiunge la naturalista – Ogni razza ha la sua peculiarità. In caso di pericolo, per esempio, la pecora sarda si riunisce come se fosse un’unica pecora. Quella francese, invece, fa un po’ come la capra: quando è al pascolo tende a isolarsi». Quindi, se la pecora non è stupida, se si mette vicino al cancello quando ha finito di brucare ed è pronta per tornare a casa, perché deve avere bisogno di un cane pastore? «Davanti a un predatore non saprebbe cosa fare – continua Vielmi – Una vacca invece sì, perché può succedere che anche i bovini possano essere predati”.

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