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15 Luglio 2022
15:07

Annullata dimostrazione di coursing all’ippodromo di Varese. «Testimoni di un processo di trasformazione culturale»

Annullata la dimostrazione di coursing a causa della reazione della cittadinanza. Per comprendere i motivi di questa indignazione, ne abbiamo parlato con il professor Simone Pollo, esperto di filosofia morale e bioetica.

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Sabato 16 luglio, nel corso di una manifestazione dedicata ai cavalli, all'interno dell'Ippodromo Le Bettole di Varese, era programmata una dimostrazione della disciplina del coursing, uno sport in cui i Levrieri sono chiamati ad inseguire una finta preda, detta "zimbello", mossa da un filo. La corsa, prevista durante una pausa delle competizioni di galoppo, aveva l'obiettivo di pubblicizzare un evento futuro, dedicato unicamente ai cani, in programma sempre a Varese nel prossimo mese di novembre.

In seguito alla pubblicazione della notizia, però, i gestori della struttura hanno dovuto fare i conti con l'opinione pubblica e con i numerosi utenti di Facebook iscritti alla pagina dell'ippodromo che si sono schierati contro questa decisione, commentando il post in cui veniva pubblicizzata la presenza dei Levrieri durante la serata di gare dedicate ai cavalli.

Nelle ore successive, la notizia in questione è stata rimossa dalla pagina e, al suo posto, i responsabili dell'evento hanno pubblicato un comunicato stampa in cui viene annunciato l'annullamento della dimostrazione. «La proprietà e l'Ippodromo tutto ci tengono a ribadire il proprio sostegno e la propria vicinanza alla salute e alla cura degli animali, che si tratti di cavalli, cani o altre specie. E che in nessun modo le attività previste andavano a contraddire questa ferma posizione – si legge nel documento – Tuttavia, poiché l'attività di rilancio dell'Ippodromo di Varese e delle attività collegate è pensata primariamente per il coinvolgimento e la soddisfazione della cittadinanza, l'annullamento della dimostrazione in questione è un segno di apertura e disponibilità verso i cittadini tutti, perché possano sentirsi parte di questo progetto e portare un contributo costruttivo e di crescita».

«Siamo all'interno di un processo di trasformazione culturale»

L'ippodromo fa quindi intendere che le dimostrazioni di coursing vengono annullate perché la cittadinanza si è detta contraria a questo tipo di eventi. Inevitabile, però, domandarsi quali siano le differenze che portano a chiedere la sospensione delle corse di Levrieri, mentre gli eventi che riguardano i cavalli catturano meno attenzione da parte dell'opinione pubblica.

Quali sono i fattori che ci portano a percepire in maniera diversa queste discipline sportive? Lo abbiamo chiesto al Professor Simone Pollo, docente di bioetica e filosofia morale dell'Università La Sapienza di Roma: «Noi umani tendiamo a vivere ogni relazione con le altre specie in maniera diversa, basti pensare all'uso alimentare che facciamo di maiali e polli, rispetto al rapporto familiare che, invece, strutturiamo con i cani – spiega l'esperto – Facciamo bene a ragionare sulla parzialità e sull'incoerenza di questi elementi, dati anche da condizionamenti culturali e dalla fisiologica maggiore empatia verso le specie con cui viviamo maggiore prossimità. Non dobbiamo però nascondere che, nonostante l'incoerenza di fondo, in questo momento storico siamo testimoni di un processo di trasformazione culturale che vede, anche attraverso queste dimostrazioni, aumentare gradualmente la nostra sensibilità».

Secondo Simone Pollo, quindi, ciò che stiamo vedendo accadere a Varese, sebbene riguardi principalmente i cani e non metta in discussione le discipline che riguardano i cavalli, è parte di un processo profondo e complesso: «Chi reagisce, a mio parere giustamente, in maniera indignata agli eventi in cui gli animali sono gli oggetti del divertimento, probabilmente continua comunque ad avere sulla propria tavola maiali, vitelli e polli, operando quindi scelte "solo" parziali di cambiamento – spiega – Ciò non significa, però, che questo comportamento vada vissuto come un'ipocrisia. Piuttosto, è bene prendere atto del fatto che ci troviamo in un percorso di trasformazione graduale che, come è normale che sia, può essere vulnerabile alle incoerenze e ai difetti. Il fatto stesso che ci salti all'occhio la problematicità riguardante uno di questi eventi è, di fatto, un avanzamento morale».

Il coursing e il racing in Italia e nel mondo

Le corse di Levrieri stanno attraversando un periodo complesso in Italia, ma per comprenderne le motivazioni bisogna fare un passo indietro nella storia di queste discipline: il racing e il coursing. Mentre la prima prevede la corsa all'interno di una pista ovale, come quella in costruzione nonostante le polemiche a Maserada sul Piave, quando si parla invece di coursing, si fa riferimento ad un'attività nata nell'Ottocento, che generalmente viene svolta in ambienti esterni.

In Italia, però, nessuna delle due discipline ha mai ricevuto grande attenzione e, infatti, non fanno parte della nostra tradizione come invece accade in paesi come l'Irlanda, il Messico, l'Australia o l'Inghilterra. Tuttavia, negli ultimi anni il settore delle corse di Levrieri sta vivendo un forte declino più o meno ovunque, dato sia dall'aumento della sensibilità da parte dell'opinione pubblica, sia dalle leggi sempre più restrittive che bandiscono queste discipline, come sta accadendo ad esempio in numerosi stati degli USA e in alcune Comunità autonome della Spagna, come la Catalogna.

«Le due discipline non vanno confuse, ma hanno un elemento in comune: sono entrambi sport sviluppati per il divertimento umano – spiega Michele Pezone, responsabile nazionale Diritti degli animali della Lndc Animal Protection, che poche settimane fa ha consegnato al Tar il ricorso firmato da numerose associazioni animaliste per chiedere di bloccare i lavori della pista di Maserada sul Piave – La domanda che dobbiamo farci, però, è più ampia della semplice questione legale e riguarda anche la politica e l'etica: in un mondo che sta via via annullando le corse di Levrieri, infatti, non ha senso abbassare l'asticella della sensibilità e della tutela degli animali e remare contro il cambiamento che, ormai, è concreto ed effettivo».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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