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22 Febbraio 2022
18:31

“Amore bestiale”: il day after l’inchiesta di Presa diretta tra chi è pro e chi è contro

Dopo l'inchiesta di Presa diretta "Amore bestiale", si è acceso un forte dibattito tra chi stigmatizza la narrazione decisa dalla redazione e chi sottolinea che era ora che si parlasse di relazione tra uomini e cani. Ma forse è tra questi due estremi che bisogna cercare una via di mezzo.

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«Puntata piena di spunti, finalmente sul servizio pubblico si parla di cani presentando tematiche che non vengono mai trattate». «Avete sbagliato tutto! quanta superficialità nell'estremizzare il rapporto con i cani!».

Da che parte siete? Proprio voi, lettori di Kodami che avete cliccato sul titolo di quest'articolo e avete visto la puntata di Presa diretta intitolata "Amore bestiale", cosa ne pensate? Sui Social network sta accadendo in queste ore proprio quello che i due commenti sopra riportati rappresentano: una estremizzazione delle posizioni tra lo stigmatizzare la narrazione decisa dalla redazione o il sottolineare, appunto, che era ora che si parlasse di relazione tra uomini e cani così come (anche) viene vissuta nell'anno del Signore 2022.

Ma è tra questi due estremi, pensiamo qui in redazione, che bisogna però cercare una via di mezzo per capire come se ne è parlato e quali e quanti (troppi?) temi si sono trattati. Abbiamo intervistato il principale oppositore del taglio giornalistico che Riccardo Iacona e la sua redazione hanno deciso di dare alle notizie che hanno trattato. Non è uno dei "tanti" ma una delle personalità più importanti nello scenario internazionale in tema di etologia del cane. Il professore Roberto Marchesini, filosofo e fondatore dell'approccio cognitivo zooantropologico, ha chiaramente espresso sulle nostre pagine che nessun aspetto toccato da "Presa diretta" è stato fatto con l'approfondimento e il linguaggio per lui adatto per parlare di relazione tra cani e umani.

Andando per punti, i temi toccati sono davvero molti e presi come "indice" tutti davvero rilevanti: l'estremizzazione del rapporto con il cane nella società moderna, la selezione delle razze che è arrivata a produrre individui che soffrono di patologie genetiche invalidanti, il commercio di cuccioli dall'est Europa a basso prezzo dovuto all'enorme richiesta di persone che non hanno alcuna idea né si pongono il problema di sapere quanta sofferenza e sfruttamento c'è dietro, la pet therapy  (IAA) vista in funzione del benessere umano per poi ritornare sull'aspetto relazionale e indagare il lutto quando un cane viene a mancare. Per poi chiudere con un accenno alla situazione dei canili in Italia e un invito all'adozione.

Ora, messi così uno dopo l'altro e senza nulla aggiungere sul come si è scelto di trattare questi temi, è difficile non essere d'accordo con il fatto che sono tutti argomenti importantissimi, rilevanti e fondamentali da veicolare attraverso il "main stream" per eccellenza: sua signora la Tv e addirittura su una rete del servizio pubblico. E da questa considerazione non ci sentiamo, qui in redazione, di allontanarci sebbene condividiamo l'opinione di chi poi critica le modalità attraverso le quali gli autori hanno deciso di trattare alcuni passaggi.

La relazione con il cane, in particolare, è l'aspetto che riteniamo sia stato mostrato con una scelta poco aderente alle varie forme – sane – in cui oggi per fortuna si manifesta nella realtà, direzionando l'attenzione solo sulla totale estremizzazione che alcune persone mettono in atto.

Un blocco molto lungo, proprio in apertura, ha puntato sugli aspetti più malati dell'antropomorfizzazione che vengono messi in opera nel rendere il cane un oggetto su cui riversare le proprie mancanze, proiezioni e aspettative. E ne esce male anche la cinofilia per come si è deciso di mostrarla: luoghi in cui il cane va "alla Spa", asili in cui l'animale viene portato da ridenti compagni umani che ne parlano come se si trattasse di un figlio e in cui, invece, chi ha davvero conoscenza dell'etologia del cane non può che storcere il naso mentre vede le immagini e ascolta le interviste.

I cani sono stati mostrati come oggetti per mostrare in realtà comportamenti umani che nessuno nega che ci siano ma dei quali, come scrivevamo, di certo non è pieno il mondo di coloro che condividono la vita con un cane. Dalla trasmissione così  sembra quasi che questo sia l'unico specchio della realtà, come se non esistesse una sempre maggiore consapevolezza del benessere del cane in quanto tale, in quanto altro da noi e, per giunta, senza ricordare che proprio dall'Italia è partito e si è diffuso sempre di più un modo di vivere con i cani fatto di rispetto e reciprocità in base appunto al riconoscere l'animale come altro da sé.

Nella trappola dell'insistere su questa continua trasposizione del cane come figlio, "Presa diretta" è caduta – o meglio ha fatto cadere chi guardava – anche alla fine della puntata, quando affrontando l'argomento del lutto ha mostrato cimiteri in cui le persone piangono sulle tombe dei cani incessantemente o chi si è addirittura rivolto alla tassidermia per mummificare il proprio compagno canino e «averlo accanto per sempre». Una deriva che esiste, ripetiamo, ma della quale si teme che un pubblico mainstream possa solo interpretarne appunto la follia e non concentrarsi sui tanti aspetti scientifici che pure sono stati trattati nel corso della puntata.

Il paragone scientifico fisso, però, è stato quello di far passare il messaggio che un cane è «come un bambino di due anni», utilizzando le parole del professore universitario ungherese Ádám Miklósi, direttore del "Family Dog Project" in Ungheria, che è stato intervistato e ha detto cose importanti e interessanti ma che veicolate in quel modo sono risultate semplicistiche e poco efficaci nel trasmettere alle persone maggiore consapevolezza sulle capacità cognitive dei cani. Allo stesso tempo, però, Iacona ha mostrato e spiegato test scientifici a cui i cani sono stati sottoposti negli ultimi anni, ovvero ha cercato di far emergere anche la soggettività di individui che riescono a riconoscere, ad esempio, lingue differenti e parole differenti,  riportando lo studio fatto nella stessa università in cui lavora Miklósi (Eötvös Loránd University).

Sul traffico di cuccioli dall'est e anche su come sia stata trattata la deriva delle razze brachicefale abbiamo poche critiche da fare: entrambi i temi sono stati presentati in maniera forte, netta e mostrando chiaramente quello che si fa a questi animali. Andare a infiltrarsi nel commercio clandestino in Ungheria e mostrare immagini evidenti dello sfruttamento che avviene a fini commerciali è un ottimo esempio di giornalismo. Sul perché si continui a permettere il maltrattamento genetico, poi, si è spinto sia sulla nostra necessità nel ricercare caratteristiche infantili per appagare la nostra motivazione accuditiva (tipica della nostra specie) che sull'influenza enorme sulla scelta di questi animali a causa del fatto che li hanno in casa vip e personaggi a vario titolo famosi.

Le polemiche se rimangono sterili, in conclusione, pensiamo che non servano a nulla. Si cresce nel dibattito costruttivo e questa puntata di "Presa diretta" sta generando un seguito di osservazioni come quelle che abbiamo riportato qui. Marshall McLuhan diceva che "il mezzo è il messaggio" e in questo assunto ci sembra si possa ritrovare la potenza di quanto accaduto su Rai3 l'altra sera, ritornando dunque ad invitare tutti a confronti che siano utili per un solo, unico motivo che ci pare importante. Ci auguriamo semplicemente che tutto questo discutere, tra chi è pro e chi è contro la puntare di Presa diretta, non abbia altro fine che mettere al centro della discussione il vero e unico soggetto di tutta questa storia: il cane. E conoscerlo in quanto tale, non "fidandosi" di nessun altro che del proprio interesse e desiderio di porsi in ascolto e incontrarlo davvero.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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