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In gabbia ci siamo noi, ancora prima di loro. Ma sono loro poi che davvero ci finiscono, una volta abbandonati come cose che non servono più. Le nostre gabbie, infatti e a differenza di quelle in cui teniamo sotto chiave migliaia di cani in tutto il Belpaese, sono mentali e emotive ma non fanno del male solo a noi stessi ma anche a chi ci è vicino, umano o meno che sia. Sono le gabbie in cui abbiamo racchiuso l'essenza della nostra umanità dietro sbarre di indifferenza e dolore che continuiamo a procurare a altri esseri viventi. Del resto la mancanza di empatia e sensibilità – qualcuno potrebbe subito obiettare – la pratichiamo nei riguardi delle persone come noi, figuriamoci con quanta leggerezza la trasferiamo su soggetti che non si ribellano nemmeno alle nostre violenze.
Ma è ora che si guardi proprio dentro quelle gabbie umane per smascherare i veri colpevoli, aprire la mente a tutti e non consentire più che vi sia questa assuefazione al "tanto è normale che accada". Solo così possiamo francamente capire perché all'alba del Terzo Millennio ancora siamo a parlare della piaga dell'abbandono estivo: identificando, davvero, in capo a chi è la responsabilità di una situazione che non si può continuare a denunciare facendo finta che "basta parlarne" per debellarla.
Anni e anni di campagne di sensibilizzazione non hanno spostato di molto i dati dell'abbandono e il motivo principale, dal nostro punto di vista, è che i primi responsabili di ciò non solo quelli che mettono in atto la violenza della separazione coatta ma chi sopra di loro dovrebbe investire soldi non nel costruire nuove prigioni a vita per gli animali ma per fare prevenzione attraverso messaggi a tambur battente che non durino una stagione ma che appaiano ogni santo giorno sui media nazionali e locali.
L'abbandono non è una questione solo estiva e noi l'abbiamo spiegato più volte: nasce sotto Natale tipicamente, quando i cuccioli sono peluche da regalare, e ha radici profonde nel commercio degli animali come oggetti, nella compravendita online e nei negozi e anche nella inconsapevolezza di chi pure si reca in canile o adotta sui social senza riflettere per avere un cane di pochi mesi che ad agosto sarà l'adolescente da mollare da qualche parte.
Ma fin quando si continueranno a lanciare campagne che mirano genericamente a sensibilizzare chi compie questa orribile azione – individui che se lo fanno evidentemente non hanno alcuno scrupolo – non finiremo mai di parlarne e di aggiungere solo parole su parole che di certo non vanno a toccare chi di amore, cura e rispetto, appunto, non sa nulla.
Campagne poi che vengono fatte con pochissima cura, giusto qualche spot che manco passa più in tv e appena si intravede sui social e che arrivano poi nel pieno dell'estate, a "giochi già fatti" per lo più, come dimostra l'ultima del 2022 del Ministero del Salute, online il 18 luglio l'anno scorso.
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Queste persone vanno colpite in un altro modo, con azioni concrete ed efficaci che sono appannaggio di chi, appunto, ha davvero la responsabilità del ricordare i propri doveri agli esseri umani e di difendere i diritti degli altri animali: lo Stato e le sue emanazioni locali, Regioni e Comuni.
Ben vengano allora gli inasprimenti delle pene per i reati contro gli animali che recentemente sono stati proposti in Commissione Giustizia a firma di politici con estrazione differente come Michela Vittoria Brambilla (Gruppo Misto), Walter Rizzetto (Fratelli d'Italia) e Devis Dori (Europa Verde) ma punire non è l'unico mezzo. Reprimere non vuol dire creare cultura e uno dei passaggi più importanti, a nostro vedere, è invece quello in cui si chiede la modifica del titolo IX-bis del secondo libro del Codice penale, sostituendo l'attuale formulazione "Dei delitti contro il sentimento per gli animali" con "Dei delitti contro gli animali". Ma qualcuno lo sa che così è ancora scritto e che finalmente si chiede di cambiare? Noi pensiamo di no, perché basta fare una rapida rassegna stampa su Google e a parte Kodami sono pochissimi i media che ne hanno parlato.
Ancora una volta, dunque, siamo qui sul nostro magazine e su tutti i nostri account social (YouTube, Instagram, TikTok e Facebook) a lanciare per il terzo anno di seguito "Vacanza bestiale", la campagna di divulgazione e consapevolezza sulla piaga dell'abbandono di Kodami e abbiamo bisogno di voi tutti perché anche le nostre non siano solo parole.
C'è un solo messaggio da mandare in quest'altra "Vacanza bestiale" e bisogna farlo a gran voce rivolgendoci non all'ennesimo essere umano che non ci ascolterà e che in questo esatto momento, magari, sta legando un cane a un palo ripreso dalla solita video camera che lo renderà il simbolo dell'ennesima estate di abbandoni. La nostra indignazione non deve rimanere lettera morta nel fiume di commenti sul Web: deve arrivare sui tavoli dei nostri amministratori locali e fino agli scranni del Parlamento. Fate girare i nostri contenuti: anche solo il video della nostra redattrice Maria Neve Iervolino qui a seguire in cui la nostra redattrice fa una panoramica seria e chiara (qui trovate i dettagli nell'articolo dedicato) di ciò che è stato e di ciò che è ancora e che non può essere più accettato.
La nostra Vacanza bestiale, ancora una volta, è però da intendere in due accezioni, positiva e negativa. A voi tutti che avete invece già consapevolezza della importanza di iniziare una relazione sana e consapevole con un animale, infatti, vogliamo fare un altro appello perché ormai siamo davvero e per fortuna in tanti a leggere Kodami ogni giorno e siamo una grande forza se ci uniamo per lanciare un messaggio di grande amore e rispetto a nostra volta.
Voi tutti, amici di Kodami, siete la rappresentazione di come anche solo una parola, cambiando giusto un accento, possa avere un significato completamente diverso: raccontiamo insieme al mondo intero che da abbandonati si può passare ad abbandònati: alla relazione, alla cura, all'amore e al rispetto.
Aiutiamoci, semplicemente, a far capire quanto vivere con un cane o un gatto sia una delle esperienze più belle che la vita ci possa concedere.