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16 Marzo 2022
12:15

Sette scatti dalla Seconda Guerra Mondiale mostrano le persone in fuga con i loro animali

Il 24 febbraio scorso la Russia ha invaso l'Ucraina. La guerra dura ormai da tre settimane e le immagini che ci arrivano mostrano anche profughi in fuga con i loro animali. Eppure basta scavare nell'ultima Guerra Mondiale per scoprire che non è la prima volta che accade che donne e uomini abbandonino le loro cose ma non di certo gli esseri senzienti.

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Sotto le bombe, tra le macerie, mentre di nuovo si scappa da una guerra. La Russia ha invaso l'Ucraina e, come ben sappiamo, non è una notizia che arriva dal Secolo scorso ma che sta accadendo nel cuore del Terzo millennio. Ancora nel Vecchio Continente, nell'anno 2021 dopo Cristo, l'uomo non riesce a fermare la tragica sete di conflitto nei confronti dei suoi simili. Se la guerra fosse una malattia sarebbe simile alla rabbia: una patologia che porta a uccidere l'altro con un morso e condanna chi l'ha contratta, in un dolore che nemmeno un sorso d'acqua può alleviare.

In mezzo all'orrore, nella cronaca quotidiana anche i media generalisti si sono sempre di più concentrati su immagini in cui i profughi ucraini portano con sé i loro animali. Una narrazione spesso esasperata nei toni, il cui racconto sottintende sempre una "meraviglia" nel fatto che chi sta provando a mettersi in salvo non abbia lasciato indietro cani e gatti di famiglia. E, allo stesso tempo, questo modo di raccontare la fuga insieme agli animali viene anche potenziata sui social dalle persone di tutto il mondo che condividono scatti che colpiscono al cuore, spesso accompagnati con paragoni azzardati rivolti a chi pratica l'abbandono: come se chi lo mette in atto, poi, abbia davvero la sensibilità di poter capire che un animale non è un oggetto perché vede altri che rischiano la propria vita a discapito della salvezza dell'intero nucleo familiare di cui fanno parte anche i quattro zampe.

La verità, al di là degli slogan e dell'esasperazione delle emozioni in momenti così drammatici, è che la relazione tra chi davvero ama e rispetta un cane o un gatto non cambia sotto le bombe o a causa di una guerra. E non è certo una novità di questa guerra che ci sia un esodo in cui il legame non viene spezzato dalla distruzione: ciò che gli scatti dall'Ucraina mostrano è radicato da tempo nella cultura di quegli umani che sanno benissimo chi sono i loro compagni di vita e che ruolo hanno all'interno delle loro famiglie.

Così, se oggi ci sorprendiamo per le immagini che arrivano dall'Ucraina ancora di più dovremmo meravigliarci per quelle che arrivano dal passato, in un'epoca in cui di benessere animale e di relazione con i domestici di certo non se ne parlava come si fa oggi e di certo questi temi non erano importanti nel dibattito pubblico o posti così tanto sotto i riflettori dai media.

Eppure basta scavare nell'ultima Guerra Mondiale per scoprire che non è la prima volta che accade che donne e uomini abbandonino le loro cose ma non di certo gli esseri senzienti con cui condividono la loro vita e che anche all'epoca i fotografi erano attenti a rivolgere l'obiettivo su chi, oggi come ieri, era simbolo di un legame unico e indissolubile che nemmeno le bombe possono spezzare. 

  1. Il 24 settembre del 1940 un bambino viene immortalato in questo scatto: è un piccolo profugo in attesa di essere evacuato insieme al suo cane. Non si sa dove sia stata scattata la foto ma è la prima della nostra lista in cui si racchiude l'essenza del concetto di "famiglia" a prescindere da chi ne faccia parte, umano o non. 
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24 settembre 1940: un piccolo rifugiato e il suo cane in attesa dell’evacuazione

2. In questi giorni di guerra in Ucraina abbiamo visto diversi scatti di persone che hanno cercato riparo nelle metropolitane e negli scantinati delle città insieme ai loro animali. Nella foto a seguire, scattata nel gennaio del 1945, una famiglia belga dorme in un rifugio sotterraneo a Marcourt, in attesa della liberazione che avverrà da parte della 75esima Divisione degli Stati Uniti. 

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Marcourt, famiglia dorme in un rifugio sotterraneo con il proprio cane. Gennaio 1945

3. In tanti oggi cercano di attraversare il confine tra Ucraina e Romania a bordo di imbarcazioni per raggiungere la dogana fluviale di Isaccea, come ha raccontato a Kodami Sara Turetta, fondatrice di Save The Dogs, che è sul posto per portare aiuti alle persone con animali al seguito. Nel 1944 uno scatto ricorda una situazione simile durante la Seconda Guerra Mondiale. Il luogo è il canale di Calais, in Francia, e si vedono persone che vengono evacuate durante un "cessate il fuoco" accettato dai tedeschi proprio per favorire i corridoi umanitari per spostare i civili. In fila, proprio davanti a tutti, c'è un bambino con in braccio il suo cane. 

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Calais, 1944, evacuazione di civili durante un "cessate il fuoco"

4. Salto nel tempo, quattro anni prima rispetto alla foto precedente. La Seconda Guerra Mondiale è agli inizi, è l'ottobre del 1940 e non si sa dove sia stata scattata questa foto ma si vedono due volontarie della "National Air Raid Precaution Animals Committee" che soccorrono un cane. La "NARPAC" nacque in Gran Bretagna prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale proprio per fornire informazioni al grande pubblico sulla protezione degli animali durante i raid aerei, sia per gli animali da compagnia che per gli animali da fattoria e da lavoro. Il comitato, presieduto da Harold Edward Dale CB, aveva rappresentanti di vari enti di beneficenza per gli animali all'epoca già molto importanti come il People's Dispensary for Sick Animals (PDSA) e la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA). La decisione di creare un gruppo di intervento dedicato proprio agli animali fu governativa e messa in opera proprio dal "Dipartimento per le precauzioni contro i raid aerei" del Ministero dell'Interno.

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Due operatrici della britannica National Air Raid Precautions Animals Committee – NARPAC. Foto scattata nel 1940

5. Ancora più indietro nel tempo, ecco cosa accadeva al fronte durante la Guerra Civile Spagnola. Abbiamo visto nelle cronache recenti diversi scatti di soldati con cani e gatti nelle strade distrutte delle città ucraine o quel video così intenso del soldato ucraino e la cinciallegra. Ieri come oggi, militari e animali hanno un rapporto intenso durante le guerre: è il 21 dicembre del 1937 il giorno in cui viene scattata la foto a seguire e al fronte un soldato tiene in braccio un cucciolo meticcio. Questo scatto racchiude anche un cameo involontario: di spalle, sulla destra della foto, è stato immortalato Ernest Hemingway. Lo scrittore è sul posto per parlare con i soldati repubblicani prima che partano per una missione di combattimento sul fronte di Aragona dove si sta svolgendo la battaglia di Teruel. 

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6. Torniamo nel 1940. E' il 6 agosto e in questo caso sappiamo anche il nome delle due donne che vengono catturate per sempre dall'occhio della macchina fotografica. Sono "la signora Fagg" e "la signorina Horsley" che lasciano le loro case distrutte dai bombardamenti nazisti a Dover and Folkestone nel Kent. Con loro portano il cane e i canarini con cui vivevano. 

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Due donne costrette all’evacuazione nel Kent lasciano le loro abitazioni insieme al cane e alle gabbie con gli uccelli

7. La Seconda Guerra Mondiale sta per finire. Lascia dietro di sé quasi 70 milioni di morti in tutto il mondo tra civili e militari. Chi è sopravvissuto può finalmente tornare a casa o, meglio, lì dove la propria abitazione con alta probabilità non ci sarà più. Ma il ritorno, come la fuga, è ancora una volta condiviso con tutti i membri della famiglia che sono scampati alla morte: animali compresi. Come dimostra quest'ultimo scatto del 14 aprile 1945 in cui si vede un gruppo di profughi belgi pronti a rientrare a Ostend e Brussels. In primo piano, davanti a tutti, c'è quel piccolo cane nero, suo malgrado simbolo ancora oggi di una storia di relazione tra uomini e animali che affonda le sue radici in una condivisione unica e senza tempo.

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Gruppo di profughi belgi alla fine della Seconda Guerra Mondiale
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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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