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17 Marzo 2022
9:55

Rocco, il cane sordo che ha imparato a comprendere la lingua dei segni

Rocco è arrivato al rifugio sottopeso e afflitto da un'infezione che gli ha causato una sordità completa. Sally, la sua educatrice, ha creato insieme a lui una comunicazione che non ha bisogno di parole o suoni.

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Rocco è uno Staffordshire Bull Terrier che a causa di un'infiammazione del canale uditivo è rimasto completamente sordo.

La sua storia è legata a doppio filo con Sally Humphries, l'educatrice cinofila del Llys Nini Animal Centre, un rifugio per animali domestici a pochi chilometri da Swansea, nel Sud del Galles, grazie alla quale oggi ha trovato una famiglia che lo comprende e lo rispetta.

Subito dopo la visita veterinaria che ne ha accertato la completa sordità, Sally ha deciso infatti di insegnargli i gesti più classici della comunicazione non verbale degli umani. Solo così, secondo lei, avrebbe potuto comprenderci.

«Quando si è allontanato da me insieme alla sua nuova famiglia, ho realizzato che grazie a questa avventura eravamo cresciuti entrambi – ha raccontato a Kodami l'educatrice – In quel lasso di tempo, Rocco aveva insegnato a me più di quanto avrei mai potuto insegnargli io».

«Era sotto peso, soffriva ma non ha mai smesso di mettersi in gioco»

Tutto ebbe inizio quando la RSPCA, un ente britannico che si occupa di benessere animale da oltre cento anni, portò Rocco al rifugio in cui lavora Sally.

«Arrivò da noi a Febbraio del 2020, proprio durante il periodo delle chiusure causate dal Covid. I suoi umani erano morti entrambi nel giro di pochi giorni e non era rimasta alcuna alternativa per lui se non quella di venire trasferito nel nostro rifugio».

Le sue condizioni di salute però, erano terribili e i veterinari che lo visitarono se ne accorsero subito. Rocco era fortemente sotto peso, aveva la pelle secca e cosparsa di gravi dermatiti dolorose. Non gradiva il contatto, soprattutto intorno alle orecchie: «Abbiamo notato subito che aveva anche una forte infezione – racconta Humphries – Purtroppo era troppo tardi per curarla e i veterinari ci dissero che non c'era speranza per il suo udito».

Sally iniziò subito a prendersi cura di lui e le bastò poco tempo per capire quanto fosse utile, in questo caso, sfruttare la comunicazione non verbale: «Il primo tentativo fu quello di insegnargli che quando noi umani mettiamo il pollice in su con la mano chiusa, significa "Ok, ben fatto!" e lui lo imparò immediatamente».

Ogni giorno, l'educatrice cinofila faceva in modo di aggiungere indizi comunicativi che Rocco potesse interpretare per imparare a intuire ciò che i suoi futuri umani gli avrebbero detto. E così, dopo il pollice in alto, Sally assegnò un gesto della mano o del corpo per ogni richiesta e Rocco oggi, sa quindi interpretare quando gli viene chiesto di fermarsi oppure di cambiare direzione insieme all'umano con cui sta passeggiando.

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La comunicazione non verbale è importante per tutti i cani

A prima vista potrebbe sembrare un'idea rivoluzionaria, in realtà però, è noto da tempo che i cani sanno comprendere le nostre intenzioni proprio leggendo la comunicazione non verbale degli umani con cui convivono. «Sono abituati ad osservarci e proprio così imparano ad anticiparci meglio di chiunque altro – spiega l'educatrice – Con Rocco abbiamo fatto in modo di accentuare questa sua abitudine, in modo da rendere completamente inutile l'ausilio della parola».

E se questo percorso ha fatto in modo di restituire a Rocco la vita al di fuori del rifugio, Sally racconta le difficoltà dei primi giorni, quando faticava ad entrare nell'universo silenzioso di chi non dispone dell'udito. «Il mondo della comunicazione umana è fatto di un'infinità di suoni che non ci accorgiamo nemmeno di sentire o di produrre, quindi è molto complesso privarsi improvvisamente della parola – afferma l'educatrice – Per abituarmi alle nuove strategie di comunicazione ho dovuto rielaborare completamente le mie abitudini».

Con il passare del tempo poi, Rocco è diventato per lei un compagno di giornate e l'impegno quotidiano per insegnargli i gesti di assenso e dissenso che utilizziamo noi umani è diventata una sfida condivisa. «Mi ha dimostrato di essere un cane davvero speciale – racconta – ha un temperamento molto equilibrato, si diverte ad imparare cose nuove e adora la compagnia delle persone».

Pazienza, empatia e costanza sono gli strumenti del mestiere

Sally e Rocco avevano un patto: prima di iniziare ogni interazione, si scambiavano uno sguardo.

«Inizialmente lo premiavo ogni volta che mi guardava negli occhi – spiega l'educatrice – Così ha imparato rapidamente l'importanza del dialogo con le persone e, forse, si è sentito anche meno solo e più compreso, perché improvvisamente aveva uno strumento a disposizione per chiedere il dialogo con noi».

L'educatrice racconta poi che Rocco aveva una vera e propria passione per i croccantini: «Premiare il cane con il cibo non è una strategia adatta a tutti ma lui è davvero goloso, quindi ho optato per questa strategia – spiega l'esperta – I più importanti strumenti del mestiere rimangono però la pazienza, l'empatia e la costanza».

Questa esperienza ha permesso a Sally di crescere sia dal punto di vista umano che professionale e quando l'educatrice cinofila ripensa al periodo trascorso in rifugio insieme a lui, riconosce di aver avuto l'enorme opportunità di imparare ad aumentare le sue capacità di immedesimazione nell'altro.

«Con lui è stata una vera e propria avventura che mi ha aperto gli occhi sulla superficialità con cui talvolta guardiamo gli altri, senza concentrarci su come si sentono realmente – continua Humphries – Ognuno di noi ha una propria percezione di ciò che ci circonda e le relazioni migliori nascono quando impariamo a metterci dalla parte dell'altro e, accanto a lui, cerchiamo di comprendere il suo sguardo sul mondo».

dog cane rocco

Per Rocco, Sally aveva ad esempio imparato ad avere routine sempre uguali che gli permettessero di capire cosa stava per succedere.

«Il cane sordo non può sentire i nostri passi che si allontanano e nemmeno la porta che si chiude mentre andiamo via, quindi dobbiamo abituarci ad avvisarlo in un altro modo, con una carezza o un gesto che sappia riconoscere – conclude l'educatrice – Se non pensiamo a questi dettagli, in lui cresce il senso di abbandono nello scoprire, improvvisamente, di non avere più accanto le sue persone di riferimento e potrebbe anche iniziare a soffrire di ansia da separazione».

Oggi Rocco vive con una famiglia che rispetta ognuna di queste sue necessità e che, secondo Sally, è davvero adatta alla sua personalità. «Appena li ho conosciuti, ho notato in loro la forte sensibilità e il desiderio mettersi in gioco ed imparare: proprio ciò di cui Rocco aveva bisogno – conclude l'educatrice – Ho proposto loro di conoscerlo e, effettivamente, anche per loro è stato amore a prima vista. La storia della nostra avventura non poteva finire in maniera migliore».

La sordità del cane: «Anche il disagio può può essere una potenzialità per la relazione»

La sordità del cane può essere un problema congenito, può derivare anche da un'infezione, come nel caso di Rocco, ma anche da tumori o a causa dell'età. Se sopraggiunge in maniera graduale, i primi sintomi non sono sempre facili da individuare e oltre ai naturali disagi per l'animale, potrebbero creare anche numerosi conflitti nella relazione tra il cane e il proprio umano, inconsapevole di cosa sta accadendo.

«Alcuni cani che stanno diventando sordi, mostrano ad esempio più paura nei confronti dei rumori, perché faticano a individuarne l'origine, oppure non notano gli avvicinamenti improvvisi di persone o oggetti – spiega Elena Garoni, medico veterinario comportamentalista, istruttrice cinofila e membro del comitato scientifico di Kodami – A volte accade invece che diminuiscano semplicemente i comportamenti perlustrativi, per paura di perderci di vista e non sapere più come trovarci. Il rischio, in queste situazioni è quello di spazientirsi e, in un momento così delicato per la vita del cane, rovinare la fiducia necessaria nella relazione che ci unisce».

Questi cambi di comportamento, se non opportunamente rilevati, potrebbero portare le persone a sottovalutare la situazione e lasciar passare molto tempo prima di intervenire.

«Per aiutarli potremmo affrontare un percorso con un educatore che sappia guidarci, come ha fatto Sally con la nuova famiglia di Rocco, nell'apprendimento di un canale comunicativo comune fatto di gestualità, posture ed espressioni – continua l'esperta – Inoltre dovremo abituarci a trovare per lui un luogo di riposo tranquillo in casa, per assicurargli la tranquillità di cui ha bisogno».

Secondo l'esperta però, instaurare un rapporto profondo con un cane sordo è un'esperienza che non va affrontata solo come uno scoglio difficile da superare. «La storia di Rocco dimostra come ciò sarebbe potuto essere un problema, può diventare invece una potenzialità della relazione – conclude l'esperta – Una sfida che ci permette di raffinare i nostri sensi e ci insegna a guardare il mondo da un'altra prospettiva».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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