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21 Febbraio 2021
11:00

Perché i gatti fanno le fusa

Tutti conoscono le fusa ma ancora oggi non conosciamo appieno il significato e i meccanismi che sono alla base di questo fenomeno. Sappiamo che sono diverse le specie di felidi in grado di emetterle e che nei gatti domestici hanno un ruolo fondamentale sia nella comunicazione intraspecifica che in quello con l'uomo.

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Validato da Sonia Campa
Membro del comitato scientifico di Kodami
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Alzi la mano chi non si è ritrovato almeno una volta ad accarezzare un gatto ricevendo in risposta quel suono prolungato e a bassa frequenza universalmente noto come fusa. Tutti conosciamo le fusa ma non sempre comprendiamo appieno il loro significato e soprattutto i meccanismi che sono alla base di questo fenomeno. Le fusa sono un comportamento presente in diverse specie selvatiche, e vengono espresse soprattutto nella comunicazione tra la madre e i suoi cuccioli. Nel gatto domestico, invece, posso avere molti più significati e si manifestano sia in situazioni piacevoli e di benessere sia in condizioni di stress.

Cosa sono le fusa

Le fusa sono un suono continuo e prolungato a bassa frequenza emesso da diverse specie animali. Fanno le fusa in modalità differenti a seconda delle specie soprattutto alcuni felidi e le genette, un gruppo di piccoli carnivori appartenenti alla famiglia dei viverridi. I gatti producono un leggero ronzio che può anche essere percepito al tatto sulla superficie del corpo. Il suono viene prodotto durante la respirazione e varia ritmicamente seguendo le fasi di inspirazione ed espirazione. La frequenza e la durata delle fusa può variare molto sia tra le specie che tra gli individui. Nei mici, per esempio, la frequenza media oscilla tra 21,98 Hz (nella fase di espirazione) e 23,24 Hz (nella fase di ispirazione). I ghepardi, invece, fanno le fusa comprese tra i 20,87 Hz (durante l'espirazione) e 18,32 Hz (durante l'ispirazione).

Come vengono prodotte le fusa

Per molto tempo gli scienziati si sono chiesti quale fosse il meccanismo alla base delle fusa e ancora oggi il come non sembra essere del tutto chiaro. Tra le varie idee del passato è stato ipotizzato che possa dipendere dalla vibrazione del vaso sanguigno più grande, chiamato vena cava, amplificata poi dalla cassa toracica. Oppure dalla vibrazione dello ioide, l'osso che si trova alla base della lingua.

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Oggi, secondo l'ipotesi più accreditata, sappiamo che le fusa vengono prodotte dalle contrazioni rapide dei muscoli della laringe, che causano continue compressioni e dilatazioni della glottide, l'apertura della laringe compresa tra le corde vocali. Queste ritmiche contrazioni, grazie al passaggio dell'aria durante la respirazione, sarebbero quindi il meccanismo alla base della produzione del suono.

Perché i gatti fanno le fusa

Nei gatti domestici le fusa vengono emesse sin dai primissimi giorni di vita ed è altamente probabile, quindi, che svolgano un ruolo importante nella comunicazione tra madre e cuccioli. Vengono emesse, per esempio, durante l'allattamento o in diverse altre circostanze che esprimono relazione e socialità, come il "fare la pasta". Possono quindi comunicare dipendenza, rassicurazione, rilassamento, rafforzare i legami sociali o segnalare una richiesta di attenzione e cibo. Nel corso del tempo, questo comportamento, nato per la comunicazione intraspecifica, è stato poi trasferito anche sull'uomo, che con la domesticazione ne ha accentuato l'intensità e la permanenza anche nella vita adulta.

Restano, però, ancora da capire numerosi aspetti non del tutto chiari sulla comunicazione attraverso le fusa. I gatti possono manifestarle anche quando sono angosciati o sofferenti per motivi di stress e salute. In situazione di forte sofferenza potrebbero avere, quindi, effetti positivi su ossa e muscoli contribuendo a lenire il dolore. Le fusa, come una sorta di "auototerapia", stimolerebbero il cervello a rilasciare ormoni antidolorifici che aiuterebbero i felini a rilassarsi e ad affrontare al meglio una ferita o un trauma. Si attendono comunque ulteriori studi legati a questo aspetto ancora non del tutto chiaro.

Chi ruggisce non fa le fusa e viceversa

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Nel tempo l'interesse scientifico legato alle fusa ha spinto i ricercatori ad approfondire questo aspetto anche negli altri membri della famiglia dei gatti. Sappiamo, per esempio, che l'intera sottofamiglia dei panterini (Pantherinae), che comprende i felidi più grossi come il leone, la tigre, i leopardi e il giaguaro non è in grado di fare le fusa ma, al contrario, riesce a ruggire. Questo è dovuto alla parziale ossificazione dell'osso ioide che secondo alcuni ricercatori potrebbe impedire la produzione di altri suoni come fusa. Fa però eccezione il leopardo delle nevi che, pur appartenendo alla stessa sottofamiglia, è in grado di fare le fusa ma non di ruggire, nonostante l'ossificazione non completa dello ioide.

Al contrario, nella sottofamiglia dei piccoli felini (Felinae), tutte le specie possiedono un osso ioide completamente ossificato. Fanno parte di questo gruppo tutti i vari gatti gatti selvatici, le linci, il caracal, il ghepardo e il puma che sono in grado di fare le fusa ma non possono ruggire.

Perché si dice "fare le fusa"

Vi siete mai chiesti perché il suono emesso dai gatti e agli altri felidi si chiama proprio così? Il modo di dire in italiano "fare le fusa" deriva (come prevedibile) dal fuso, lo strumento utilizzato per filare le fibre tessili come la lana. Il suono emesso dai gatti ricorderebbe proprio quello emesso dalla rotazione della ruota del fuso.

Nelle altre lingue, invece, le fusa vengono definite con termini onomatopeici che ne ricordano il suono. E così abbiamo l'elegante "purr" inglese, il dolce "ronron" francese, il più dinamico "ronroneo" spagnolo o il più aspro "schnurren" tedesco.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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