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16 Giugno 2021
15:04

Pantera, la Pitbull a cui hanno tagliato le orecchie. «L’abbandono causa anche sofferenza umana in chi prova a aiutare»

Pantera è una Pitbull tutta nera con qualche "difetto". Le sue zampe storte e il suo muso un po' al contrario hanno portato le persone con cui è cresciuta ad abbandonarla perché era impossibile venderla. Durante la sua vita lungo la strada le sono state tagliate le orecchie lasciandole molte paure e dopo tanto tempo, grazie ai cani di un'istruttrice cinofila, si è avvicinata di nuovo alle persone.

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Pantera è una Pitbull tutta nera nata in Sicilia che per chi la deteneva aveva troppi  "difetti fisici". Le sue zampe sono un po' storte e la dentatura è sempre visibile, quindi non poteva essere venduta come le sue sorelle e i suoi fratelli. Per questo motivo, gli umani che hanno allevato la cucciolata, giusto il tempo di sbarazzarsene e trarne guadagno, l'hanno abbandonata per strada come se niente fosse. E Pantera alla nuova vita si è abituata in fretta, diventando in pochi mesi un'esperta nel ritrovare nei rifiuti gli avanzi dei panini intorno ai chioschi ambulanti della zona. Pantera però non è l'unica a dover affrontare questo destino e, come molti altri cani, ha iniziato ad avere paura dell'uomo che, dopo l'abbandono, è diventato anche artefice di altre sofferenze. La Pitbull, infatti, durante lo scorso inverno è stata vittima di maltrattamenti e un gruppo di ragazzini le ha mutilato le orecchie.

Ci troviamo in provincia di Ragusa, nella Sicilia orientale, nei pressi del parco di interazione uomo – animale "La collina dei cani", fondato e gestito da Maria Mezzasalma, istruttrice cinofila che ha vissuto da vicino la storia di Pantera: «Per lunghi mesi l'abbiamo osservata girare tra i bidoni della spazzatura – racconta – La vedevamo solo da lontano finché un giorno, grazie all'aiuto dei miei cani, ha preso coraggio e si è avvicinata. Ora, mentre parliamo, è qui con me che dorme ma abbiamo lavorato a lungo per ottenere questo risultato. Ciò che ha vissuto Pantera è un'abitudine che fa soffrire troppi cani, ovvero il maltrattamento di quelli che vivono per strada». Solo alcuni mesi fa infatti, a vivere la stessa crudeltà era stato il cucciolo chiamato Leone, un randagio a cui un gruppo di ragazzini aveva tagliato le orecchie usando delle forbici ad Acate, pochi chilometri a Nord di Ragusa.

«Il taglio delle orecchie è solo una delle tante crudeltà che subiscono i cani di strada»

«I cani come Pantera, Pitbull ma anche Amstaff e Dogo Argentino, molto spesso non vengono trattati come esseri viventi ma scambiati e passati tra le persone come fossero oggetti da prestarsi in base al desiderio di un giorno – racconta l'istruttrice – Vengono allevati per questioni economiche e, se non possono essere venduti, vengono lasciati semplicemente per strada, come è successo a lei». Secondo Maria Mezzasalma, che ha per mesi lavorato nel tentativo di aiutare la cagna a superare le sue paure, sarà difficile trovare una famiglia adatta all'adozione di Pantera: «Ancora oggi ha paura delle mani e non vuole essere toccata, chi la prenderà con sé dovrà sicuramente essere una persona esperta». Ciò che più spaventa l'educatrice però, è il fatto che ciò che è accaduto alla Pitbull non è un fenomeno raro: «Da quando vivo qui ho visto molti cani soffrire e morire in diversi modi e tutto questo rimane stampato nelle retine e non se ne va mai più. Solo nell'ultimo mese ho visto almeno 30 cani come Pantera a cui sono state tranciate le orecchie».

Anche gli umani vivono le conseguenze dell'abbandono: «Mi sento come se vivessi in guerra»

«Un anno fa mi sono trasferita in Sicilia per fondare il parco e quindi mi dedico costantemente a storie come questa. Molto spesso i cani vengono letteralmente gettati all'interno delle recinzioni del mio campo e noi ci troviamo ad occuparcene senza sapere come sono arrivati da noi – racconta Mezzasalma – Continuare a vivere queste esperienze non è facile nemmeno per noi esseri umani». L'istruttrice cinofila descrive la sua personale esperienza legata alla sofferenza di vivere continuamente esperienze dolorose come la storia di Pantera: «Se ti immergi in questo mondo e continui a guardare la crudeltà con cui vengono trattati alcuni cani di strada ti senti come se fossi in guerra: paura, traumi, sensazione di impotenza di fronte all'ingiustizia. In questo settore molto di noi provano questi sentimenti, ma se ne parla ancora molto poco».

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Le conseguenze, poi, non ricadono unicamente sulla vita professionale, ma contagiano anche la sfera privata: «Ascoltare e vivere costantemente queste storie è come vivere perennemente sotto il sole, anche quando sei ustionato. Vorresti l'ombra ma non la trovi, perché dopo Pantera sai che arriverà qualcun altro e la storia sarà anche questa volta un racconto già sentito e già vissuto. Non fai mai in tempo a guarire le ferite e torni subito in battaglia a tal punto da sentirti distaccato e quindi non provi più sentimenti e continui a chiederti il perché di questa crudeltà».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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