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5 Marzo 2021
18:04

“Nessuno vuole essere Robin”: quando una canzone ci ricorda che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”

Cesare Cremonini ha descritto in "Nessuno vuole essere Robin" il rapporto esclusivo che si crea tra cani e persone raccontando una storia d'amore e il ruolo degli animali domestici al tempo d'oggi. Ma il cantautore genovese con "Amico fragile" ha aggiunto un tassello importante per comprendere quale possa essere il rapporto equilibrato con un cane.

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Tempi sanremesi e di canzoni che tirano in ballo i cani ce ne sono tante, anche fuori dal teatro dell'Ariston. Come sceglierne qualcuna particolarmente rappresentativa e in linea con il manifesto di Kodami? Nella playlist mentale dei miei brani preferiti in cui compaiono i nostri compagni, ci sono dei testi che riescono ogni volta a perforare il mio cuore. Canzoni che toccano corde profonde e fanno suonare nella testa l'orchestra dei ricordi e, allo stesso tempo, il suono di un "qui ed ora" che solo il cane con cui condivido la vita mi ha insegnato a valorizzare.

"Nessuno vuole essere Robin", quando il rapporto con il cane diventa la zona di confort

Una di queste canzoni è "Nessuno vuole essere Robin" di Cesare Cremonini in cui c'è una fotografia nitidissima ed attuale della nostra specie e del ruolo che i cani hanno nelle nostre vite. Il cantautore bolognese riesce a mettere in evidenza, infatti, la difficoltà costante che si ha nell'aprirsi con un'altra persona e come, invece, la relazione con il cane diventi un mondo a sé nel quale chiudersi dalle difficoltà del mondo, inclusi i rapporti interpersonali.

Il punto di partenza siamo noi e come ci sentiamo quando ci mettiamo di fronte a qualcun altro e se quest'ultimo, consapevole o meno, rischia di portarci fuori dalla nostra zona di comfort. Siamo in tanti ben pronti a esporci sui social per dimostrare, falsamente spesso, di avere la forza di essere dei Batman, ma ecco appunto che Cremonini, parlando dei rapporti tra esseri umani e introducendo quello sincero con il cane, dice: "E quanti inutili scemi per strada o su Facebook che si credono geni, ma parlano a caso mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo e poi dormiamo coi cani. Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli? Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori. Ti sei accorta anche tu che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin".

Nel silenzio delle emozioni altrui, quando si ritorna in contatto solo con le proprie, così, non c'è un altro essere umano ma un cane con cui condividere la vita. E quell'animale diventa un baluardo, il simulacro della nostra stessa onestà. Incapaci di comunicare con altri simili a noi, però, rischiamo spesso di pretendere che sia un essere vivente e senziente, soprattutto, di un'altra specie a dover sopportare anche i nostri guai.

E' molto delicato questo aspetto della relazione tra uomini e cani, perché si rischia di sembrare giudicanti se si va a toccare la parte umana e un rapporto intenso e di lunga durata: ci lega al cane una coevoluzione, l'esserci scambiati informazioni e consigli reciproci per attraversare il tempo e lo spazio insieme dalla notte dei tempi.

Del passaggio della canzone di Cremonini in cui dice: "Se giurassi di dormire con te e non toccarti, toccarti, toccarti… Ma certo vuoi dormire col cane. Sai quanta gente ci vive coi cani e ci parla come agli esseri umani" ci può essere però una doppia lettura. Una critica feroce a chi sostituisce le relazioni umane con quelle con i cani e, allo stesso tempo, la dolcezza di chi si lascia però finalmente andare a ciò che veramente prova senza filtri, senza voler essere alla fine Batman ma nemmeno Robin e nel calore delle mura domestiche si sente finalmente libero di mostrarsi anche nella sua fragilità, perché accanto ha un soggetto che c'è perché è semplicemente con te che vuole essere.

Il peso dell'amore nella relazione con il cane

Quale sia l'interpretazione che più piace, indubbio è che la vera parte sfidante di questa canzone è che parla d'amore, in fondo. O, meglio, del suo peso specifico per ognuno di noi e come il cane, un elemento esterno al rapporto tra persone, dotato di cognizioni e emozioni altrettanto potenti, diventi il fulcro dei sentimenti. «Se ti dicessi che mi manca il tuo cane, ci crederesti?», chiede il cantante proprio all'inizio del brano: il cane è un soggetto predominante in tutto il testo ed è comunque a lui che torna la persona a cui si rivolge Cremonini. E qualsiasi sia il modo in cui si percepisce la canzone, un messaggio bello da dare in questo tentativo di disamina del testo è: sì, dormiteci con i cani e raccontategli anche le vostre giornate e trovate conforto nel loro modo di volervi bene. Ma fate anche che ci sia reciprocità, perché mentre voi ci parlate con un cane, lui usa il suo linguaggio e, se lo osservate per bene, capirete che vi dice chiaramente cosa gli piace fare e cosa no. Restituitegli quanto vi dà ma non secondo una "misurazione" solo umana dei sentimenti: ricordatevi ogni giorno anche delle sue emozioni e necessità.

"Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero": così De Andrè rimette in equilibrio la relazione

Le parole di Cremonini, stravolte dal punto di vista non umano ma canino, trovano così uno specchio in quelle di Fabrizio De Andrè in Amico fragile. Ecco: è il cantautore genovese ad aver portato nella canzone italiana delle nuove metriche per poter definire "sano" il nostro un rapporto con un cane: «Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane. Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero».

Senza, anche in questo caso, voler estremizzare il senso di queste parole e veicolare il messaggio qui su Kodami che un cane di famiglia possa fare la vita di un ferale nei boschi, è però vero che alcune attenzioni da parte delle persone possono far sì che la soddisfazione che prova un animale libero sia realizzabile anche nella vita quotidiana con un cane di famiglia. La libertà di un cane domestico sta già nel lasciarlo esprimere, come si scriveva sopra: osservarlo con maggiore attenzione e sempre più facilmente si  capirà che sono tante le cose che i nostri cani ci dicono, anche se non usano parole né tantomeno canzoni.

A loro modo i cani ci raccontano storie bellissime o, semplicemente, la vita come vorrebbero che fosse: insieme a noi ma facendone parte con un peso specifico, determinato anche dalle loro scelte e dalle loro esigenze.

Guardate allora il cane che vi è accanto adesso e basta leggere questo articolo! Uscite, anche se non è l'orario "solito" e fatevi portare da lui o da lei dove vogliono andare. Date ai vostri compagni la possibilità di vivere una vita che sia quanto più vicina alla loro natura di Canis lupus familiaris, un nome scientifico che ci dice, del resto, già tutto quello che un cane rappresenta: un membro di una famiglia, dunque qualcuno che ha "diritto di voto" se vogliamo metterla sul piano della comunicazione umana di nuovo.

Un animale sociale, in ogni caso, che ha nel suo Dna  il ricordo ancestrale dei protocani da cui discende e che derivavano a loro volta da un antico lupo che, tra le tante teorie evolutive ipotizzate, comunque a un certo punto ha deciso di avvicinarsi alla nostra specie. E noi abbiamo una grande responsabilità più che un grande potere, per ritornare ai supereroi di Cremonini. E il meme a seguire, che gira sulle bacheche di Facebook  da tempo, lo spiega meglio di qualsiasi altra parola si possa aggiungere:

Meme lupo cane

Il testo completo di "Nessuno vuole essere Robin"

Come mai sono venuto stasera?
Bella domanda
Se ti dicessi che mi manca il tuo cane, ci crederesti?
Che in cucina ho tutto tranne che il sale, me lo daresti?
C'ho una spina in gola che mi fa male, fa male, fa male
Fammi un'altra domanda
Che non riesco a parlare
Quel che vorrei dirti stasera è
Non ha importanza
È solo che a guardarti negli occhi mi ci perdo
Quando il cielo è silenzioso mi nevica dentro
Se giurassi di dormire con te e non toccarti, toccarti, toccarti
Ma certo
Vuoi dormire col cane
Sai quanta gente ci vive coi cani
E ci parla come agli esseri umani
Intanto i giorni che passano accanto li vedi partire come treni
Che non hanno i binari, ma ali di carta
E quanti inutili scemi per strada o su Facebook
Che si credono geni, ma parlano a caso
Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo
E poi dormiamo coi cani
Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli?
Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori
Ti sei accorta anche tu, che in questo mondo di eroi
Nessuno vuole essere Robin
È certo che è proprio strana la vita, ci somiglia
È una sala d'aspetto affollata e di provincia
C'è un bambino di fianco all'entrata che mi guarda e mi chiede perché
Perché passiamo le notti aspettando una sveglia
Ci prendiamo una cotta per la prima disonesta
Complichiamo i rapporti come grandi cruciverba
E tu mi chiedi "perché?"
Fammi un'altra domanda
Che non riesco a parlare
Sai quanta gente sorride alla vita e se la canta
Aspettando il domani
Intanto i giorni che passano accanto li vedi partire come treni
Che non hanno i binari, eppure vanno in orario
E quanti inutili scemi per strada o su Facebook
Che si credono geni, ma parlano a caso
Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo
E poi dormiamo coi cani
Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo
E poi dormiamo coi cani
Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo
E poi dormiamo coi cani
Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli?
Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori
Ti sei accorta anche tu, che in questo mondo di eroi
Nessuno vuole essere Robin
Come mai sono venuto stasera?
Come mai sono venuto stasera?
Bella domanda

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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