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2 Marzo 2021
16:43

Quanti cani ci sono a Sanremo 2021? E cosa hanno da dire?

Sanremo 2021: analisi dei testi in cui si citano dei cani. Arisa, Francesco Renga e Fulminacci sono i tre cantanti in gara che ci aiutano, attraverso le loro canzoni, a interpretare in maniera diversa il Festival della canzone italiana per spiegare perché un cane ci fa le feste, il mondo olfattivo e la meraviglia di adottare un cane anziano.

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Ci sarebbero stati solo due cani a Sanremo quest'anno se Fulminacci non avesse pensato di citarne qualcuno in più. Nei testi delle canzoni dell'edizione 71 del Festival della canzone italiana il "miglior amico dell'uomo" viene nominato in tre canzoni.

"Torno a casa e fa festa solamente il mio cane" è l'unico passaggio di gioia, fondamentalmente, nella canzone Potevi fare di più che Arisa porta a Sanremo 2021. Francesco Renga in Quando trovo te si distrae seguendone uno: "E la mia testa non ne vuole più sapere di stare ferma e io continuo ancora a camminare. Si bagnano anche gli occhi, forse piove e lo sguardo che segue il tragitto di un cane". Ma poi ecco che arriva il testo del cantautore romano che con un'immagine quasi onirica  in Santa Marinella canta: "La mia città è un presepe in mezzo alle montagne bianche ed ostinate come vecchie cagne".

Gli animali sono spesso protagonisti del linguaggio parlato, vengono usati come metafore e non potevano non comparire anche nelle liriche degli autori di testi in vario modo. I cani, in particolare, godono di una posizione privilegiata non solo nella tradizione cantautoriale italiana ma di tutto il mondo, dovuta senz'altro alla convivenza millenaria tra la nostra specie e la loro. Ma come sono stati tirati in ballo nelle parole di questi tre concorrenti di Sanremo 2021? Iniziamo da Arisa, cadiamo tra le parole di Renga e finiamo nel mondo di Fulminacci.

Quando è il cane a dimostrarci amore e del perché i cani ci fanno le feste

La canzone di Arisa è la descrizione della fine di una storia d'amore. Sì, ancora una volta è al cuore che puntano le melodie di Sanremo e da Sincerità, che nel 2009 portò la cantante a diventare famosa proprio da quel palco della Riviera dei fiori, di tempo ne è passato e ora è come se avesse scoperto che quell' "elemento imprescindibile per una relazione stabile che punti all'eternità" non è stato possibile da tenere saldo in un rapporto che non può andare avanti. Potevi fare di più, la canzone di quest'anno di Rosalba Pippa, sembra proprio essere un epilogo triste di Sincerità. Una storia tra due persone in cui l'amore c'è ancora ma questa volta è rappresentato non da un essere umano ma appunto da un cane che è l'unico che aspetta la protagonista al rientro tra le mura domestiche.

Ci sono due modi per interpretare una frase come quella presente nel testo, da un punto di vista "umano-canino" o "canino-umano". Leggendo la frase "torno a casa e fa festa solamente il mio cane" e contestualizzandola nel testo, si ha la sensazione che sia come una diminutio: c'è un animale dall'altra parte della relazione e non una persona a dare e ricevere amore. Ma il cane non è sostitutivo di un bisogno d'affetto che non si riesce o non si vuole avere da un altro essere umano. E' un soggetto a sé a cui dare e restituire durante la vita insieme la sua individualità e in cui riconoscere comportamenti precipui della sua natura. Chissà se un cane, infatti, all'inverso la scriverebbe così questa canzone: "Ritorna a casa e devo farle le feste solo io". Pensando alle caratteristiche di specie è probabile che non la penserebbe così, con un'accezione negativa ma, anzi, "canterebbe" a voce altissima per la felicità immensa nel rivedere la sua compagna.

Indipendentemente dalla canzone, invece, c'è in quel passaggio tutta la bellezza di un rapporto in cui, appunto, la bilancia tra due esseri viventi che entrano in contatto non pesa da alcun lato di rancori, giudizi e dolori che sono parte invece del dipanarsi nel tempo delle relazioni tra esseri umani. E' vero, un cane ci aspetta a casa e ogni volta ci fa le feste, non conta se si è andati via da cinque minuti o da ore: la qualità del saluto di gioia sarà sempre di alto valore, magari non della stessa durata. E sfatiamo così uno dei tanti miti: non è che se si esce per un attimo e si rientra, appunto, le feste sono sempre della stessa intensità. Se si è costruito un rapporto sano, il cane sa benissimo se siete rientrati perché magari vi siete scordati le chiavi della macchina o invece state appunto rientrando a casa per rimanerci.

I motivi per cui i cani ci fanno le feste sono da cercare nella storia evolutiva della specie in quanto tale e della co evoluzione con gli esseri umani. Il perché dipende da un mix di fattori unici che caratterizza quei comportamenti che solo i cani hanno nel rapporto con gli uomini, dettati dal senso di appartenenza al branco, ancestrale anche nell'antenato comune con i lupi che hanno lo stesso comportamento con i loro conspecifici, e da quella socialità intrinseca del cane in quanto tale: un animale che ama la compagnia e il fare cose insieme. E poi nella profondità di una motivazione affiliativa, ovvero il far parte di un gruppo ristretto: la famiglia e gioire nel vederla ricongiunta.

Il tragitto di un cane:  vi mostrerà il mondo attraverso il naso

Avete mai vissuto la bellissima esperienza, che dovrebbe essere quotidiana, di sganciare il vostro cane dal guinzaglio e vederlo libero in un bosco, in un prato? Vi sembrerà che vada a zig zag, come se non avesse una meta. E invece i cani sanno benissimo dove vogliono andare: osservate i loro nasi puntati in cielo o schiacciati per terra, per un attimo potrete provare l'ebrezza di "guardare" il mondo attraverso l'olfatto e così ascoltare in maniera diversa anche la canzone di Francesco Renga, in quel passaggio in cui "lo sguardo che segue il tragitto di un cane" diventa un invito a entrare in un altro universo.

Lasciatevi guidare dai cani che vi vivono accanto, anche quando siete in giro per la vostra città: rinunciate al solito giro intorno casa per l'espletamento dei bisogni: i cani di famiglia non necessitano solo di questo ma anche di gironzolare insieme ai loro umani di riferimento alla scoperta del mondo, anche a pochi passi dal contesto quotidiano. Sarà una bella esperienza anche per voi lasciar scegliere a lui o lei dove andare, tanto in giro per il quartiere quanto superandone i confini, per poi rientrare a casa appagati.

Si scoprono città note come nuove se ci si lascia condurre da un cane, si incontrano squarci di piccole realtà che altrimenti non si vedrebbero mai. Mollate il telefonino, soprattutto: quando siete a passeggio con il compagno che avete scelto prestate attenzione a quel che fa o lasciatevi semplicemente coinvolgere in un'attività mentale priva dei soliti pensieri e preoccupazioni. Insomma, vivete quel momento così come il vostro cane vi insegna a farlo: un bel momento ad annusare la vita e le vite che si incontrano. Come ha scritto Patricia B. McConnell nel libro "Dall'altro capo del guinzaglio": «Immaginate cosa si prova a trovarsi dall'altro capo del guinzaglio, cercando in continuazione di capire un animale affettuoso ma sconcertante: il vostro proprietario» e tutto sarà più semplice.

Le vecchie cagne, la meraviglia di vivere con un cane anziano e la fortuna di adottarne uno

Analizzare il significato che Fulminacci intende dare alla frase "Montagne bianche ed ostinate come vecchie cagne" è un po' complicato ad essere onesti: andrebbe chiesto direttamente all'autore di Santa Marinella, la canzone con cui si presenta sul palco dell'Ariston il cantautore romano. Ma giocando sempre, come in tutto questo articolo, sulla falsariga di un'interpretazione dei testi legata al mondo dei cani, possiamo spostare la nostra attenzione su quelli anziani.

Sono ostinati? Certo, se per ostinazione si intende la capacità di essere determinati nelle proprie scelte, come del resto è immaginabile che avvenga anche per noi umani in età adulta. Ma è più corretto però parlare di esperienza piuttosto che di ostinazione, allora, e approfittare di questo Sanremo "versione canina" per svelare un segreto: adottare un cane anziano è un'esperienza bellissima. E non solo per il lato salvifico della scelta, quello che più fa presa sulle emozioni umane, ovvero per consentire a un soggetto in canile di vivere gli ultimi anni della sua vita su un divano e non dentro un box. Ma anche proprio per la qualità della vita della famiglia umana che decide di entrare in relazione con un cane già adulto. La maggior parte delle persone, soprattutto chi ha bambini, crede che crescere un cucciolo sia meglio per saldare il rapporto affettivo. Non è un pensiero sbagliato, per carità, ma lo è se si crede che un cane adulto non si affezioni egualmente. Anzi, per la maggior parte delle famiglie odierne, l'impegno di un cucciolo, se degnamente preso, è oneroso in termini di attenzioni e tempo da dedicargli. Un esemplare adulto, spesso frutto di un abbandono o di una vita intera spesa in canile, ha grandi competenze e porta con sé un bagaglio di esperienza significative.

Sia chiaro: questo discorso non uniforma da una parte né tutti i cuccioli né dall'altra tutti i cani adulti, perché c'è un unico protagonista, in realtà, nel primo passo da compiere verso un'adozione: l'essere umano. Così, rispetto a quanto scritto, se avete davvero intenzione di adottare un cane semplicemente scegliete un canile in cui ci sono persone che valutano la vostra dimensione familiare e lo stile di vita di tutti i membri che ne fanno parte. E affidatevi solo a chi, appunto, saprà senz'altro consigliarvi il "cane giusto" perché… anche voi siete quelli giusti per lui.

Siamo noi esseri umani, del resto, che decidiamo di far entrare un cane nella nostra vita ma allo stesso tempo entrare in un rifugio e essere aiutati negli incontri vi farà scoprire che la scelta, poi, è assolutamente reciproca e di certo non dipende dall'età del cane che tornerà a casa con voi.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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