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7 Settembre 2022
17:57

Morte dell’orsa F43, le associazioni animaliste: «Non era aggressiva»

Dopo la morte di F43, le associazioni animaliste si esprimono riguardo quanto avvenuto, ricordano gli eventi simili a cui abbiamo assistito in passato e ragionano sui comportamenti da tenere in futuro.

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A meno di due giorni dalla morte di F43, l'orsa deceduta durante le operazioni di cattura in Val di Concei, in Trentino, arrivano i primi interventi da parte delle associazioni animaliste che chiedono di fare chiarezza su quanto avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2022.

«Con grande rammarico per questa ennesima tragedia, annunciamo che, con l'aiuto dei nostri legali, faremo tutto il possibile per accertare, anche attraverso un'autopsia, le cause della morte dell'orsa – dichiara a Kodami Michele Pezone, avvocato e responsabile dei diritti animali della Lndc Animal Protection – Riteniamo che sia corretto svolgere una perizia per andare a fondo sull'accaduto e accertare eventuali responsabilità».

La presidente dell'associazione LNDC, Piera Rosati, è intervenuta invece ricordando in una nota gli orsi deceduti negli ultimi anni in Trentino.

«Abbiamo pianto Daniza nel 2014, ma anche KJ2 nel 2017 e, ultimamente, il cucciolo di orso investito e lasciato morire sull’asfalto – e aggiunge – Non dimentichiamo inoltre M49, ancora sofferente e rinchiuso in cattività. Purtroppo dobbiamo constatare che la vita degli orsi è in costante pericolo per una incapacità dell’uomo di convivere pacificamente».

Enpa: «La confidenza non è sinonimo di aggressività»

Anche Ivana Sandri, presidente della sezione locale di Enpa, esprime a Kodami il proprio rammarico per quanto avvenuto: «Siamo rimasti sconvolti, soprattutto perché F43 non aveva mai mostrato alcuna aggressività verso le persone e, molto probabilmente, avrebbe continuato a convivere con noi serenamente senza causare alcun incidente – la responsabile di Enpa continua raccontando un evento avvenuto durante la scorsa estate – L'orsa era stata ripresa da una telecamera di sicurezza sul terrazzo di una casa, mentre si cibava tranquillamente delle albicocche lasciate incustodite durante la notte. Oltre alla cassetta vuota, non aveva lasciato altra traccia del suo passaggio e questo è l'esempio di come la confidenza con l'uomo non sia in alcun modo sinonimo di aggressività».

Secondo la presidente dell'Enpa Trentino, inoltre, la morte dell'orsa rappresenta anche un fatto tragico per l'intera popolazione: «Le orse femmine sono importanti anche da un punto di vista biologico – spiega – Ridurne il numero significa ridurre la possibilità di avere nuovi cuccioli sul territorio».

L'intervento del WWF: «F43 vittima della chiusura al dialogo con i cittadini»

Poche ore dopo la comunicazione della morte di F43 da parte della Provincia Autonoma, anche il WWF ha pubblicato un lungo comunicato in cui commenta gli eventi, sottolineando come questi tragici fatti possano fungere da riflessione per il futuro: «Ci ritroviamo per l'ennesima volta a commentare una notizia che non avremmo mai voluto riportare. Una morte tragica, ma dettata da una fatalità: in questi anni i tecnici, pur nei loro umani limiti, hanno infatti garantito la continuità di un progetto di successo, che ha portato ad oggi la popolazione trentina di orsi ad una incredibile vitalità».

L'orso bruno (Ursus arctos), infatti, era quasi scomparso sulle Alpi, ma a riportarlo in Trentino è stato il progetto europeo Life Ursus, condotto in collaborazione con il Parco Naturale Adamello Brenta e conclusosi nel 2004.

Nel comunicato, il WWF sottolinea anche come le amministrazioni locali abbiano comunque una reale responsabilità riguardo il clima teso che si è venuto a creare negli anni nell'ambito della convivenza con gli orsi: «Smettere di comunicare, chiudendo un dialogo che il Trentino sembra aver profondamente scordato come istituire, è una scelta politica. Che si tratti di orsi, di cervi, di corsi d'acqua, di risorse energetiche o di grandi opere, c'è bisogno di uno scambio con i cittadini e non solo attraverso alcuni rappresentanti – e continuano – F43 è una vittima della ormai radicale incapacità del Trentino di risolvere il proprio dualismo, spaccato tra il desiderio di espressione senza limiti della sua naturalità e un ambiente tra i più antropizzati di tutte le Alpi: è il momento di risolverlo, per il bene nostro e degli orsi».

Lav: «Faremo richiesta dei verbali e se necessario, non esiteremo a denunciare le responsabilità umane»

L'orsa morta nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2022, aveva circa 4 anni e mezzo e, insieme al fratello M62, era stata considerata dai tecnici faunistici della Provincia Autonoma, responsabile di un terzo dei danni all'interno dei territori trentini. La sua abitudine ad entrare negli abitati della Val di Ledro però, era secondo molti da addebitarsi alla presenza di risorse alimentari sul territorio, come confermato a Kodami anche da Massimo Vitturi, responsabile del settore animali selvatici della Lav: «Questo problema si protrae da molto tempo e ha fortemente condizionato il comportamento di alcuni soggetti, rendendoli confidenti».

Riguardo i comportamenti tenuti dai cittadini nella zona in cui si muoveva F43, anche Ivana Sandri commenta: «Serve più informazione, formazione e comunicazione, è indispensabile organizzare più serate in cui spiegare ai cittadini che il cibo non va lasciato incustodito – e conclude – F43 è vittima di una politica che ha perso tanto tempo, ma dobbiamo imparare dagli errori per riuscire a mitigare i conflitti e tornare ad essere la popolazione che ha dato vita a uno dei migliori progetti di ripopolamento della specie in Europa».

Vitturi conclude infine dichiarando che anche la Lav farà richiesta della copia dei verbali delle operazioni: «Richiediamo tutta la documentazione relativa al tentativo di cattura e alla conseguente morte – sottolinea Vitturi – In seguito decideremo se fare denuncia, come nel caso di Daniza, che si è concluso con l'oblazione da parte del veterinario».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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