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21 Dicembre 2021
11:18

L’orso M57 lascia il Casteller: verrà trasferito in Ungheria

L'orso M57 si trovava al Casteller dall'agosto del 2020. In questi anni la sua cattura ha generato numerose polemiche. A riguardo si è espresso anche il Consiglio di Stato e l'Ispra.

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L’orso M57, che nell'agosto del 2020 era stato protagonista di un incontro ravvicinato con una persona ad Andalo e in seguito era stato catturato e trasferito al recinto del Casteller, verrà accolto in un parco per orsi e lupi in Ungheria. A comunicarlo è l'Ufficio Stampa della Provincia Autonoma di Trento attraverso un comunicato. Le operazioni si sono svolte nella mattinata del 20 dicembre e l'animale, secondo quanto riferito dalla Provincia, ha raggiunto già in serata la sua destinazione. La struttura prescelta per il trasferimento si trova nella città di Veresegyhaz, situata poco a Nord della capitale Budapest.

«L’operazione è frutto di un rapporto avviato da tempo dall'amministrazione provinciale con i referenti ungheresi – si legge nel comunicato stampa – Già la scorsa estate avevano compiuto un sopralluogo a Trento per verificare la possibilità di ospitare M57 presso la propria struttura. Prima di raggiungere un accordo, le autorità Cites italiane e ungheresi hanno accertato le caratteristiche dell’area che accoglierà l’animale».

La storia di M57: dall'evento di Andalo alla sentenza del Consiglio di Stato

M57 è un orso di quasi 4 anni che già dall'agosto del 2020 viveva all'interno del recinto del Casteller. Lo scorso aprile, le associazioni animaliste Enpa ed Oipa, avevano presentato ricorso, sostenendo che si trattasse di una cattura avvenuta in maniera illegittima. In quell'occasione infatti, il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, non aveva atteso l'opinione obbligatoria di Ispra, prima di intervenire.

Il 3 novembre scorso il Consiglio di Stato aveva poi pubblicato una sentenza in cui, in seguito all'analisi dell’evento che ne aveva causato la cattura, chiedeva alla Provincia di Trento di considerare l’ipotesi di liberarlo, aggiungendo però che prima di poter assicurare all'animale la libertà, sarebbe stata necessaria un’analisi comportamentale in modo da escludere l’ipotesi di aggressività causata dal lungo periodo di detenzione.

La liberazione di un orso che ha trascorso un periodo a stretto contatto con l'uomo, infatti, non è una questione semplice. A ribadirlo era stato anche Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento Fauna Selvatica di Ispra. «Ogni orso reagisce alla cattività in maniera diversa, ma in generale si tratta di una specie che si abitua presto alla presenza dell'uomo – aveva affermato l'esperto, intervistato da Kodami – M57, tra l'altro, era particolarmente confidente già prima di arrivare al Casteller, l'ultimo anno e mezzo trascorso a contatto con gli uomini non lo avrà sicuramente reso più timido ma piuttosto il contrario».

Secondo Genovesi inoltre, a complicare il ritorno in natura dell'orso di Andalo, sarebbe stato anche il fatto che, quando il plantigrado è abituato ad alimentarsi nei pressi delle strutture abitate dall'uomo, difficilmente cambierà comportamento: «Stiamo osservando lo stesso fenomeno anche sugli Appennini, dove Juan Carrito, l'orso marsicano noto per nutrirsi presso i bidoni dell'umido di Roccaraso, in provincia dell'Aquila, torna irrimediabilmente sul posto».

Trasferita all'estero come avvenne per DJ3

Con questa operazione, di fatto, la Provincia autonoma di Trento, ripete quanto avvenuto lo scorso mese di aprile, quando DJ3, un'orsa colpevole di aver visitato più volte le zone abitate di Spiazzo Rendena e aver predato una pecora nel 2011, fu trasferita nel Sud Ovest della Germania in un parco faunistico considerato più adatto. 

L'Organizzazione internazionale Protezione Animali (OIPA) commenta immediatamente, sottolineando la propria contrarietà a questo tipo di intervento: «Non condividiamo affatto questa gestione degli orsi detenuti nel Casteller da parte della Provincia autonoma di Trento e ci riserviamo di valutare e approfondire la nuova sistemazione dell’orso M57 – scrivono – Il luogo di trasferimento non appare un luogo adatto a ospitare un animale selvatico e rimaniamo inoltre convinti che questa gestione del Trentino sia priva di sostenibilità e di certo non ispirato al rispetto dei plantigradi che vivono nel suo territorio».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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