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4 Novembre 2021
15:07

«La Provincia valuti di liberare M57», il Consiglio di Stato accoglie il ricorso di Enpa e Oipa

Il Consiglio di Stato ha pubblicato una sentenza in cui, in seguito all'analisi dell'evento che ne ha causato la cattura, chiede alla Provincia di Trento di considerare l'ipotesi di liberare M57, l'orso che nel 2020 aveva aggredito una persona nei pressi di Andalo. Prima di poter assicurare all'animale la libertà, bisognerà però fare un'analisi comportamentale in modo da escludere l'ipotesi di aggressività causata dal lungo periodo di detenzione.

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Il Consiglio di Stato, con una sentenza discussa il 14 ottobre e pubblicata il 3 novembre 2021, ha accolto il ricorso presentato il 29 aprile scorso dalle associazioni Enpa e Oipa, riguardo la decisione del Tar di Trento di dichiarare legittimo l'ordine di cattura di M57, il giovane esemplare di orso catturato e trasportato nel recinto del Casteller dopo aver ferito un passante nei pressi dell'abitato di Andalo.

Inoltre, nel testo della sentenza, viene richiesto alla Provincia di Trento di valutare la possibilità di liberare l'animale in quanto, secondo il Consiglio di Stato, le circostanze in cui, nella notte del 22 agosto 2020, è avvenuto l'incontro tra l'uomo e il plantigrado andrebbero analizzate in maniera più approfondita. «Si tratta indubbiamente di un buon segnale – commenta Massimo Vitturi, responsabile dell'area animali selvatici della Lav – Però dobbiamo restare realistici: raggiungere l'effettiva liberazione di M57 sarà un'impresa titanica perché quando la Provincia di Trento può scegliere, opta sempre per la captivazione o l'uccisione, come dimostrato anche dalle ultime linee guida per la gestione degli orsi confidenti».

L'importanza della ricostruzione degli eventi: «Vi sono elementi che fanno dubitare che M57 abbia aggredito senza provocazione»

Una descrizione precisa degli eventi di quella notte è di fondamentale importanza perché, secondo quanto delineato dal Pacobace, la lettura della situazione è il fattore che determina il comportamento da tenere nei confronti degli orsi protagonisti di eventi di questo tipo, come sottolineato anche da Oipa ed Enpa nel testo del ricorso: «Dalle ricostruzioni di quanto avvenuto quella notte, risulta evidente che quella di M57 è stata una forma naturale di reazione dovuta alla paura. L’orso, preso alla sprovvista dall’incontro in piena notte nel suo habitat è stato costretto a un falso attacco. Un comportamento che, a norma del Piano d'azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace), non prevede mai il carcere a vita».

La Sentenza del Consiglio di Stato ribadisce ulteriormente la posizione sostenuta dalle associazioni animaliste: «L'unico elemento raccolto in seguito all'aggressione, vale a dire le dichiarazioni rese dalla signora che si trovava insieme alla vittima, conteneva una serie di elementi (…) tali da far seriamente dubitare del fatto che l’animale avesse aggredito senza essere provocato».

Nella sentenza viene inoltre analizzato più nel dettaglio il comportamento delle persone intervenute in seguito all'aggressione, il quale è ritenuto non consono alla situazione: «L'animale, sorpreso, si sarebbe alzato in piedi: comportamento che viene normalmente indicato dalla letteratura scientifica quale atteggiamento messo in atto per capire cosa sta succedendo, mai di attacco. I soggetti intervenuti, nei minuti immediatamente successivi hanno manifestato condotte normalmente controindicate in presenza degli orsi (correndo contro l’animale e gridando)».

Cattura e captivazione sono avvenute senza il parere di Ispra

Seguendo il testo del Pacobace inoltre, per intervenire attraverso la cattura di un orso, la Provincia Autonoma di Trento è chiamata a informare, entro tre giorni dall'evento, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) il quale, secondo quanto riportato nella sentenza: «Ha chiarito che non è stata trasmessa alcuna richiesta di valutazione tecnica in riferimento all’orso M57, e che pertanto lo scrivente Istituto non ha espresso alcun parere in merito (…) La cattura, ma anche la captivazione permanente dell’esemplare è stata quindi disposta sulla base di una sommaria e carente istruttoria del tutto priva del necessario ed infungibile giudizio dell’ISPRA in merito alla misura più adeguata da adottare sulla base di una corretta valutazione delle caratteristiche sia dell’episodio che dell’animale».

Valutazione del comportamento per rimettere effettivamente M57 in libertà

Nonostante la sentenza del 3 novembre faccia quindi ben sperare per il futuro di M57, vi è però ancora un fattore che potrebbe impedirne la liberazione, ovvero l'ipotesi che la permanenza all'interno del recinto del Casteller in questi 14 mesi ne abbia modificato il comportamento. Il Consiglio di Stato infatti chiarisce che, nonostante le misure adottate abbiano effettivamente seguito un iter non consono, prima della liberazione l'amministrazione sarà chiamata a verificarne la fattibilità valutando l'effettiva sicurezza dell'azione: «Non può infatti escludersi che l’esemplare M57, provato dalla prolungata captivazione, abbia accumulato, in tale contesto di lunga permanenza in un luogo non gradevole, un’aggressività aggiuntiva determinata dalla reclusione in presenza di presupposti carenti, e dalle particolari condizioni della stessa».

«La libertà di M57 va valutata con attenzione, anche perché in questi mesi è stato castrato e questo fattore potrebbe rappresentare un rischio per la sua sicurezza in natura – commenta Massimo Vitturi – La permanenza all'interno del Casteller inoltre aumenta inevitabilmente la confidenza nei confronti degli uomini, complicandone così il ritorno in libertà».

La possibilità che l'animale manifesti comportamenti legati all'aggressività, non è quindi l'unico elemento che ne potrebbe complicare la liberazione dell'animale: «La condizione in cui si trova oggi M57 dovrebbe farci riflettere sul fatto che non si tratta solo di liberare gli animali, questione indubbiamente di grande importanza, ma bisognerebbe proprio evitare di recluderli». Secondo Vitturi infatti, il problema legato alla convivenza con l'orso va affrontato nella sua interezza a partire dalle basi: «Questa sentenza è un ottimo segnale, ma indica ancora una volta che la soluzione va cercata favorendo attivamente una convivenza pacifica tra gli orsi, fuori dalle gabbie, e una popolazione consapevole e informata».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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