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2 Novembre 2021
16:01

Le api possono monitorare la diffusione della Covid-19: l’esperimento del CREA

Le api riescono a intercettare il virus responsabile della Covid-19 mentre sono in volo. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment e dimostrano per la prima volta che questi insetti sono in grado di monitorare i microrganismi patogeni per l’uomo dispersi nell’aria. Le api, grazie a questa capacità, potrebbero essere utilizzate per sorvegliare la situazione epidemiologica e prevedere l’andamento della pandemia.

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Le api riescono a intercettare il virus responsabile della Covid-19 mentre sono in volo. La scoperta è stata fatta durante un esperimento realizzato nell’ambito del progetto BeeNet, coordinato da CREA Agricoltura e Ambiente, il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari, vigilato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali (Mipaaf).

Le api, quindi, grazie a questa capacità, potrebbero essere utilizzate per sorvegliare la situazione epidemiologica e prevedere l’andamento della pandemia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment e dimostrano per la prima volta che questi insetti sono in grado di monitorare i microrganismi patogeni per l’uomo dispersi nell’aria, un’abilità utilissima anche per prevedere la comune influenza.

Il test è stato condotto sulle api bottinatrici di un apiario di Bologna nel Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente del Crea e ha messo in evidenza anche un altro elemento importante. Infatti, non solo le api riescono a intercettare il virus mentre volano grazie alla peluria sul loro corpo, ma in più, si è visto che nessun campione interno è risultato positivo. Motivo per cui, sia le api che il loro prodotto sono esclusi dall’eventuale trasmissione del virus. Dato molto importante per la tranquillità sia degli apicoltori che dei consumatori di miele e polline.

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Come ha spiegato, nelle pagine dello studio, Antonio Nanetti, ricercatore CREA Agricoltura e Ambiente, i risultati incoraggiano a proseguire su questa strada che può diventare rilevante per la salute pubblica. Allo stesso tempo, però, secondo il ricercatore, è necessario anche individuare i limiti di sensibilità di questo metodo nei confronti di vari patogeni aerodispersi, anche in rapporto alle variabili ambientali.

L’Apis mellifera, o ape europea, è la specie più diffusa in Italia e nel mondo. A questa appartengono quattro sottospecie di ape da miele autoctone, la mellifera ligustica, la mellifera mellifera, la mellifera carnica e la mellifera siciliana. È considerata l'ape industriale per eccellenza e svolge diverse attività nel corso della sua esistenza, nell’ambito del nido. Pulitrice, nutrice, produttrice di cera, magazziniera, guardiana, esploratrice e, in ultimo, quello di bottinatrice.

Queste ultime sono quelle che attendono il ritorno delle esploratrici, le quali mostreranno loro la posizione esatta della fioritura. A questo punto le bottinatrici potranno partire poi alla raccolta del nettare e del polline. Per raccogliere più scorte possibili, sono capaci di fare numerosissimi viaggi allontanandosi fino a 5 chilometri dall’alveare.

L’Apis mellifera ligustica, da sempre la più diffusa sul territorio nazionale, oggi purtroppo, è diventata specie a rischio. I motivi principali sono due: il primo riguarda l’uso intensivo dei pesticidi che inquinano l’ambiente e le uccidono. Il secondo, deriva dalla minaccia dell’introduzione di api regine da paesi esteri e da ibridi dal variegato patrimonio genetico molto differente da quello originario, ossia api modificate per l’esclusivo ritorno commerciale. Un problema che può essere contrastato solo da concrete misure di tutela del patrimonio genetico autoctono. E le scelte più virtuose degli apicoltori.

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Simona Sirianni
Giornalista
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