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19 Maggio 2021
9:00

La speciale relazione tra persone autistiche e animali domestici

Da tempo sono noti i benefici che l’uomo può trarre dalla relazione con gli animali domestici, sia per il benessere fisico che psicologico. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che gli animali possano svolgere un ruolo chiave anche nella vita delle persone autistiche. Gli animali possono essere fonti di supporto calmanti, che abbassano i livelli di stress e facilitano l'interazione sociale.

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Articolo a cura Dott.ssa Giorgia Inferrera
Psicologa
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Sono ormai risaputi i benefici che l’uomo può trarre dalla relazione con il proprio animale domestico, a cominciare dall’aumento di livelli di benessere sia fisico che psicologico, ma anche per un miglioramento della regolazione socio-emozionale. Studi recenti hanno dimostrato che gli animali possano svolgere un ruolo molto importante anche nella vita delle persone autistiche: le particolari esigenze di questi individui, infatti, nella maggior parte dei casi sono soddisfatte a pieno dai loro compagni a quattro zampe. Gli animali domestici rappresentano delle fonti di supporto calmanti e non giudicanti, che permettono di abbassare i livelli di stress e facilitano l'interazione sociale.

Le interazioni sociali

Le persone autistiche vivono le relazioni interpersonali in maniera differente rispetto a quelle neurotipiche: una delle caratteristiche di questi individui, infatti, è la difficoltà nelle interazioni sociali, che spesso va a incidere negativamente sia sulla quantità che sulla qualità dei rapporti. A volte, inoltre, si ha grande consapevolezza della difficoltà a creare legami e questo porta a frustrazione, isolamento e più elevati livelli di sintomi depressivi e solitudine confrontati a quelli delle persone non autistiche. Attraverso la relazione con i loro compagni a quattro zampe, le persone autistiche possono arrivare a rapportarsi agli altri più serenamente e questo perché gli animali li aiutano a sentirsi più calmi e sicuri.

Recenti studi hanno dimostrato come gli animali possano facilitare l’espressione sociale nelle persone autistiche non soltanto riducendo i livelli di ansia, ma anche promuovendo l’interazione con altri individui. I benefici, quindi, non si limitano alla specifica relazione con l’animale, ma si ripercuotono su vari aspetti della vita dell’individuo autistico. In particolare, ciò si verifica attraverso: un miglioramento dell’abilità di cercare relazioni sociali, un aumento dell’uso di comportamenti prosociali (come ad esempio guardare negli occhi e parlare alle persone) e una diminuzione di comportamenti socialmente poco desiderabili come lamentarsi e piangere.

Sia chiaro: non si sta dicendo che gli individui autistici per poter stare bene devono somigliare a quelli neurotipici, cercando di riportarli ad una presunta “normalità”. Le persone autistiche hanno le loro caratteristiche che non vanno nascoste o sminuite. Tra l’altro, le persone con autismo non sono tutte uguali, così come non lo sono quelle neurotipiche e magari alcune di loro potrebbero non essere amanti degli animali o semplicemente non desiderare maggiore coinvolgimento nelle relazioni sociali di quello che non hanno già. Ciò che emerge ad oggi è come l’animale possa essere di aiuto al fine di orientarsi nel mondo per alcuni.

Cani e funzionamento familiare

L’adozione di un cane non incide soltanto sulla vita della persona autistica, ma può avere un impatto su tutti i membri della famiglia. In particolare, i caregiver delle persone autistiche presentano generalmente livelli di stress abbastanza elevati, ma la presenza di un cane ne permette, anche in questo caso, la diminuzione. Ciò accade poiché tale animale permette un miglioramento del funzionamento del nucleo familiare in toto, sia che si tratti di una famiglia i cui membri sono tutti neurotipici, sia nel caso in cui sia presente una persona autistica. Inoltre, tra i motivi per cui sono nello specifico i cani ad avere maggiore impatto sul benessere familiare c’è il fatto che, siccome è necessario portarli a spasso, invogliano a uscire e conoscere nuove persone, ma anche a trascorrere più tempo all’aperto, il che a sua volta consente un significativo miglioramento della qualità della vita.

Un elemento chiave: la responsabilità

Sembra che un elemento chiave affinché la persona autistica possa trarre benessere dalla relazione con il proprio animale domestico sia la responsabilità. Non basta che l’animale viva nella stessa casa se poi ad occuparsi di lui è un altro membro della famiglia. I miglioramenti della qualità della vita più consistenti si rilevano, infatti, quando la relazione tra uomo e animale è altamente coinvolgente, intima ed intensa. Gli studi si sono focalizzati anche sui benefici a lungo termine, proprio perché l’adozione di un animale è un impegno che bisogna assumersi con la consapevolezza che non durerà solo qualche mese, ma anni. Ci si è chiesti, quindi, se la riduzione dei livelli di stress e l’aumento dei comportamenti prosociali riguardino soltanto le prime fasi successive all’adozione o se durino per sempre: le ricerche confermano che tali effetti non si esauriscono in poco tempo, ma durano fin quando il cane o il gatto condividono gli spazi di vita con la persona autistica e la sua eventuale famiglia.

Da un punto di vista neurobiologico

Una persona autistica può percepire gli stimoli del mondo esterno in maniera molto diversa dagli individui neurotipici, per questo motivo non è raro che presenti livelli di stress maggiori. Questo perché, fondamentalmente, il mondo è fatto a misura di una persona neurotipica. Tuttavia, sembra che sia sufficiente che un animale sia presente affinché ciò non accada: in un recente studio si è visto come la presenza di animali possa far diminuire lo stress nei bambini autistici. Questi bambini dimostrano livelli di attivazione maggiori comparati a quelli neurotipici, ad eccezione di quando gli animali sono presenti. Quando i bambini autistici si trovano in compagnia dei loro compagni a quattro zampe i loro livelli di stress sono del tutto comparabili a quelli dei bambini con sviluppo tipico. Inoltre, recenti ricerche condotte attraverso le tecniche di neuroimaging hanno mostrato che mentre i giovani neurotipici reagiscono a livello cerebrale in maniera simile sia alle facce umane che a quelle animali, i giovani autistici dimostrano risposte più forti alle facce animali, confermando l’importanza della relazione interspecie nella vita di questi individui.

Temple Grandin: esperta di benessere animale e persona autistica

Quando si parla di autismo e di animali, non si può che fare riferimento a Temple Grandin, professoressa di scienze zootecniche alla Colorado State University e persona autistica. La Grandin è tra i maggiori esperti mondiali di benessere animale applicato alla progettazione di attrezzature per la gestione del bestiame in allevamenti e allo stesso tempo è un importante riferimento per la comunità autistica. Da sempre, infatti, si batte sia per i diritti degli animali che per quelli delle persone autistiche. Quando era piccola, Temple Grandin, in quanto bambina autistica, fu considerata “disabile” e destinata a vivere in un istituto di cura. Fortunatamente all’età di 14 anni, a seguito del divorzio dei genitori, si trasferì con la madre e il suo nuovo compagno in un ranch in Arizona, dove per la prima volta entrò in contatto con il bestiame e il mondo dell’allevamento. A 18 anni progettò e realizzò la sua macchina degli abbracci (hug machine), che ancora oggi utilizza. Si tratta di una struttura formata da due assi di compensato e una panca che suscita in lei una sensazione paragonabile a quella che le persone neurotipiche possono provare durante un abbraccio. Ebbe l’idea dopo aver osservato l’effetto calmante che uno spazio ristretto aveva sugli animali quando dovevano essere visitati dal veterinario e pensò che una situazione simile avrebbe potuto far sperimentare sentimenti piacevoli anche a lei. Temple Grandin iniziò ad essere conosciuta dopo che Oliver Sacks la descrisse nel suo racconto Un antropologo su Marte, inserito all’interno dell’omonimo libro in cui il neurologo racconta di sette suoi pazienti con diverse condizioni neurologiche. La Grandin ha iniziato a lavorare negli allevamenti americani negli anni 70, periodo in cui non vi era nessuna normativa che assicurasse agli animali condizioni dignitose. Grazie al suo lavoro sono stati fatti molti progressi nel campo del benessere animale, tanto che dalla sua vita sono stati tratti un film e un documentario. La Grandin ha lavorato come consulente per le principali compagnie della filiera della zootecnia da carne, tra cui McDonald’s, permettendo di migliorare la gestione e la salute degli animali negli allevamenti ed è stata inserita dal Times nella classifica delle 100 persone più influenti al mondo nel 2010.

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Giorgia Inferrera
Psicologa
Laureata in Psicologia e appassionata fin da piccola di tutto ciò che riguarda il regno animale. Attraverso Kodami ho l'opportunità di scrivere sul modo in cui questi due universi dialogano.
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