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1 Settembre 2021
15:17

Nuove linee guida per gli orsi confidenti in Trentino, gli animalisti fanno ricorso al Tar

Lo scorso 25 giugno la Giunta Provinciale di Trento ha presentato le nuove linee guida per la gestione degli orsi considerati confidenti e "potenzialmente pericolosi". ENPA, LAC, LAV, LNDC , OIPA e WWF Italia hanno dichiarato di aver presentato tre ricorsi al TAR Trentino per chiederne la sospensione.

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Lo scorso 25 giugno la Giunta Provinciale di Trento ha presentato le nuove linee guida per la gestione degli orsi considerati confidenti e "potenzialmente pericolosi". Il documento in questione, fin da subito criticato da parte delle associazioni animaliste, è composto da circa cinquanta pagine nelle quali vengono descritte le condizioni che possono portare all'uccisione dei plantigradi. «Queste linee guida predisposte dalla Provincia di Trento sono solo un intollerabile strumento di morte, non serviranno minimamente a prevenire la presunta confidenza degli orsi con gli esseri umani e gli altrettanto presunti possibili incidenti», dichiarano unite ENPA, LAC, LAV, LNDC , OIPA e WWF Italia  in un comunicato stampa pubblicato il 31 agosto, in cui le associazioni dichiarano di aver presentato tre ricorsi al TAR Trentino per chiederne la sospensione.

Le associazioni animaliste contro i ritardi nella fornitura di cassonetti "anti orso"

Secondo le associazioni animaliste, a rischiare maggiormente a causa delle nuove linee guida saranno M62 e F43. Sono i due orsi che negli ultimi mesi estivi sono stati più volte osservati nelle periferie di alcuni paesi del Trentino occidentale, alla ricerca di cibo, il quale è reso disponibile dall'assenza dei cassonetti "anti orso" che impediscono al plantigrado di fruire liberamente del loro contenuto. «Il problema è ben noto in tutte le zone che ospitano popolazioni di orso, ma la Provincia di Trento lo ha finora colpevolmente sottostimato, cominciando a risolverlo solamente dallo scorso 18 giugno, quando ha approvato una delibera che dispone finalmente una graduale, parziale e lenta, sostituzione dei cassonetti normali – aggiungono le associazioni – Il ritardo è grave e non giustificabile, considerato che gli orsi sono stati reintrodotti proprio dalla Provincia Autonoma in quel territorio oramai dall’anno 2000».

Il tentativo di aggirare il parere di Ispra

Un ulteriore argomento che preoccupa le associazioni animaliste è quello legato all'obbligo di richiesta del parere di Ispra prima di poter intervenire sui plantigradi. Secondo l'Articolo 1 della legge 157/1992 della nostra Costituzione infatti la fauna selvatica è un bene indisponibile dello Stato e le decisioni a riguardo andrebbero prese dall'ente nazionale preposto che in questo caso è appunto l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). La Provincia Autonoma di Trento però, secondo le associazioni animaliste, sta facendo in modo di ottenere sempre maggiore libertà decisionale, agevolata anche dalla Legge Provinciale numero 9 dell 11 luglio 2018, la quale determina l'autonomia della Provincia Autonoma in fatto di misure di prevenzione e d'intervento concernenti i grandi carnivori. Ed è proprio all'interno di questa normativa che si trovano le discusse linee guida aggiornate lo scorso giugno.

Le nuove linee guida individuano tre tipi di azioni, in base a quanto previsto dal Pacobace: leggere, energiche (radiocollare e cattura con successivo spostamento) e infine la rimozione attraverso l'abbattimento. Riguardo le misure "energiche", sarà ancora necessario chiedere il parere a Ispra, il quale però non sarà più vincolante, come riportato nel comunicato stampa del 26 giugno scorso, in cui la Provincia Autonoma di Trento dichiara: «Le linee guida chiariscono lo schema di riferimento per l’applicazione delle “azioni energiche” (abbattimento) nei confronti di esemplari di orsi pericolosi, la cui applicazione, con autorizzazioni o ordinanze, spetta al presidente della Provincia autonoma di Trento».

L'opinione della Lega Antivivisezione

Massimo Vitturi, responsabile dell'area Animali Selvatici della Lega Antivivisezione (LAV), una delle associazioni firmatarie dei ricorsi al Tar, è convinto che a pagare le conseguenze delle nuove linee guida saranno ancora una volta gli animali: «Purtroppo le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 20 anni non sono intervenute per fornire i cassonetti adatti a impedire così all'orso di riconoscere le aree abitate dall'uomo come luoghi in cui trovare cibo – afferma l'attivista – Proprio questa è stata una delle lacune che ha portato sia gli animali che le persone a correre rischi. Ed ora, nonostante l'intervento della giunta Fugatti, la quale a giugno ha stanziato 300 mila euro per una fornitura di bidoni adatti, è troppo tardi e alcuni animali stanno già rischiando di venire prelevati ed uccisi: ecco perché abbiamo chiesto al Tar la censura di queste linee guida che, in caso le azioni di dissuasione con i cani appositamente addestrati e con l'utilizzo di pallottole di gomma non funzionino, gli orsi verranno incontreranno direttamente alla morte».

Foto © Carlo Frapporti – Archivio Servizio Foreste e Fauna PAT

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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