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2 Febbraio 2021
12:55

Viaggio ad Andalo alla ricerca dei bidoni “anti-orso”

L'Assessore all'Agricoltura Giulia Zanotelli dichiara la situazione degli orsi in Trentino "fuori controllo" e sostiene che il nuovo rapporto pubblicato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale consideri la rimozione mediante abbattimento un’opzione necessaria ed inevitabile. Il rapporto evidenzia però anche le carenze che sta dimostrando la provincia di Trento, a partire dalla gestione dei rifiuti nelle aree in cui l'orso è una presenza fissa.

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Gli orsi del Trentino sono tornati sulle cronache nazionali dopo un’affermazione dell’Assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca della provincia di Trento Giulia Zanotelli, che ha commentato il nuovo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) sulla gestione degli orsi problematici così: «La situazione è ormai fuori controllo. La rimozione mediante abbattimento di determinati soggetti problematici diventa un’opzione necessaria ed inevitabile».

Abbiamo chiesto all’Assessore Zanotelli come fosse giunta a questa conclusione ed ha risposto confermando la sua posizione, aggiungendo inoltre che: «Gli orsi in Provincia di Trento hanno raggiunto i 100 individui e il numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni. Non sappiamo ancora quale sia il numero che il nostro territorio è in grado di gestire, ma l’aggressione avvenuta nell’agosto 2020 da parte di M57 ad Andalo ci ha preoccupati particolarmente, perché si tratta della prima aggressione avvenuta da parte di un esemplare maschio e le previsioni dicono che da ora in avanti, ogni anno, almeno un orso presenterà comportamenti potenzialmente pericolosi».

Abbiamo visitato il luogo in cui è avvenuta l’aggressione a cui fa riferimento l’assessore Zanotelli e quello che abbiamo verificato è che nonostante nel comunicato di agosto 2020 era stato sottolineato che «la Provincia, d’intesa con la locale società di gestioni rifiuti, ha attivato 100 siti con più 200 cassonetti anti intrusione orso», i bidoni della spazzatura di Andalo solo raramente sono dotati dei dispositivi di protezione, contrariamente anche a quanto richiesto proprio nel rapporto Ispra cui fa riferimento l’Assessore. Quanto siano importanti questi cassonetti per la salvaguardia degli orsi e per evitare, appunto, che si arrivi a soluzioni così drastiche è di fondamentale importanza.

Il comune di Andalo, la casa dell'orso

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Andalo, la casa dell’orso

Andalo è un piccolo comune del Parco Naturale Adamello Brenta. Un luogo magico tra le Dolomiti che,  fin dagli anni ‘90 sono state individuate come habitat ideale dell'orso, specie re-immessa tra il 1999 e il 2002 grazie al progetto Life Ursus, finanziato anche dall’Unione Europea a seguito di uno studio di fattibilità che aveva dato esito positivo e che aveva individuato come zona di rilascio quella del Parco Naturale Adamello Brenta, di cui fa parte proprio la piccola località alpina. Il Comune di Andalo accoglie i numerosi turisti in arrivo con uno stemma che non lascia dubbi: in questi boschi l'orso è di casa. Lo scudo del simbolo comunale infatti, rappresenta proprio un plantigrado, che proprio qui, tra le Dolomiti di Brenta e Trento, è una presenza costante.

Nella primavera del 2020 però, l’orso M57, noto nella zona per la sua abitudine ad avvicinarsi particolarmente ai territori abitati, ha cominciato a scegliere sempre più spesso il centro di Andalo come luogo di ristoro, probabilmente attirato dai rifiuti contenuti nei bidoni della spazzatura, talvolta accessibili nelle vie del paese. Come è noto, se l'orso trova risorse alimentari sarà portato a ritornare sul luogo del “delitto”. E così è stato anche per M57, il quale era ormai di casa in agosto, quando è avvenuta l’aggressione a cui fa riferimento l’Assessore Zanotelli. L’orso M57, già pochissime ore dopo l’avvenimento, venne catturato e trasportato al Casteller, luogo di detenzione degli orsi “problematici" della provincia di Trento, come confermato in una nota stampa, in cui viene sottolineato inoltre che «negli ultimi anni è stata presa in carico la situazione della gestione dei rifiuti nella zona con l'installazione di circa 100 bidoni cosiddetti “anti – orso” per prevenire il rischio di aggressioni dovute alla presenza di risorse alimentari». Ma allora come è possibile che l’orso scelga proprio di tornare a rifocillarsi ad Andalo?

 Bidoni "anti – orso" e la raccolta dei rifiuti disomogenea nel Trentino occidentale

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Molveno, rifiuti a disposizione dell’orso

La risposta è molto semplice ed è inclusa all’interno del documento ISPRA cui fa riferimento l’Assessore Zanotelli quando afferma che «la rimozione per abbattimento diventa ormai necessaria e inevitabile». Ispra infatti, approfondendo le criticità nella gestione trentina dell’orso, evidenzia la situazione dei bidoni della spazzatura delle zone in cui l’orso è presenza fissa sottolineando che in Trentino occidentale, gli enti e le aziende municipalizzate adottano spesso sistemi diversi per la raccolta e per il trasporto dei rifiuti. «Queste differenze locali nella gestione hanno ad oggi limitato l’efficacia dell'azione preventiva, rendendo disomogenea l’adozione dei sistemi anti-orso da adottare presso i punti di raccolta dei rifiuti», è scritto a pagina 10 del rapporto.

Chiusura "anti-orso"
Cassonetto "anti–orso"

Ispra sottolinea inoltre la necessità di un intervento, ormai indispensabile, di sostituzione dei “vecchi” cassonetti per l’umido presenti sul territorio con cassonetti"anti-orso" e la rimozione di tutte le fonti di cibo di origine antropica disponibili sul territorio «per prevenire il problema del condizionamento alimentare, che spesso porta gli orsi ad avvicinarsi ai centri abitati, adottando così comportamenti confidenti e quindi, potenzialmente pericolosi». Il rapporto ISPRA sottolinea inoltre che «Nell’immediato futuro sarà probabilmente necessario un ulteriore sforzo gestionale per evitare un incremento del numero di animali ‘particolarmente problematici». Per questo motivo, abbiamo deciso di verificare la situazione attuale, anche alla luce delle ultime notizie giunte dalla Val di Non, il luogo poco distante da Andalo, dove nonostante le forti nevicate, qualche settimana fa un orso uscito dal letargo è stato allontanato dalla Guardia Forestale, come riportato nel comunicato stampa della Provincia autonoma, dopo aver provocato danni ad alcune arnie della zona.

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Molveno, il cassonetto a disposizione dell’orso

Bidoni "anti – orso": da Andalo a Molveno ancora pochi

Attraversando le vie delle località di Andalo e Molveno è chiaro però che ancora oggi i  cassonetti della spazzatura mancano spesso di adeguate coperture “anti – orso” e, proprio nei paraggi del luogo dove nell’agosto 2020 è avvenuta l’aggressione, alcuni bidoni risultano colmi e spesso privi dell'adeguato meccanismo di protezione cui fa riferimento Ispra nel rapporto sulla gestione del plantigrado. La stessa situazione si presenta nel comune di Molveno, a pochi chilometri di distanza, dove i cassonetti sono fuori dalle case e nelle zone più frequentate, sebbene la presenza dell’orso sia anche qui stabile. «Siamo in procinto di intervenire ulteriormente per quanto riguarda la gestione dei rifiuti», ha affermato l’assessore Zanotelli a cui abbiamo chiesto spiegazioni riguardo l'ipotesi che l’aggressione di Andalo fosse prevedibile ed evitabile perché  avvenuta per cause legate alle risorse alimentari a disposizione sul territorio. In buona sostanza, mentre la provincia di Trento ragiona sull’ipotesi di passare all’abbattimento degli individui definiti “pericolosi”, i cassonetti della spazzatura nel cuore dell’areale di diffusione dell’animale sono ancora aperti. A questo punto è stringente che l’intervento, ritenuto indispensabile anche da ISPRA, venga attutato: sono già passati 5 mesi dal momento della cattura e reclusione di M57 e addirittura 20 anni dalla re-immissione della specie sul territorio trentino.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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