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11 Agosto 2021
10:28

Il barbagianni (Tyto alba)

Il barbagianni è un rapace notturno che in passato veniva considerato pericoloso dagli esseri umani. Con il passare del tempo questa opinione è cambiata e infatti, spesso gli agricoltori costruiscono cassette apposite per la nidificazione, nella speranza che collabori nella derattizzazione.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il barbagianni (Tyto alba) è un uccello rapace appartenente alla famiglia dei Titonidi. Si tratta di uno Strigiforme ed è quindi un animale prevalentemente notturno. Il suo particolare verso, che assomiglia al russare di un essere umano, è probabilmente alla base del buffo nome. Il termine "barba" in alcuni dialetti della lingua italiana significa infatti "zio", mentre Gianni deriverebbe proprio dal nome Giovanni. Esistono almeno 10 sottospecie di questo rapace diffuso in tutti i continenti fatta eccezione dell'Antartide.

Come è fatto un barbagianni

I barbagianni sono gufi di medie dimensioni caratterizzati da lunghe zampe ricoperte da scarso piumaggio che terminano con le dita dal colore grigio. La grande testa arrotondata che ricorda la forma di un cuore per via del piumaggio, non presenta, a differenza di altri gufi, ciuffi auricolari di piumaggio. Il capo è frontalmente più chiaro, mentre la nuca è di colore marrone con macchie bianche e nere variabili in base alla sottospecie di appartenenza e anche nei singoli individui. La parte inferiore del corpo del barbagianni ha invece un colore bianco grigiastro. Dello stesso colore è anche la coda, la quale è corta e ricoperta di piume lanuginose. Le femmine tendono ad essere più grandi dei maschi (circa 570 grammi di peso, contro i 450 dei maschi). La lunghezza del corpo del barbagianni è di circa 30-40 centimetri e l'apertura alare di un individuo adulto generalmente supera di poco il metro. Si tratta di animali dotati di un ottimo udito e la loro comunicazione è infatti basata su suoni estremamente diversificati tra loro. Gli occhi inoltre, permettono un'ottima visibilità notturna e grazie a questa abilità vengono considerati eccellenti cacciatori crepuscolari.

Habitat e distribuzione

In Europa il barbagianni è diffuso dalla penisola iberica alla Svezia meridionale. Anche in Russia e in Turchia è possibile incontrarli, mentre sono assenti in Islanda e all'interno del circolo polare Artico nei paesi scandinavi. In America settentrionale è possibile incontrarli quasi ovunque ad eccezione dell'Alaska e in alcune zone particolarmente fredde del Canada, paese in cui sono presenti in numero inferiore rispetto agli Stati Uniti. Alcune isole dell'Oceania inoltre hanno introdotto questa specie con l'obiettivo di controllare il numero di roditori, animali di cui si nutre il barbagianni.

La popolazione italiana è stimata in più di 10000 individui maturi, secondo quanto riportato dall'IUCN, sebbene in diverse località del nord del Paese si registri un declino piuttosto marcato della popolazione, come in generale in Pianura Padana dove si sospetta un decremento del 50% negli ultimi 20 anni. In Italia meridionale invece la specie è generalmente stabile o in aumento. Complessivamente la specie, dunque, non raggiunge le soglie necessarie per essere classificata in una categoria di minaccia e viene classificata a Minore Preoccupazione (LC).

L'habitat ideale di questo animale è caratterizzato dalla presenza di cavità adatte alla nidificazione come alberi cavi, ruderi, scogliere, argini o cassette messe a disposizione dagli agricoltori, i quali favoriscono la presenza del rapace in quanto viene considerato un ottimo strumento di gestione dei piccoli roditori. Questa specie è diffusa in ambienti rurali come praterie, paludi e campi agricoli, ma anche nelle zone urbane che dispongano delle caratteristiche indispensabili per la deposizione delle uova, come campanili o grandi spazi abbandonati.

La vita del barbagianni

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Il barbagianni è considerato un superpredatore perché si nutre di insetti ma anche di piccoli mammiferi (talpe e roditori). Un individuo adulto in salute ingerisce mediamente 3 topi al giorno, ma durante il periodo dell'accoppiamento e dello svezzamento il numero di prede aumenta. In questo periodo il maschio offre alla femmina una preda nella speranza di ottenere la sua disponibilità all'accoppiamento e si esibisce inoltre in curiosi voli, con i piedi penzolanti, mentre lei rimane appollaiata. La maggior parte degli individui inizia a riprodursi intorno all'anno di età, anche perché la loro vita, secondo quanto riportato sul sito del Museo di Zoologia dell'Università del Michigan, in natura dura mediamente 2 anni. Molti soggetti, infatti, muoiono nel primo anno d'età, spesso predati da aquile, poiane, falchi pellegrini o allocchi.

Si tratta di animali monogami che possono riprodursi quasi in ogni momento dell'anno a seconda della disponibilità di cibo e tendono ad utilizzare sempre lo stesso nido, il quale viene rivestito dalla femmine di materiale morbido dove deporre le uova (in media 4-7). L'incubazione dura circa un mese, durante il quale è il maschio ad occuparsi di nutrire la femmina. I pulcini vengono covati e nutriti per 25 giorni che seguono la schiusa e in questo periodo la femmina si nutre anche delle feci dei piccoli, in modo da igienizzare il nido. A 50-70 giorni i piccoli sono pronti per il primo volo, ma torneranno a posarsi nel nido dove sono nati fino per altre 7-8 settimane. Solo 3-5 settimane dopo, i pulcini saranno finalmente indipendenti dai genitori.

Che verso fa il barbagianni?

Sebbene il nome di questo animale derivi dal suono roco che emette in determinate circostanze, la gamma di vocalizzazioni del barbagianni include anche un grido acuto decisamente riconoscibile in grado di infastidire la percezione umana. Questo suono ricorda il rumore del vapore che fuoriesce da una pentola fischiando. Questi gufi inoltre emettono un suono specifico durante le attività di caccia, un cinguettio veloce quando è il momento di nutrirsi o per salutare i propri simili.

Il barbagianni e l'uomo

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Questo animale veniva anticamente considerato un essere pericoloso e addirittura portatore di sfortune e malessere. L'origine di queste credenze va ricercata probabilmente nella sua abitudine a cacciare nei pressi dei cimiteri (dove abbondavano i piccoli roditori), in maniera estremamente silenziosa. Il suo verso e lo sguardo dagli occhi scuri inoltre, generava paura e preoccupazione negli esseri umani che invece oggi tendono a considerarlo in maniera positiva proprio per l'aiuto nelle attività di derattizzazione.

Il barbagianni viene considerato rigorosamente protetto dalla Convenzione di Berna e dalla Legge nazionale 11 febbraio 1992, n. 157, art. 2, per la protezione della fauna.

Al giorno d'oggi purtroppo, le rapide trasformazioni dei suoi habitat di nidificazione e la collisione con i veicoli su strada rappresentano rischi importanti per la sopravvivenza di questi animali. La dieta a base di piccoli roditori inoltre, li mette di fronte al rischio di avvelenamento indiretto. Il veleno utilizzato per allontanare i topi, infatti, rischia di uccidere anche i loro predatori.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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