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19 Febbraio 2021
14:49

FIV, il virus dell’immunodeficienza felina

Il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) è una forma di immunosoppressione simile all'AIDS umano. La malattia non sempre viene diagnosticata perché non provoca una sintomatologia tipica negli animali che ne sono affetti. Non esiste inoltre una terapia specifica, ma i gatti infetti possono avere un'aspettativa di vita simile a quelli sani.

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Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Articolo a cura del Prof. Giuseppe Borzacchiello
Medico Veterinario e Professore universitario, esperto di patologia animale
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Il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) è causa di una forma di immunosoppressione nei gatti molto simile alla sindrome da immunodeficienza umana (AIDS). Gli animali infetti non hanno una sintomatologia tipica per cui la malattia non sempre viene diagnosticata. Ai fini della prevenzione è importante evitare il contatto tra gatti.

Cause

FIV è un virus che infetta i gatti con il sangue e la saliva attraverso i morsi e graffi, pertanto gli animali più colpiti sono maschi interi ad attitudine dominante. I gatti che vivono in casa e che non hanno contatti esterni difficilmente si ammalano. Più rara la via di trasmissione sessuale.

Sintomi

Il virus infetta alcune cellule del sistema immunitario (linfociti) e, una volta entrato nell’organismo, si localizza nei linfonodi dando luogo ad un loro ingrossamento (linfoadenomegalia) che non sempre è visibile; durante questa fase l’animale può manifestare febbre. La malattia evolve attraverso una lunga fase in cui l’animale non manifesta segni clinici oppure manifesta segni aspecifici quali perdita di peso, letargia e anoressia. L’infezione progredisce verso una fase di immunosoppressione che predispone gli animali ad infezioni ricorrenti spesso a livello delle gengive e della bocca (gengiviti e stomatiti), talvolta si manifestano disturbi respiratori e sintomi generali quali riduzione del peso corporeo, diarrea e più raramente sintomi neurologici.

Diagnosi

Gli animali venuti a contatto con FIV sviluppano anticorpi. Pertanto, ai fini diagnostici si può ricorrere ad un esame sierologico per rilevare la presenza di anticorpi specifici.

Le gatte infette trasferiscono anticorpi alla prole per cui si consiglia, ai fini della diagnosi di infezione, di testare gattini di età superiore ai sei mesi d’età. Inoltre, prima di testare un animale bisogna sapere se è stato vaccinato in quanto i test non distinguono anticorpi da vaccinazione o da infezione naturale. I gatti che risultano negativi al test ma che hanno avuto contatti con animali FIV positivi vanno sempre riesaminati dopo un periodo di circa 60 giorni che è il tempo massimo entro il quale l’animale produce anticorpi.

Trattamento e prognosi

Non esiste una terapia specifica contro il FIV. I gatti infetti possono avere un’aspettativa di vita simile a quella degli animali FIV negativi. Tuttavia, se gli animali presentano segni ricorrenti di infezione o febbre allora la prognosi è meno favorevole. E’ consigliabile monitorare lo stato di salute dei gatti infetti e confinarli in ambienti domestici per limitare la possibilità di infettare altri animali. Inoltre, al fine di ridurre la possibilità di infezioni, si consiglia di non somministrare cibo crudo per evitare infezioni batteriche.

Prevenzione

L’unico modo di prevenire la malattia è proteggere animali sani dal contatto con altri gatti. Pertanto, qualsiasi animale che viene introdotto in un ambiente già popolato da altri conspecifici deve essere testato per verificare se è infetto o meno. La biologia dell’infezione da FIV è sovrapponibile all’AIDS ma non ci sono rischi di trasmissione del FIV all’uomo.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Giuseppe Borzacchiello
Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Sono professore universitario di ruolo presso il Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II e titolare della cattedra di Fisiopatologia degli animali domestici. Ho insegnato in diverse Università italiane, corsi di perfezionamento e master universitari. Appassionato di animali e di cani in particolare, mi occupo da oltre vent’anni di ricerca scientifica nel campo della patologia spontanea degli animali domestici e di tematiche inerenti l’oncologia comparata.
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