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Kodami Call

Cos’è il virus di Marburg che viene dai pipistrelli e che si sta diffondendo in Africa

Recenti nuovi focolai di virus di Marburg in Guinea Equatoriale e Tanzania stanno facendo crescere l'allerta. Il virus proveniente dai pipistrelli della frutta è infatti caratterizzato da un'elevata letalità, tuttavia il rischio di un'eventuale diffusione più ampia rimane per il momento ancora molto basso.

5 Aprile 2023
15:04
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Nelle ultime settimane è aumentata l'attenzione globale per la recente diffusione in Africa del virus di Marburg, un virus proveniente dai pipistrelli della frutta e molto simile a Ebola sia per quanto riguarda la malattia e i sintomi che causa che per gli elevati tassi di letalità. Recenti focolai sono stati infatti confermati tra Guinea Equatoriale e Tanzania e sta crescendo l'allerta anche in altri paesi, come in Burundi e in Gabon. L?attenzione da parte delle autorità sanitarie, tra cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è perciò molto alta, facciamo quindi chiarezza sulla potenziale diffusione di questo virus, senza sfociare in pericolosi allarmismi.

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Il Marburg marburgvirus (MARV) appartiene alla stessa famiglia del virus Ebola, Filoviridae, e causa la cosiddetta malattia da virus Marburg (MVD), precedentemente conosciuta anche come febbre emorragica di Marburg. Il virus fu descritto la prima volta nel 1967, in seguito a due epidemie di febbre emorragica avvenute simultaneamente in alcuni laboratori in Germania, a Francoforte e appunto Marburg, e a Belgrado, in Serbia. All'epoca ci furono 31 infezioni con 7 morti e da allora si sono registrati sporadici focolai isolati in diversi paesi dell'Africa subsahariana oppure in viaggiatori al rientro da questi paesi.

I sintomi della malattia comprendono febbre molto alta, mal di testa, gravi problemi intestinali e dolori addominali e successivamente possono emergere anche sintomi e segni neurologici come disorientamento, agitazione, convulsioni e stato comatoso. Come per Ebola, il tasso di letalità è molto alto e si aggira intorno al 50%, anche se può variare molto a seconda dei ceppi e dei trattamenti, toccando anche punte dell'88%. Il trattamento precoce può infatti migliorare sensibilmente le possibilità di sopravvivenza. Per quanto riguarda le forme letali, invece, il decesso avviene tra gli 8 e i 16 giorni dalla comparsa dei sintomi ed è riconducibile alla disidratazione, alle emorragie interne e all"insufficienza multiorgano.

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Il virus ha come serbatoi naturali i pipistrelli, in particolare il pipistrello della frutta egiziano (Rousettus aegyptiacus)

Secondo l'OMS, questo virus colpisce sia umani che altri primati e come il SARS-CoV-2 ha probabilmente come serbatoi naturali i pipistrelli, in particolare il pipistrello della frutta egiziano (Rousettus aegyptiacus), molto comuni anche in caverne e miniere a stretto contatto con gli umani. Il contagio tra le persone avviene tramite contatto diretto con sangue, secrezioni o altri fluidi corporei. Attualmente non esistono trattamenti antivirali specifici né vaccini e la malattia viene trattata con terapia di supporto come il mantenimento dell'idratazione e degli elettroliti, trasfusioni ematiche e ossigenoterapia.

La preoccupazione intorno alla potenziale diffusione di questo virus è cresciuta in seguito alla conferma di piccoli focolai recenti. Tra febbraio e marzo, infatti, sono stati confermati nove casi di malattia da virus Marburg in Guinea Equatoriale e otto in Tanzania, che hanno causato rispettivamente sette e cinque decessi. Sono però in corso altre analisi per potenziali nuovi casi, anche il Burundi potrebbe essere coinvolto, e considerando che i casi sono stati registrati in aree molto distanti tra loro, si teme che il virus possa essere molto più diffuso di quanto sappiamo.

I numeri sono quindi destinati probabilmente ad aumentare e proprio per questo l'OMS sta monitorando con molta attenzione la situazione e si è già attivata per aumentare i test e le attività di sorveglianza e prevenzione insieme alle autorità sanitarie locali. Sono inoltre in corso anche ulteriori indagini epidemiologiche in Camerun e Gabon e si sta già lavorando per rafforzare la consapevolezza pubblica pianificando azioni e interventi rapidi finalizzati a frenare l'ulteriore ed eventuale diffusione del virus.

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L’attenzione sulla vicenda è perciò giustificata, tuttavia occorre molta cautela prima di parlare di eventuali nuove pandemie e rischi globali

Matshidiso Moeti, Direttrice Regionale per l'Africa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che si sta lavorando per aumentare rapidamente le misure di controllo in Tanzania e che l'esperienza e i progressi ottenuti con la pandemia da COVID-19 saranno certamente d'aiuto per affrontare anche questa ulteriore sfida. Nel frattempo anche i Centri statunitensi per il Controllo e la prevenzione delle Malattie (CDC) stanno monitorando la situazione e hanno già inviato, come l'OMS, personale di supporto per aiutare a contenere i focolai in Africa.

L'attenzione sulla vicenda è perciò giustificata, tuttavia occorre molta cautela prima di parlare di eventuali nuove pandemie e rischi globali. Attualmente, i focolai sono piuttosto confinati e contenuti, tutto ciò vuol dire il rischio di una eventuale diffusione più ampia, anche fuori da continente africano, rimane per il momento ancora molto basso. Occorrerà però monitorare la situazione con ulteriori indagini, analisi epidemiologiche e conferme di nuovi casi, senza però sfociare in pericolosi allarmismi.

In caso di viaggi nei paesi coinvolti, evitare il contatto con persone che mostrano sintomi e prestare molta attenzione per l'eventuale comparsa di sintomatologie anche per tre settimane dopo aver lasciato questi paesi. Queste piccole misure di prevenzione sono molto importanti e limitano di molto la diffusione del virus aiutando a proteggere l'incolumità pubblica.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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