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18 Luglio 2022
12:46

È giusto dare dei bocconcini per premiare il cane?

L’abitudine di utilizzare dei bocconcini per premiare i nostri cani è sempre più diffusa ma l'utilizzo dei premi come rinforzo positivo può avere delle controindicazioni.

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L’abitudine di utilizzare dei bocconcini per premiare i nostri cani per qualche loro comportamento si è negli ultimi decenni sempre più diffusa e sempre più fa parte delle abitudini di molti umani nella relazione con il loro compagno di vita. In tutti i negozi che vendono prodotti per animali, negli shop on line e anche nei supermercati e nei discount possiamo trovare appositi scaffali, ma anche interi settori dedicati a questo genere di prodotti. Premietti, snack, articoli per la masticazione e così via si sono ritagliati una buona fascia di mercato tanto da essere commercializzati alla stessa stregua di quelli che sono i prodotti primari come cibo, collari e pettorine. Avvolti in packaging accattivanti possiamo trovarli in tutti i formati, dalle piccole monodosi fino ai sacchi da uno o più chilogrammi: in forma di stick, caramelle, striscette o diversi altri formati.

Sono davvero utili i bocconcini?

Al di là di quello che è un uso più tecnico, per esempio nel training in ambito sportivo o in diverse discipline cinotecniche, dove l’uso dei premi come rinforzo positivo viene impiegato nella costruzione di comportamenti estremamente complessi e articolati (nell’agility, nella dog dance, ma anche nella preparazione dei cani che si occupano di assistenza per fare qualche esempio) è molto diffusa l’idea che attraverso un premio alimentare sia possibile insegnare ai nostri amici molte delle attività che vorremmo facessero nella loro vita quotidiana.

E così l’abitudine di usare piccoli snack viene inserita fin da cuccioli. Molti cani vengono premiati ad esempio le prime volte che fanno i loro bisogni fuori di casa, oppure appena smettono di fare qualcosa che non ci è gradito come il saltare addosso, il rosicchiare qualche mobile o qualche suppellettile o anche quando ci restano vicini al guinzaglio e in mille altre situazioni. In altre parole si tende in molti casi a pensare che il cosiddetto premietto sia uno strumento centrale nell’educazione del cane.

Ma è realmente così? O se ne potrebbe in certi casi anche fare a meno? E soprattutto ci sono dei rischi (al di là del fatto che possano far male fisicamente se non di buona qualità, perché sì, anche per i cani esistono i cosiddetti "cibi spazzatura") in un uso esagerato o non consapevole di questo strumento?

Dal punto di vista del cane

Una prima considerazione va fatta proprio sui cani: per molti di loro (anche se non per tutti) lo stimolo alimentare riveste una importanza primaria. Un bocconcino appetitoso può essere fonte di grande interesse e in molti casi i nostri amici sono disponibili a lasciare ciò che stavano facendo se vedono che gli stiamo offrendo qualcosa di succulento. Inoltre, se comprendono che il cibo arriverà a seguito di un loro particolare comportamento, si ingegneranno in molti casi per capire qual è quel comportamento e ce lo riproporranno per ottenere il loro obbiettivo.

E tuttavia, sebbene questo possa sembrare un fatto positivo, e in varie situazioni potrebbe effettivamente esserlo, può esserci un rovescio della medaglia. Da una parte infatti un cane potrebbe sempre trovare qualcosa che per lui è più interessante in un dato momento (specie se è abituato a ricevere molti premietti durante la giornata). E allora non ci sarà bocconcino che tenga: deciderà di fare ciò che per lui in quel momento è più interessante. Questo potrebbe succedere ad esempio quando incontra un altro cane o un odore da inseguire o magari quando ha trovato in terra qualcosa di ancor più appetitoso.

Dall’altra parte, anche quando il nostro amico imparerà che per ottenere il premio dovrà mettere in atto un certo comportamento non potremo mai essere sicuri che questo sarà esattamente quello da noi desiderato. Paradossalmente, anzi, alle volte potrebbe accadere anche il contrario. Se per esempio imparerà che lo premieremo tutte le volte che lascia i calzini che ci ha rubato potrebbe imparare a rubarci i calzini proprio perché lasciandoli poi saprà di ricevere qualcosa di buono.

Insomma, i cani sono animali intelligenti e non dovremmo mai pensare che basti un semplice bocconcino per ottenere tutto ciò che vogliamo. La relazione è una cosa complessa e ci vuole grande impegno per costruirla in modo profondo e senza equivoci. L’uso dei bocconcini può essere una parte, ma mai può basarsi tutto su questo.

Come dunque possiamo approcciarci ad un uso corretto dei premi alimentari e in quali occasioni può essere utile questo tipo di risorsa? Con delle dovute precisazioni e con una buona dose di consapevolezza un buon bocconcino può essere utile in diverse situazioni. Proviamo a fare qualche esempio.

Imparare delle abitudini

I premietti possono essere utili nell’insegnare delle abitudini. In questi casi però forse può essere utile fare una distinzione tra due parole che spesso tendiamo a confondere: queste sono premiare e gratificare. Quando il nostro amico fa qualcosa che ci piace, o che in una data situazione reputiamo corretto, il modo migliore per fargli capire che quello è il comportamento che ci aspettiamo da lui è dimostrargli in tutti i modi che siamo contenti. È il nostro atteggiamento la cosa più importante, le emozioni di gioia che riusciamo a trasmettergli e il come lo rendiamo partecipe del nostro stato d’animo.

In questi casi noi non lo stiamo premiando, ma lo stiamo gratificando. In parole semplici l’obbiettivo non è che il nostro amico pensi che se si comporta in un certo modo ne avrà qualcosa in cambio, ma che si senta soddisfatto di sé stesso poiché ci ha reso felici. Certo, potremo anche aggiungere in dono qualcosa di buono (e certo ciò lo può rendere ancora più felice), ma non dovrebbe essere questa la cosa centrale. Così potremo insegnare abitudini come lo starci accanto in passeggiata, il tornare al richiamo, il darci attenzione quando ci rivolgiamo a lui e tanto altro.

Si possono usare i bocconcini per insegnare al cane a fare i bisogni fuori di casa?

È quasi del tutto superfluo, invece, l’uso di bocconcini nell’insegnare ad un cucciolo a fare i propri bisogni fuori di casa. Il non sporcare nel luogo in cui vivono è infatti del tutto naturale per questa specie e, se ciò accade, è nella maggior parte dei casi quando è loro preclusa la possibilità di uscire. Per comprendere questo aspetto bisogna pensare che uno dei primi comportamenti dei cuccioli, non appena sono in grado di muoversi sulle proprie zampe, è proprio quello di allontanarsi dalla propria tana per fare i bisogni, inizialmente solo di pochi passi, poi sempre più lontano.

Il nostro compito di umani dunque è semplicemente quello di favorire questa naturale propensione dando loro la possibilità di uscire quante più volte possibile e, in particolare, nei momenti in cui è più probabile che sentano i loro stimoli, ovvero dopo aver mangiato, dopo aver dormito o dopo una sessione di giochi.

Certo anche in questi casi potrà essere utile gratificare il nostro amico, magari con un “bravo” o facendogli dei complimenti nel momento in cui farà i suoi bisogni nel luogo giusto, ma questo sarà in molti casi più che sufficiente. Mentre non ci dovremo assolutamente arrabbiare quando ciò non avverrà perché dobbiamo essere consapevoli che fino a circa 6/7 mesi non avranno ancora un pieno controllo dei loro sfinteri. Semplicemente dovremo capire che forse andrà aumentata la frequenza delle uscite.

Può essere utile offrire dei bocconcini ad un cane sconosciuto per farselo amico?

Vi è poi un altro aspetto spesso dibattuto e anche in questo caso la risposta non è scontata. L’offerta di cibo per avvicinare altri animali è un’abitudine estremamente radicata per la nostra specie e probabilmente, diversi millenni fa, essa è stata alla base anche dei processi di domesticazione. Questa è un’abitudine che conserviamo anche nei rapporti tra umani. Per esempio offriamo cibo a chi ci viene a trovare, o invitiamo qualcuno a mangiare quando vogliamo far colpo o fare amicizia. Insomma riteniamo che davanti a qualcosa di prelibato tutto possa essere più semplice. Questo è assolutamente vero e il gusto è sicuramente uno dei sensi maggiormente in grado di suscitare emozioni positive e che predispongono ad uno stato di apertura.

Ma anche in questo caso non dobbiamo illuderci che ciò sia sempre sufficiente. E così, esattamente come una persona potrebbe renderci assolutamente indigesta anche la pietanza più buona se poi il suo atteggiamento è antipatico o scostante mentre la stiamo consumando, allo stesso modo per un cane anche il bocconcino più prelibato non otterrà l’effetto desiderato se non rispetteremo il giusto “galateo” col nostro comportamento.

In particolare quello a cui dovremo stare maggiormente attenti, specie se notiamo in lui qualche forma di diffidenza, è non fargli pensare che in qualche modo lo vogliamo “fregare”, per esempio allungando le mani per toccarlo non appena si avvicina un po’. Questo è il modo migliore per perdere la sua fiducia e allontanarlo ulteriormente. Insomma, anche in questo caso, un bocconcino può essere d’aiuto, ma il saper rispettare l’altro, le sue indecisioni o le sue fragilità è la cosa più importante.

Per concludere, sebbene l’uso di cibo può essere considerato un buon facilitatore in molte situazioni non dobbiamo mai dimenticare che la cosa più importante è il nostro comportamento, il far capire al cane le nostre intenzioni e il costruire una relazione sincera e priva di equivoci. Perché i cani sono esseri senzienti e sociali e non possiamo trattarli come delle macchinette nelle quali è sufficiente inserire un gettone.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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