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20 Gennaio 2023
11:30

Come insegnare ai bambini ad amare gli animali?

Bisognerebbe cercare di trasmettere ai bambini l’amore verso tutti gli animali e non soltanto per determinate specie, anche se potrebbe risultare piuttosto difficile. Vediamo insieme come fare per insegnare ai bambini ad amare gli animali.

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Articolo a cura di Giorgia Inferrera
Dottoressa in Scienze e tecniche psicologiche
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Bisognerebbe cercare di trasmettere ai bambini l’amore verso tutti gli animali e non soltanto per determinate specie, anche se tale obiettivo potrebbe risultare piuttosto difficile da perseguire. L’amore per alcuni animali, infatti, così come la paura per altri, potrebbe essere tramandato geneticamente secondo un processo di tipo evoluzionistico. Vediamo insieme come fare per insegnare ai bambini ad amare gli animali.

Dare il buon esempio

Spesso sui social network capita di vedere video di bambini e cani che dormono abbracciati e che sembrano, almeno a prima vista, amarsi incondizionatamente e trascorrere la maggior parte del tempo insieme. Altre volte, invece, i più piccoli temono gli animali o addirittura arrivano a far loro del male. Le ragioni per cui i bambini provano o meno amore per gli animali sono svariate e dipendono sicuramente dal contesto in cui vivono oltre che da ciò che viene loro insegnato.

I più piccoli sono attenti alla realtà intorno a loro e tendono, anche inconsapevolmente, ad interiorizzare le modalità attraverso cui i genitori e altri adulti per loro significativi interagiscono con gli animali. Bisognerebbe cercare di dare sempre il buon esempio poiché l'importanza che viene attribuita al benessere di tutto il regno animale spesso viene trasmessa ai figli che finiscono per replicare ciò a cui sono maggiormente abituati.

Amare tutti gli animali

Quando parliamo di amore per gli animali non ci riferiamo soltanto a quelli domestici ed è importante che i bambini imparino a nutrire rispetto non soltanto verso gatti e cani ma anche verso quegli animali che, a prima vista, potrebbero non piacere o non risultare simpatici. Risulta assolutamente necessario, infatti, dare il buon esempio non soltanto in relazione a gatti e cani, ma mostrare ai nostri figli come agire nei confronti di tutte le specie.

Tale dimensione non rientra soltanto nell'educazione in senso lato ma ha risvolti di tipo etico e va ad incidere sullo sviluppo della morale. Sarebbe importante, ad esempio, spiegare ai più piccoli che determinati comportamenti, come mangiare quantità eccessive di carne o visitare gli zoo, possono essere nocivi per gli animali anche se gli effetti negativi che ne derivano non sono immediatamente tangibili.

L'insegnamento di determinati valori potrebbe essere visto come un processo di tipo graduale. In questo senso, una buona idea è quella di incoraggiare il bambino ad amare, in un primo tempo, gli animali domestici e quelli comunemente considerati più “carini” per poi estendere tale sentimento a tutto il regno animale. Questo perché è molto più frequente che ad un bambino piaccia un cagnolino piuttosto che un ragno ed è giusto, quindi, farlo prima avvicinare alle specie verso cui mostra più interesse.

Inoltre, per i più piccoli potrebbe risultare complicato provare affetto verso, ad esempio, un leone, animale che probabilmente non ha mai visto concretamente e con cui non ha mai interagito. È molto più probabile, invece, che un bambino abbia l’occasione di incontrare un gatto ed è proprio da lì che si potrebbe partire per permettere l’affiorare di sentimenti di cura nei confronti degli animali in generale.

Promuovere l'empatia

A volte i bambini considerano gli animali alla stregua di pupazzi più che di esseri viventi, mettendo in atto nei loro confronti tutta una serie di comportamenti poco rispettosi, che vanno dal non tenere conto dei bisogni fino ad arrivare al maltrattamento vero e proprio. Inoltre, a volte i bambini potrebbero voler visitare zoo o delfinari, magari anche per imitare gli altri coetanei, senza tenere conto che spesso queste strutture non tengono sufficientemente in considerazione il benessere animale.

In tutti questi casi viene meno un aspetto fondamentale delle relazioni con gli altri (umani o animali che siano) ovvero l’empatia. È molto più comune che un bambino faccia volontariamente del male all’animale se nessuno gli spiega che quest’ultimo è in grado di soffrire proprio come gli esseri umani. Per questo motivo, se si intende trasmettere ai propri figli l’amore nei confronti degli animali è necessario insegnare loro ad assumere un’altra prospettiva, aiutandoli ad immedesimarsi, ad esempio, nel cane o nel gatto che hanno di fronte.

Lavorare su questo aspetto potrebbe rivelarsi funzionale al benessere dell’animale, ma anche a quello del bambino. Tale processo, infatti, oltre che promuovere l’empatia, permette anche di acquisire quello che viene definito perspective taking, ovvero l’abilità di comprendere pensieri, sentimenti e prospettive altrui. Man mano che il bambino cresce, poi, acquisirà un livello di maturità tale da provare empatia non soltanto verso gli animali che ha immediatamente di fronte e potrà diventare più sensibile rispetto alla sofferenza di tutti gli animali inclusi, ad esempio, quelli comunemente definiti da macello.

Perché alcuni animali ci piacciono più di altri?

Come già detto, bisognerebbe cercare di trasmettere ai bambini l’amore verso tutti gli animali e non soltanto per determinate specie, anche se tale obiettivo potrebbe risultare piuttosto difficile da perseguire. L’amore per alcuni animali, così come la paura per altri, potrebbe essere per noi qualcosa di spontaneo e del tutto naturale. Gli esseri umani, infatti, sviluppano molto precocemente (probabilmente già verso i tre anni) una preferenza per quella configurazione di caratteristiche che viene definita Kindchenschema (schema infantile). Questo è il motivo per cui l’aspetto di alcuni animali, specialmente se cuccioli, suscita in noi una genuina tenerezza. È possibile, infatti, che alcuni tipi di specie evochino una risposta emotiva che, a sua volta, induce quei comportamenti di cura che fin da piccoli mettiamo in atto nei confronti degli animali. Tale disposizione è presumibilmente adattiva perché è la stessa che motiva gli adulti ad occuparsi dei bisogni dei propri figli garantendo, in questo modo, la sopravvivenza della specie.

Allo stesso modo, alcuni animali sono temuti molto più di frequente rispetto ad altri perché la specie umana potrebbe essere predisposta a sviluppare alcune fobie, che potrebbero essere tramandate geneticamente attraverso un processo di tipo evoluzionistico. Bisogna pensare, infatti, che tra i nostri antenati, coloro che imparavano più rapidamente a temere gli animali pericolosi, come i serpenti o alcuni insetti velenosi, avevano più probabilità di sopravvivere. È possibile, quindi, che abbiamo ereditato dai nostri progenitori la paura per alcuni animali potenzialmente letali e che tali fobie rappresentino un carattere adattivo, molto più utile alla sopravvivenza della specie rispetto alla paura di animali che sono, invece, del tutto innocui.

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Giorgia Inferrera
Psicologa
Laureata in Psicologia e appassionata fin da piccola di tutto ciò che riguarda il regno animale. Attraverso Kodami ho l'opportunità di scrivere sul modo in cui questi due universi dialogano.
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