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4 Giugno 2022
9:00

Cosa sono davvero i delfinari

I delfinari sono acquari per delfini destinati alla loro cattività. La cattività rende impossibile garantire anche solo il minimo benessere dei cetacei il cui comportamento naturale viene profondamente modificato. Approfondiamo l’argomento dei delfinari per capire meglio in cosa consistono e cosa comportano per gli animali.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una recensione postata su una famosa piattaforma, volta a criticare il delfinario e lo zoo di Barcellona, in Spagna.

La recensione riporta: “In generale lo zoo va bene, ma anni fa offrivano spettacoli per i bambini. Ora il delfinario è una vera pena. Non c'è nessuna orca e non puoi vedere nessuno spettacolo di delfini. In realtà quasi non si vedono. Devi aspettare in piedi, sperando che qualcuno decida di apparire da dentro la piscina. Non c'è nemmeno uno spettacolo con gli uccelli, come il classico dei pappagalli di tutta vita. Vedi animali nelle loro gabbie, ma nulla di speciale.”

Da queste parole traspare la necessità di un turista pagante di essere intrattenuto da spettacoli con animali e, ancor più grave, traspare il suo modello educativo verso i figli. Nell’era in cui sono numerosi gli sforzi per cambiare la nostra posizione verso la cattività e la spettacolarizzazione degli animali, leggere queste parole è stato davvero triste.

Approfondiamo l’argomento dei delfinari per capire meglio in cosa consistono e cosa comportano per gli animali.

I delfinari, centri per la cattività dei cetacei

I delfinari sono centri costituiti da piscine, ed altre installazioni, destinati alla cattività dei cetacei (delfini, orche, beluga) e alcuni pinnipedi come foche e leoni marini, dove gli animali sono protagonisti di spettacoli quotidiani per l'intrattenimento dei visitatori, per servizi fotografici e per le interazioni in acqua.

Queste strutture possono risiedere sia all’interno dei giardini zoologici che nei parchi acquatici.

Giappone, Cina, Stati Uniti, Messico, Russia, Ucraina e Spagna sono i 7 paesi con il maggior numero di delfinari. In Europa, dove se ne contano circa 35, la Spagna è in cima alla lista con 12 delfinari. L’Italia ne conta “solo” 4.

Paesi come Costa Rica, Cile e India hanno già vietato il mantenimento dei cetacei in cattività. Altri sono riusciti a eliminare i delfinari vietando l'importazione di nuovi animali (Svizzera) o imponendo requisiti troppo severi per consentire ai centri di rispettare la legge (Regno Unito).

Per la normativa europea, i delfinari, come i giardini zoologici e gli acquari, dovrebbero avere un ruolo nell'istruzione, nella ricerca e nella conservazione. Inoltre, gli animali dovrebbero essere sistemati in condizioni tali da soddisfare le loro esigenze biologiche e non dovrebbero essere ammessi ad essere utilizzati per spettacoli o altre attività che siano chiaramente lontane dai compiti educativi. Queste condizioni sono sistematicamente violate.

Gli spettacoli

Gli spettacoli, erroneamente ed ingannevolmente definiti “spettacoli educativi”, sono la principale forma di attrazione per i visitatori dei delfinari. Mentre gli animali si esibiscono, a cambio di pesci congelati, la musica di sottofondo a volume altissimo è costante ed accompagnata dalle grida e gli applausi delle persone comodamente sedute in tribuna.

Affinché un delfino, o altro animale, possa eseguire questi esercizi, deve essere addestrato per diversi mesi e assumere il suo ruolo di obbedienza e sottomissione a cospetto delle persone. Nel migliore dei casi, viene utilizzato il rinforzo positivo (una tecnica che consiste nel premiare le azioni desiderate di solito fornendo cibo). Purtroppo, ci sono ancora allenatori che usano la forza per costringere gli animali ad agire.

Gli animali devono eseguire scenografie di salti consecutivi o salti molto alti, ruotare su sé stessi o scivolare fuori dall'acqua ai bordi della piscina, spruzzare acqua con le pinne, giocare con oggetti, eccetera. È molto comune vedere anche coreografie dove i cetacei devono spingere gli allenatori dai piedi lungo tutta la piscina o come vengono utilizzati come tavole da surf o usati per tirare piccole imbarcazioni dove siedono i bambini. Ci sono centri in cui fanno anche spettacoli di nuoto sincronizzato e danza con i delfini.

Nonostante sia comune vedere delfini che eseguono acrobazie, queste si svolgono anche con beluga e orche. Queste, animali di 4-5 tonnellate di peso sono diventati, ad esempio, le stelle della multinazionale SeaWorld, impresa fortemente criticata anche attraverso un documentario per le dubbie pratiche etiche e la pericolosità delle interazioni con gli animali.

Di solito gli animali svolgono 2 o 3 spettacoli al giorno che, in alta stagione e con una maggiore affluenza del pubblico, possono aumentare fino a 5 o 6, soprattutto in estate. Oltre agli spettacoli, in alta stagione aumentano anche il numero di sessioni fotografiche e interazioni tra visitatori e animali.

Le interazioni sono particolarmente popolari in luoghi molto turistici come il Messico, dove sono regolarmente offerti nei pacchetti promozionali e anche dagli hotel. I visitatori che scelgono di pagare la tariffa più alta, possono immergersi in piscina e nuotare o interagire con gli animali. Tutte queste attività comportano rischi fisici sia per l'uomo che per i delfini e la possibilità di trasmissione di malattie zoonotiche. Non c'è da stupirsi, quindi, che i centri che offrono queste attività facciano firmare un documento per esonerarsi da ogni responsabilità in caso di incidenti. 

La provenienza degli animali  

Gli animali possono arrivare in questi centri per tre vie diverse:

  • direttamente dalla natura, a seguito di cattura;
  • trasportati da un altro acquario o delfinario;
  • nascere nello stesso centro.

Nonostante i divieti imposti dalla legislazione europea (Regolamento CE 338/97 relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio (CITES)), tutt'oggi delfini, orche e beluga continuano ad essere catturati per rifornire i centri, sia per aggiungere nuovi esemplari o a causa del fallimento dei programmi di riproduzione. Un triste esempio sono le catture di alcuni esemplari e dei giovani che avvengono durante i massacri dell'isola giapponese di Taiji. I delfinari, come quelli in Egitto, che acquistano questi animali, e i loro visitatori, sono quindi complici della strage.

Come accade durante le catture, anche gli animali spostati da un centro ad un altro vengono improvvisamente separati dalle loro famiglie, con le quali, in natura, di solito trascorrono tutta la vita. Durante il trasporto, devono resistere molte ore su rimorchi di dimensioni minime e con una quantità d'acqua sufficiente per non morire. Tuttavia, a volte, gli animali non riescono a sopravvivere e muoiono prima di raggiungere la loro destinazione.

Anche l'adattamento al nuovo centro non è facile: devono abituarsi a uno spazio nuovo, a nuovi allenatori e a tecniche di allenamento diverse, e devono integrarsi in un gruppo di animali che non hanno scelto. Questo provoca loro molto stress, soprattutto a causa dell'adattamento al nuovo gruppo che di solito comporta forti litigi e/o emarginazione di individui.

Gli animali nati in cattività trascorrono un po' di tempo con la madre e, se sono fortunati, possono rimanere con lei per il resto della loro vita. Tuttavia, le femmine che diventano madri in cattività spesso rifiutano i piccoli, non avendo imparato in natura che cos'è la maternità e come prendersi cura dei neonati. Per questo motivo, molti cuccioli finiscono per dover essere separati ed essere nutriti dagli allenatori con i biberon.

La riproduzione nei delfinari è gestita dall'uomo, attraverso il controllo ormonale delle femmine, che permette di regolare il ciclo affinché i piccoli nascano nel periodo dell'anno che più interessa il delfinario, e mediante l’inseminazione artificiale.

Invece, un rischio legato alla riproduzione diretta in cattività è l’endogamia. Madri che si accoppiano con figli, figlie con zii e fratelli, eccetera, detto semplicemente. Questo implica una perdita della ricchezza genetica, che non ci sarebbe in natura, e causa inoltre difetti genetici alla progenie.

I delfinari devono quindi scegliere tra la cattura di animali selvatici, il mantenimento di gruppi endogamici o programmi di scambio di individui, con lo stress che questo comporta.

La qualità della vita degli animali

La cattività rende impossibile garantire anche solo il minimo benessere dei cetacei. Il loro comportamento naturale è drasticamente modificato: oltre a dover assumere comportamenti anomali, come trascorrono la maggior parte del loro tempo con la testa fuori dall'acqua in attesa di ordini o cibo, non hanno un ambiente ricco da esplorare, non si possono procacciare cibo da soli, e sono costretti all’interazione con l’uomo e alla ridicolizzazione attraverso gli spettacoli.

La maggior parte di questi animali sono depressi, frustrati e stressati a causa della vita in cattività. Spesso ne conseguono malattie organiche o comportamenti anomali come l’aggressività. La percezione dello spettatore non è però realistica. In termini di percezione, la forma della mascella dei cetacei assomiglia, sfortunatamente per loro, a un rictus che gli esseri umani associano a un sorriso e che proietta la falsa immagine di animali felici.

Analizziamo alcune situazioni legate alla carenza di benessere animale:

  • Riduzione spaziale e di possibilità di movimento. I cetacei sono animali che percorrono quotidianamente grandi distanze. Nemmeno nella piscina più grande del mondo i cetacei possono percorrere le stesse distanze della natura. Ad influire non è solo la sua superficie, ma anche la profondità. Si stima che i delfini possano raggiungere velocità di 50 km/h in linea d'aria ed immergersi fino a 90 metri sott’acqua per nutrirsi di determinati pesci. Le piscine più profonde dei delfinari non superano i 10 metri, con una media di 3-6 metri. Le piscine non sono progettate pensando al benessere animale ma piuttosto affinché il pubblico possa osservare gli animali da diverse angolazioni. La tipica forma ovale fa sì che i cetacei finiscano per nuotare in cerchio in uno spazio ridotto.
  • Caratteristiche fisiologiche. La cattività priva gli animali anche dell’espressione di una delle loro principali caratteristiche, l'utilizzo dell'ecolocalizzazione (biosonar). Inoltre, gli animali soffrono forti stress uditivi. L’udito nei cetacei è il senso più sviluppato, indispensabile proprio per la loro principale forma di comunicazione. È innegabile, quindi, considerando l'alto volume della musica e la maggiore velocità e intensità di trasmissione dei suoni in acqua rispetto all'aria, che i cetacei subiscano un forte stress durante gli spettacoli o in presenza di una grande massa di pubblico che applaude e grida.
  • Gruppi artificiali. A causa di motivi gestionali questi animali, che in natura formano gruppi sociali molto complessi e fortemente stabili, sono spesso integrati in gruppi artificiali. Non di rado non vi sono affinità e si generano conflitti che non possono essere risolti poiché gli animali non hanno nessuna via di fuga o nascondigli, generando forte stress. Ci sono poi casi di cetacei mantenuti in completa solitudine.
  • Alimentazione artificiale. I delfinari non possono fornire la grande varietà di alimento di cui i cetacei dispongono nel loro habitat naturale. La dieta di questi animali è quindi ridotta a poche specie di pesci, spesso congelati. Tale dieta deve perciò essere integrata con vitamine e altri supplementi per evitare l’insorgenza di malattie.
  • Comportamenti aggressivi. Al contrario di ciò che avviene in natura, avvengono casi di attacchi di cetacei in cattività a persone. In tutto il mondo, sono stati registrati circa un centinaio di casi di attacchi da parte di orche ai loro allenatori, alcuni dei quali mortali. Ci sono stati anche numerosi casi di delfini che hanno attaccato visitatori, allenatori e persino sommozzatori di manutenzione.
  • Le stereotipie sono comportamenti ripetitivi senza alcuna funzione fisiologica che gli animali presentano come risposta a una situazione di stress o ansia cronici. I cetacei possono essere osservati nuotando su un tragitto fisso, saltando sempre nello stesso punto, mordendo le sporgenze e le sbarre della piscina o rigurgitando il cibo numerose volte. Oltre ad essere un chiaro segno che l'animale non gode di buona salute mentale, questi comportamenti possono causare ulteriori danni fisici come problemi dentali o digestivi.
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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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