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10 Aprile 2022
9:00

Come far accettare un nuovo gatto al cane?

Far accettare al cane l'arrivo di un gatto in famiglia è possibile, ma ci sono alcuni elementi da considerare prima dell'adozione, come l'età del gatto e le caratteristiche comportamentali del cane.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
cane gatto

Capita spesso che si voglia inserire un gatto nella propria famiglia quando già c’è un cane. Un nuovo soggetto totalmente diverso dal nucleo esistente e che porta una ventata di novità per assecondare forse una passione, un’attrazione, da tempo sopita.

Ci sono circostanze di vario tipo che portano a questa decisione, come per esempio l’essere incappati in una cucciolata di micini senza casa oppure il voler aiutare qualche felino che è stato abbandonato dalla precedente famiglia, fino al desiderio di avere un gatto di una particolare razza. Quali sono però le considerazioni da fare prima dell’adozione, soprattutto quando in casa c’è già un cane?

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Ory e Kaos (ph. Luca Spennacchio)

L’età del gatto

Sonia Campa, l'esperta del mondo felino del comitato scientifico di Kodami, subito mette l’accento sul fatto che, prima di tutto, va considerata l’età del gatto che si intende inserire in famiglia. I giovani gatti tendono ad essere più disposti all’interazione con altri animali, soprattutto con cani, ma le cose possono essere un po’ diverse con gatti adulti o anziani, dove il fattore “tempo” avrà una maggior importanza.

«Un gatto adulto potrebbe impiegare settimane, addirittura mesi, per abituarsi ed accettare la presenza di un cane nei dintorni – sottolinea l’esperta – Mentre un piccolo potrebbe impiegare anche solo mezz’ora per familiarizzare con un cane».

È molto importante considerare che un gatto adulto ha un suo vissuto, un bagaglio di esperienze sulle spalle che influenzeranno e orienteranno il suo comportamento in relazione al cane. Un gatto adulto o anziano potrebbe mostrarsi meno tollerante alla naturale curiosità del nostro cane nei suoi confronti avendo bisogno di un tempo maggiore per prendere confidenza con lui.

«Bisogna saper dosare le proprie aspettative rispetto all’età del gatto, ma anche più in generale – continua  Campa – non bisogna credere che il far vivere insieme un cane e un gatto significhi necessariamente che andranno d’amore e d’accordo. A volte si può arrivare ad una mite tolleranza, anche quando si fanno tutte le cose per bene ma il gatto potrebbe tener a distanza il cane a vita».

Quanto detto non inficia la possibile convivenza, ma spesso nella mente delle persone ci possono essere aspettative poco realistiche, rappresentazioni di una storia di fratellanza e affetto reciproco che non avverranno invece mai. Va tenuto in conto anche questo frangente. «E non è solo un fattore legato all’età, ci sono gatti che si irritano ad avere cani attorno. Il tutto ha a che fare con la loro soggettività e con le caratteristiche comportamentali del cane in questione, insomma. Meglio non dare le cose come scontate a priori», puntualizza l'esperta.

Prede e predatori

Cani e gatti sono entrambi predatori, che si muovono però in dimensioni differenti per quanto concerne la predazione, ma dal punto di vista del gatto il cane potrebbe rappresentare una minaccia. È infatti importante, quando si valuta l’inserimento di un gatto in famiglia, tener presente le caratteristiche del nostro cane, le sue attitudini e la sua generale socialità, soprattutto nei confronti delle altre specie animali.

Una spiccata reattività, unita ad una forte pulsione predatoria del nostro cane potrebbero essere fattori determinanti da tener presente, ai suoi occhi un gatto estraneo potrebbe benissimo essere considerato una preda. E agli occhi del gatto il nostro cane, a prescindere dal suo comportamento, potrebbe apparire come un pericolo.

«Il problema del gatto è sempre quello di avere il tempo di realizzare che quel cane non è una minaccia – specifica Campa – Questo dipenderà dalle possibilità offerte dall’ambiente, avendo per esempio un’area, uno spazio, che il gatto possa considerare un luogo sicuro, una tana e da lì avere la possibilità, piano piano, di affacciarsi, di osservare, e scegliere lui di interagire con il cane senza essere forzato».

Purtroppo alcune persone pensano che stimolare il contatto ravvicinato sia la cosa migliore da fare per testare le reazioni sia del cane che del gatto. Ma queste forzature, anche se fatte con buone intenzioni, altro non fanno che aumentare la tensione, il che potrebbe essere proprio la causa di problemi.

«I tentativi di far familiarizzare i due animali magari accovacciandosi per invitare il cane ad avvicinarsi, o semplicemente mettendosi in mezzo e trattenendoli sono cose da evitarsi assolutamente – precisa Campa – Men che meno tenere il gatto dentro ad un trasportino e lasciando che il cane ci si avvicini come purtroppo si è anche visto fare in televisione. Il gatto si sente predato e imprigionato, questo non favorirà certo un buon rapporto con il cane. Queste situazioni non fanno altro che generare più ansia. È necessario creare attorno al gatto un ambiente che gli consenta di esprimere le sue strategie di valutazione e interazione, che solitamente si basano su un avvicinamento molto graduale».

Più l’avvicinamento tra cane e gatto avviene in modo graduale e naturale, più il loro rapporto sarà stabile poi nel tempo evitandoci di dover stare sempre in ansia a controllare ogni passo che fanno, cosa che, manco a dirlo, genererebbe poi stress anche in noi.

Valutazioni preventive

Non è affatto facile valutare prima come il gatto si approccerà al cane, tale valutazione richiederebbe un occhio molto esperto, e una conoscenza dell’individuo approfondita. Ma anche in questo caso sarebbe difficile prevedere il suo comportamento una volta arrivato in un nuovo ambiente a lui estraneo, con estranei e altri animali.

Certamente conoscere i tratti generali dell’individuo potrebbe essere d’aiuto, per esempio il grado di socievolezza del gatto, se si tratta di un individuo tendenzialmente ottimista e curioso, o se è facile all’irritazione e al panico.

La strada migliore, suggerisce Sonia Campa, è quella di predisporre le cose per bene e aggiustare il tiro man mano lasciando al gatto i suoi tempi per valutare la situazione e prendere confidenza con i membri della famiglia e gli ambienti nuovi di vita.

Come preparare il cane all'arrivo del gatto?

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Vediamo ora dei consigli pratici che possano consentirci di introdurre un nuovo gatto in casa, soprattutto quando vi è già un cane. Le regole generali, ci dice l’esperta, sono sempre le stesse, che ci sia un cane o meno, ma qualora vi fosse gli accorgimenti dovranno essere semplicemente amplificati.

«Per i gatti va predisposto un ambiente tridimensionale con accorgimenti per tutta la casa, questo consentirà al gatto di esplorare e occupare i vari ambienti della casa rimanendo ad una distanza dal cane che lo faccia sentire al sicuro – spiega Campa – Infatti i gatti inizialmente tendono a stare in alto, sopra i mobili, sulle mensole, e poi piano piano iniziano a scendere mentre fanno le loro valutazioni sul cane. Inoltre è un processo meraviglioso da osservare. È un’opportunità per scoprire come il nostro gatto pensa e si adatta alle novità».

Dunque, l’ambiente è molto importante: sarà questo infatti che consentirà al gatto di inserirsi con i suoi tempi nella nostra famiglia. Ma anche per il cane questa situazione sarà ottimale, potrà prendere confidenza con il gatto con gradualità. Sarà infatti facile vedere il nostro cane che sfrutta il suo potente olfatto sollevando il tartufo verso l’alto per riconoscere il nuovo inquilino e se questo sarà rilassato e si sentirà al sicuro, il nostro cane sarà in grado di comprenderlo anche attraverso l’olfatto.

Se invece il gatto si sente in trappola, è spaventato e nervoso, influenzerà lo stato emotivo anche del nostro compagno canino rilasciando odori per noi impercettibili ma che su di lui avranno un effetto non da poco.

«Nella vita tra cane e gatto ci saranno inevitabilmente delle incompatibilità, sembrerà ovvio dirlo, ma per esempio le ciotole del cibo del gatto non potranno essere messe a terra, ma andrà predisposto un luogo sopraelevato sul quale riporle. C’è poco da fare – continua Campa – L’alternativa è restare con il “fucile puntato” al cane per tutto il tempo».

Inoltre bisognerà tener presente che non sempre i gatti hanno gli stessi orari dei cani, non sempre consumano il pasto tutto in una volta sola, e tutto ciò renderebbe più complessa la gestione dell’alimentazione. «Una mensolina, un ripiano, qualcosa sul quale riporre il cibo andrà però predisposto prima che arrivi il gatto in famiglia. Inoltre va considerato che il cane sarà anche attratto dalla lettiera del nostro gatto, come molti hanno sperimentato, loro sono attratti dalle feci dei felini, e per evitare questo tipo di evenienza potranno esserci utili dei comodi cancellini, come quelli per i bambini piccoli, e ve ne sono alcuni fatti apposta che hanno una piccola apertura, una gattaiola, che impedisce al cane di passare e raggiungere la lettiera».

Teniamo presente che più i nostri controlli sul loro comportamento saranno necessari e presenti, più si genererà tensione in casa, quindi trovare soluzioni strutturali comode contribuirà a tenere l’ambiente rilassato. Inutile dire quanto sia i gatti che i cani siano sensibili all’umore generale che aleggia in casa.

«La cosa più semplice da fare è quella di approntare una stanza dedicata al gatto, soprattutto per i primi tempi – spiega l'esperta – Una stanza nella quale il cane non avrà accesso, magari proprio grazie all’installazione di un cancellino, una stanza dove il gatto avrà il suo trasportino, le sue ciotole e la lettiera. E L’ideale è che queste cose siano poste tutte sollevate da terra in modo tale da far sentire a suo agio il gatto e abituarlo fin da subito al fatto che in quella casa non ci sono pericoli per lui. Quella stanza sarà la sua base sicura dalla quale lui potrà poi iniziare ad estendere il suo raggio d’esplorazione».

Attraverso il cancellino il nostro cane comincerà a prendere confidenza con il gatto, lo potrà osservare, e non è escluso che proprio il gatto lo approccerà per il primo contatto proprio attraverso quello. «Fatto questo, monitorando il comportamento di entrambe gli animali, senza mettere troppa enfasi nel forzare la mano per le loro prime interazioni, si procederà per gradi osservando cosa accade. Man mano poi si potranno ricollocare le risorse in modo più funzionale a tempo debito».

La gradualità e la calma sono dunque gli ingredienti fondamentali ma non dimentichiamoci poi di poter chiedere aiuto e supporto ad esperti del settore, come veterinari comportamentalisti e educatori cinofili. Non tutti però possono essere preparati nel gestire questa situazione. È perciò consigliabile, anche in questo caso, trovare prima un referente che potrebbe esserci utile qualora si presentassero dei problemi, e spesso il veterinario di riferimento potrà essere un valido supporto: se non lui direttamente comunque potrà fornirci alla bisogna i contatti giusti.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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