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1 Gennaio 2021
8:02

L’accoglienza del gatto in famiglia

Accogliere un gatto in casa richiede sensibilità per i suoi tempi e la pazienza di aspettare che la coltre di diffidenza si apra in amichevole fiducia. A volte, invece, il gatto ci sorprende e si comporta come se avesse sempre vissuto noi. Come si spiegano risposte così diverse e sorprendenti e come reagire?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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L’arrivo di un gatto in famiglia è sempre un momento di grande eccitazione ed entusiasmo per tutti. Al contrario, a volte per il gatto può rappresentare un evento molto stressante e di questo dobbiamo tenere conto per aiutarlo ad adattarsi. Ci aiuterà tenere presente che la nostra vita si sta arricchendo di un essere vivente molto diverso da noi, con dei bisogni ma anche una percezione del mondo e delle situazioni, a volte divergenti dai nostri. Una sana convivenza si basa sul riconoscere e l’accogliere queste diversità e magari farle diventare terreno di arricchimento affettivo e relazionale.  La prima situazione in cui le nostre aspettative potrebbero collidere con la realtà percepita dal gatto potrebbe presentarsi già all’arrivo del micio, il quale potrebbe sorprenderci o con una inaspettata diffidenza o, al contrario, con una fiducia sorprendente!

Calati in contesti nuovi, i gatti attraversano tre fasi che determinano il percorso verso l’adattamento e che, per semplicità, possiamo chiamare:

  • osservazione: il micio si prende il suo tempo per valutare da una certa distanza (magari da una posizione appartata) l’ambiente e le persone che lo compongono e per studiarne le dinamiche in modo da farsi un’idea di cosa aspettarsi;
  • esplorazione: il micio si muove attivamente, va in giro e inizia a crearsi dei riferimenti spaziali, ad orientarsi e capire dove trovare le risorse a lui necessarie;
  • rilassamento: è ancora vigile e attento agli accadimenti ma è più rilassato, si concede delle pause, si stende per terra, va a mangiare, magari usa la cassetta.

Dopo la fase di rilassamento inizia quella vera e propria di adattamento a persone e ambienti, che può durare diverse settimane e che ha l’obiettivo di favorire la costruzione di nuove abitudini, routine quotidiane e intimo senso di sicurezza.

Nuovo gatto in casa: ciascuno i propri tempi

E’ chiaro che chi porta a casa un micio desideri vederlo al più presto rilassato e a suo agio. Tuttavia, quanto tempo intercorra tra l'arrivo e il raggiungimento di questo stato dipende dal gatto, dalla sua sensibilità e dal suo grado di adattabilità alle novità. Non esistono tempistiche predefinite per questo. Un ruolo cruciale lo gioca, inoltre, quanto sia in linea con le sue aspettative l’ambiente che lo accoglie: un gattino nato e cresciuto in campagna farà molta più fatica ad adattarsi ad una vita in casa rispetto ad un altro nato in famiglia perché ciò che ha imparato da mamma gatta è relativo ad un contesto e a situazioni completamente diverse.

I primi passi da compiere

Una volta arrivati a casa, è consigliabile liberare il gatto dal trasportino in una stanza tranquilla della casa in cui avremo provveduto a mettere tutto l'occorrente (anche la lettiera, che potremo poi spostare quando il micio si sarà ambientato). Non è necessario chiuderlo in quella stanza, è più utile valutare le sue reazioni per capire come procedere. Infatti, aperto lo sportellino, ci si può trovare di fronte a due risposte molto diverse:

  • Il micio si rintana, non esplora e sembra evitare persone, ciotole e cassette;
  • Il micio inizia a esplorare subito.

Il gatto timoroso

Se il micio si rintana, evidentemente siete in presenza di un animale che ha bisogno di dilungarsi nella fase di osservazione. Ha bisogno di capire che non corre rischi e che nessuno gli farà del male. Il modo migliore per rassicurarlo è lasciarlo tranquillo, interagire poco, chiudere la porta se i rumori sono eccessivi e aspettare un po'. Sarà lui a decidere, spontaneamente, quando è pronto a venire fuori e, anche in questo caso, lasciatelo fare: non abbiate fretta di toccarlo o parlarci. Il modo migliore per fargli prendere fiducia è fargli sperimentare direttamente che ha il totale controllo dell'iniziativa. Siate empatici, sempre: un gattino si aspetterebbe di avere vicino la mamma per capire cosa fare, non c’è da sorprendersi che possa sentirsi spaesato e pieno di paure. Anche un adulto può provare sentimenti contrastanti, non sapendo bene perché si trova lì e cosa gli capiterà.

Il gatto fiducioso

Se il micio inizia subito ad esplorare, è probabile si tratti di un soggetto molto adattabile o molto fiducioso, sicuro abbastanza da comprimere in una unica fase l’osservazione e l’esplorazione. Anche se la sua sicurezza potrebbe indurre a pensare che si senta a suo agio, è bene lasciargli un po' di spazio e tempo per prendere confidenza con la nuova sistemazione e le persone che la abitano.

Il gatto incerto

In presenza di un gatto che ha iniziato a guardarsi attorno ma che appare incerto sul da farsi, si può provare a proporgli qualche leccornia o, ancora meglio, un gioco che attiri la sua curiosità e, divertendolo, lo aiuti a disporsi verso uno stato d’animo più positivo e aperto ma bisogna tenere presente che il micio si lascerà andare solo dopo aver superato i dubbi e le paure per l'ignoto che lo aspetta.

Come collocare le risorse del gatto 

Dopo qualche giorno, se tutto procede per il meglio e il gatto sembra effettivamente integrarsi senza problemi, ciotole e cassetta possono essere spostate dalla stanza adibita per l’accoglienza e disposte in maniera più corretta. La cassetta richiede l’attribuzione di una zona esclusiva della casa, separandola nettamente da ciotole di cibo e acqua, o eventuale fontanella. Queste, a loro volta, devono essere distanti tra di loro, possibilmente in stanza diverse, perché i gatti sono restii a bere laddove mangiano. Non è necessario segnalare il cambio di postazioni al gatto: conosce già gli spazi, è uno specialista nell’uso degli ambienti, gli basterà un solo giro di perlustrazione per realizzare dove si trova ciò che gli serve e memorizzarlo.

Devo prendere le ferie?

A volte le persone scelgono di prendersi dei giorni di ferie oppure approfittano di festività o pause lunghe dal lavoro per seguire il micio nei primi giorni di accoglienza in famiglia. In realtà, soprattutto con un gatto molto insicuro e che fatica a separarsi dal suo rifugio, lasciarlo completamente solo per qualche ora al giorno potrebbe essere estremamente utile al suo adattamento. Molti gatti si sentono incoraggiati ad uscire proprio dalla solitudine e dal silenzio e solo così iniziano ad esplorare. La solitudine, inoltre, favorisce il riposo e un buon sonno è fondamentale per riequilibrare lo stress e l’ansia dovuti a tutte le novità in corso. Una volta conosciuta la casa e aver osservato a distanza per un po’ i suoi abitanti, sarà più facile che un gatto insicuro abbia desiderio di viverla anche in loro presenza.

Quanto tempo prima di farlo uscire?

Anche le tempistiche per le uscite in esterno dipendono dal temperamento e dalle risposte che dà il gatto, più che da scadenze predefinite. Ci sono gatti pronti ad uscire già 24 ore dopo l'arrivo in una nuova casa, ce ne sono altri che necessitano di più tempo, soprattutto se l'ambientamento stenta. In generale, un gatto in grado di rilassarsi, giocare, dormire e mangiare in un ambiente, anche se arrivato da poco, è pronto anche per tornarvi dopo un giretto di ricognizione all’esterno. Quando esibisce questi comportamenti, dunque, significa che è pronto per uscire e tornare in autonomia.

In definitiva, i comportamenti che segnalano ufficialmente l’inizio della fase di adattamento, quella che avvierà giorno per giorno una conoscenza reciproca più intima, li cogliete nel momento in cui il micio è in grado di esplorare tutta la casa, di giocare, di alimentarsi, di andare in cassetta e rilassarsi. Se notate queste cose, allora siete su una strada in discesa. Ma, soprattutto, siete alla vigilia del vostro nuovo viaggio insieme.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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