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22 Novembre 2021
17:25

Bubu è sottopeso e non può essere liberato. L’orsetto di Gorizia rimane al Cras

Bubu è stato soccorso il 15 novembre dai vigili del fuoco di Gorizia. Inizialmente sembrava che la soluzione migliore fosse rimetterlo immediatamente in libertà, ma le visite hanno rilevato uno stato di salute inadatto, soprattutto ora che sta arrivando l'inverno.

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Bubu, l'orso che lo scorso 15 di novembre era entrato nella città di Gorizia, a pochi passi dalla Slovenia, resterà per il momento al centro di recupero fauna selvatica di San Canzian d'Isonzo. La decisione è stata presa sulla base delle valutazioni effettuate dai tecnici che lo hanno visitato negli ultimi giorni e dalle quali è emerso uno stato di dimagrimento significativo e un versamento addominale. Inoltre sono state osservate parassitosi e lievi segni di infezione e infiammazione. Il cucciolo infatti, al momento del ritrovamento pesava solo 12 chilogrammi e, nonostante ora stia prendendo rapidamente peso, si tratta comunque di un individuo a rischio, soprattutto ora che sta arrivando l'inverno.

Pro e contro della vita di Bubu al Cras di San Canzian d'Isonzo

«Se ora fosse primavera ci troveremmo in uno scenario completamente diverso, ma alla luce di quanto emerso dalle sue condizioni di salute, liberare l'orso in questo momento,  significherebbe lasciarlo morire – commenta Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale – Prendere questa decisione è stato difficilissimo, ma era davvero l'unica strada che potessimo percorrere». Secondo Lapini infatti, se rimesso in libertà poco prima del mese di Dicembre, i rischi sarebbero stati anche quelli dati dalla presenza dei suoi simili: «Liberare un orso sottopeso e malato in una zona dove vive una popolazione attiva di orsi è forse ancora più pericoloso che tenerlo in gabbia – spiega l'esperto – perché se non è sano e non ha ricevuto un corretto apprendistato da parte della madre, c'è addirittura il rischio che diventi un pasto facile per altri orsi».

Un ulteriore fattore che al momento complica la sua liberazione è legato ad un aspetto tecnico: «Prima di rimettere il cucciolo in libertà avremmo dovuto predisporre un apposito radiocollare che ci avrebbe permesso di monitorare i suoi spostamenti – spiega Lapini – il quale, con la crescita dell'orsetto, sarebbe diventato presto un intralcio e avrebbe rischiato di strozzarlo. Certamente esistono i dispositivi cosiddetti drop off, ovvero lo sgancio automatico, ma non possiamo avere la certezza che sarebbe entrato in funzione. La letteratura scientifica riporta casi di orsi che hanno vissuto questa esperienza ed è evidente che di fronte a questo rischio non ne valga la pena».

L'arrivo della primavera e il futuro di Bubu: «Si valuta un trasferimento in una struttura più adatta»

La decisione presa dalla regione autonoma Friuli Venezia Giulia di continuare a prendersi cura dell'animale presenta comunque enormi controindicazioni: «Quanto sta accadendo a questo cucciolo è forse uno dei casi più difficili di fronte ai quali ci si possa trovare a dover reagire e non è assolutamente facile esprimere un giudizio sulle decisioni prese – aggiunge lo zoologo – I tecnici sanno che devono ridurre al minimo le interazioni con l'animale, ma il suo universo sensoriale si sta comunque abituando alla presenza dell'uomo e più passerà il tempo, più sarà portato a diventare un animale particolarmente confidente e quindi problematico per la convivenza con l'uomo. Inoltre, questa complessa decisione rappresenta anche un importante costo per la Regione».

La speranza dei tecnici è quindi quella di poterlo tornare a liberare il prima possibile: «Prima di tutto dobbiamo attendere le evoluzioni sul suo stato di salute – spiega Lapini – Ma non dobbiamo dimenticare che, sebbene la struttura dove si trova sia dotata di una casetta dove nessun curioso lo può disturbare, non è sicuramente adatta a lui e, infatti, si sta analizzando anche l'ipotesi di un trasferimento presso una struttura fuori dal territorio regionale, ma per il momento non c'è nulla di certo».

Lo stato di salute è probabilmente alla base del ritrovamento in città

Una delle prime domande che i tecnici si sono posti riguardo la presenza dell'orsetto nell'ambiente urbano di Gorizia riguardava il fatto che si trovasse solo e che la mamma non fosse stata avvistata nei paraggi, ma secondo Lapini c'è la possibilità che anche in questo caso sia stato il suo stato di salute a condizionare la situazione: «Le mamme di orso ovviamente non sanno contare, questo significa che se uno dei loro cuccioli rimane indietro, potrebbero non accorgersene subito. Soprattutto se è primipara, ovvero alla prima cucciolata: in questo caso le orse tendono ad avere una gestione più caotica dei piccoli – spiega Lapini – Il rischio aumenta soprattutto se, come nel caso di Bubu, vi è uno stato di salute compromesso, a causa del quale è facile che il piccolo perda il gruppo».

Bubu passerà quindi i prossimi mesi all'interno di un Cras, mentre i tecnici monitoreranno il suo stato di salute ed analizzeranno gli scenari possibili per la primavera: «In questo momento è importante mantenere informata la popolazione di quanto sta accadendo – conclude l'esperto – Le persone della zona vogliono sapere come si stanno evolvendo le cose ed è loro diritto comprendere a fondo le motivazioni che hanno spinto ad una decisione di questo tipo che, senza le dovute analisi, potrebbe sembrare crudele, ma sappiamo bene che è quanto di meglio si possa fare per il benessere dell'animale».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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