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18 Febbraio 2022
16:35

Gheppio impallinato da un bracconiere a Rovigo: ora è in cura al CRAS

Una femmina di gheppio ferita a colpi d'arma da fuoco è ora in cura al CRAS in attesa dell'operazione. Si tratta dell'ennesimo atto di bracconaggio contro la fauna selvatica, fenomeno ancora troppo diffuso di cui l'Italia detiene il triste primato europeo.

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L'ennesimo caso di bracconaggio e crudeltà gratuita nei confronti della fauna selvatica arriva questa volta da Rovigo, dove una femmina di gheppio è stata ferita gravemente a colpi d'arma da fuoco. Il piccolo falco si trova ora in cura presso il Centro di Recupero per Animali Selvatici di Polesella, dove dovrà essere operato per ricomporre la frattura dell'omero. Il rapace è stato ferito da un pallino di piombo sparato da una carabina ad aria compressa – ha fatto sapere il CRAS attraverso un post su Facebook – ed è già stato sottoposto stato già sottoposto a una terapia antibiotica e antinfiammatoria.

Il gheppio (Falco tinnunculus) come tutti i rapaci italiani è una specie protetta a cui non è possibile sparare, e considerando che la caccia è ormai chiusa da fine gennaio non può nemmeno essere stata colpita per errore. Si tratta perciò dell'ennesimo atto di bracconaggio deliberato e ingiustificabile. D'altronde le uccisione illegali sono una delle principali minacce per l'avifauna italiana e non solo, come dimostra anche l'ennesimo ibis eremita, specie rara che si sta provando a far tornare in Europa, ucciso appena qualche giorno fa a Roma.

Il nostro Paese è infatti il posto peggiore d'Europa in cui transitare se sei un uccello migratore. Secondo BirdLife, la più importante organizzazione che si occupa della conservazione dell'avifauna, ogni anno nel bacino del Mediterraneo sono circa 25 milioni gli uccelli selvatici che vengono catturati e uccisi illegalmente, e 5,6 di questi solamente Italia, al secondo posto soltanto dietro all'Egitto nella triste classifica sul bracconaggio.

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Primo piano di una femmina di gheppio

Tra l'altro i rapaci come i gheppi, che si sono adattati alla perfezione per vivere a stretto contatto con l'uomo anche in città e metropoli, sono tra le specie che proprio a causa della vicinanza agli ambienti antropici finiscono più spesso di altre nei centri di recupero. Vi avevamo infatti già raccontato la storia di un altra femmina di gheppio, Tika, che nonostante un problema all'ala che non gli consente di praticare la tecnica di caccia del "volo a spirito santo" ha trovato nel terreno privato di Andrea De Palma un luogo sicuro in cui vivere.

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Come per Tika (chiamata così per l'anello di riconoscimento applicatogli grazie alla tecnica dell'inanellamento) la speranza è che anche il gheppio ora in cura al CRAS di Polesella possa presto riprendersi per tornare a volare di nuovo libera in natura, lì dove tutti gli uccelli selvatici dovrebbero stare.

Foto di copertina: Facebook Centro Recupero Animali Selvatici Polesella

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