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8 Febbraio 2021
17:51

I 9 animali più rari al mondo

L'impatto dell'uomo sulle risorse naturali è tale che l'epoca attuale viene anche definita con il nome di "Antropocene". Frammentazione e perdita di habitat sono solo alcune delle cause che stanno decimando alcune popolazioni animali ormai diventate rare. Ma quali sono gli animali più rari e le specie più a rischio?

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L'uomo ha modificato e influenzato così tanto l'ambiente e la natura in cui vive che è stato proposto il termine "Antropocene", dal greco "epoca umana", per descrivere il periodo attuale. Dovremmo forse sentirci soddisfatti di avere un'epoca a noi dedicata? Beh, diciamo di no. Il termine infatti si riferisce al nostro impatto sugli altri esseri viventi e sull'equilibrio dell'ecosistema. Sovrasfruttamento delle risorse naturali, inquinamento ambientale, distruzione degli habitat sono solo alcuni dei modi in cui abbiamo modificato l'ambiente intorno a noi, dimenticandoci, forse, che questo pianeta non ci appartiene ma lo condividiamo anche con altre specie, che spesso vedono il loro habitat rimpicciolirsi e frammentarsi sempre di più.

Che una specie animale si estingua è assolutamente normale, quello che non lo è però è la velocità con cui lo fa. Da quando siamo arrivati sulla Terra le specie si stanno estinguendo 100 volte più velocemente rispetto a quando non c'eravamo. Tutti i gruppi animali, in un modo o nell'altro, stanno risentendo dell'impatto antropico a partire dagli anfibi che presentano il 40% delle specie minacciate sino ad arrivare agli uccelli e mammiferi. Lo descrive bene Filelfo ne "L'assemblea degli animali" in maniera fiabesca quanto l'uomo abbia malamente influito sugli altri esseri viventi e la realtà non è diversa da quella "favola selvaggia". Ci sono alcune specie che se la passano davvero molto male al punto da poter essere considerati "animali rari" e secondo la IUCN (International Union for Conservation of Nature), l'organizzazione mondiale per la conservazione della natura, sono in pericolo critico o prossime all'estinzione essendone rimasti solo pochi individui ancora in vita. Non è detto che questi animali vadano irrimediabilmente incontro a estinzione certa, dati anche gli ultimi progressi nella conservazione delle specie, come ad esempio la fecondazione assistita, ma le probabilità sono molte alte. Vediamo alcuni esempi.

Vombato dal naso peloso settentrionale (Lasiorhinus krefftii)

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Il vombato dal naso peloso è un mammifero endemico australiano considerato in pericolo critico dalla IUCN. Il motivo è da ricercare nella distribuzione di questo animale: attualmente infatti è confinato in un area molto piccola dell'Epping Forest National Park, un parco nazionale che si trova nel Queensland. La popolazione conta attualmente soltanto circa 115 individui ma nonostante ciò sembra essere stabile e non ancora in declino. Le minacce a questa specie sono diverse: da una parte vi è la bassa qualità dell'habitat in cui vive, costituita soprattutto dalla presenza di piante esotiche invasive, dall'altra la distruzione dell'habitat e la competizione alimentare con altri animali come ovini e bovini. Inoltre la popolazione è così piccola che i fenomeni di inbreeding, ossia di accoppiamento tra consanguinei, sono frequenti e questo porta ad un indebolimento genetico che avrà maggiori difficoltà a sopravvivere in condizioni avverse. Attualmente vi sono dei programmi di conservazione per cercare di salvare la specie che comprendono attività di monitoraggio e controllo dei predatori del vombato come i dinghi che nel 2000 avevano eliminato molti individui. Altri sforzi si rivolgono invece al controllo dei competitori alimentari e all'introduzione di piante native di cui l'animale può cibarsi a dispetto di quelle esotiche che stanno proliferando. Anche il continuo censimento della popolazione e l'approfondimento del comportamento e delle caratteristiche ecologiche della specie potranno essere d'aiuto per cercare di prevenirla dall'estinzione.

Cercopiteco roloway (Cercopithecus roloway)

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Il cercopiteco roloway è un primate endemico della Costa d'Avorio e del Ghana in Africa. E' considerato in pericolo critico dalla IUCN e attualmente la popolazione è confinata in alcune foreste situate sulla costa centrale e sud-orientale della costa d'avorio e sud-occidentale del Ghana. La popolazione ha avuto un declino dagli anni '90 e attualmente sono probabilmente sopravvissuti meno di 2000 individui, ma ne sono stati confermati molti di meno. Una delle minacce principali è la perdita e la degradazione dell'habitat dovuta all'impatto antropico. Infatti l'avanzamento e la continua espansione dei territori deputati all'agricoltura e l'estrazione del carbone riducono sempre di più l'habitat di questa specie che si trova sempre più costretta in zone confinate. Inoltre il cercopiteco sembra essere molto ambito dai cacciatori a causa del valore della sua carne e le leggi contro la caccia non sono sufficienti per porre fine a questa minaccia.

Pesce angelo (Squatina squatina)

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Un esemplare che si nasconde sul fondale

Il pesce angelo è un pesce cartilagineo che originariamente viveva in un areale geografico molto esteso: nuotava infatti nei mari compresi tra la Scandinavia fino all'Africa Nord-occidentale, passando anche per il Mediterraneo e il Mar Nero. Attualmente però il suo range geografico è diminuito ed è stato dichiarato localmente estinto nel Mar del Nord. La riduzione di areale con conseguente declino della popolazione è dovuta a diversi fattori: da una parte alcune coste sono diventate importanti centri commerciali e turistici, diventando quindi poco accessibili a quest'animale; dall'altro la pesca accidentale nelle reti e la pesca subacquea non hanno giocato a suo favore. Negli ultimi cinquant'anni la popolazione ha subìto un declino per cui ad eccezione delle isole canarie non è più così facile incontrarla, anche se non è ancora possibile fare una stima precisa di quanti individui sono rimasti.

Damalisco di Hunter (Beatragus hunteri)

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Il damalisco di Hunter è un antilope endemica del Kenya sud orientale e della Somalia Sud-Occidentale. Attualmente non si conosce bene lo stato di conservazione della popolazione presente in Somalia, ma sicuramente le guerre civili che si sono succedute negli ultimi anni non hanno aiutato la popolazione a riprendersi il proprio habitat. In Kenya invece sembra che la popolazione attuale occupi un'area di 8000km2 a dispetto dei 17,900km2 occupati originariamente. Nel 1979 inoltre i damalischi in Kenya erano ben 16 mila ed hanno subito un veloce declino sino ad arrivare ai circa 250 individui maturi sopravvissuti ad oggi. Le principali minacce per questa specie sono la perdita di habitat, la competizione alimentare e i periodi di siccità che già nel 1984 hanno portato alla diminuzione della popolazione tra l'85 e il 90%. Anche la caccia eccessiva è sicuramente una causa del suo declino e la mancanza di un piano di tutela ben definito li rende sempre più preda dei bracconieri. Nonostante gli sforzi di conservazione operati dal Kenya Wildlife Service, la popolazione di damalisco è ancora in declino e se si estinguesse rappresenterebbe la prima scomparsa di un intero genere appartenente ad un mammifero africano.

Chiurlottello (Numenius tenuirostris)

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Il chiurlottello è un uccello limicolo appartenente alla famiglia degli Scolopacidi. E' un uccello migratore che vive in Europa orientale e centro-orientale nidificante soprattutto in Russia, Bulgaria, Ungheria, Ucraina, Grecia, Italia e NordAfrica. Ormai è un uccello molto raro in quanto dalla fine degli anni '90 non ci sono state molte segnalazioni confermate della sua presenza. Nel 2001 in Ungheria sono stati avvistati dagli 1 ai 3 individui e si pensa che la popolazione attuale consti di meno di 50 individui, ma potrebbe essere anche completamente estinto. La IUCN lo considera in pericolo critico ma la mancanza di segnalazioni recenti rende difficile la sua classificazione. In Italia un tempo era molto comune e la causa principale del declino della specie potrebbe essere l'abbattimento degli individui per la caccia ma anche la modifica degli habitat per l'utilizzo sempre maggiore dei terreni per l'agricoltura che potrebbe aver contribuito alla sua probabile estinzione.

Atelopus varius

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E' una specie di anfibio endemico del Panama e del Costa Rica che vive nelle zone umide e nei boschi montani, considerata in pericolo critico dalla IUCN. Dal 1980 la popolazione sembra aver avuto un drastico declino che ha decimato la popolazione dell'80%. La causa è stata probabilmente una malattia dovuta al fungo Batrachochytrium dendrobatidis e denominata "chitridiomicosi" che ha decimato moltissime popolazioni di anfibi dell'America, Australia e Africa. Anche il cambiamento climatico, l'utilizzo dei terreni per l'agricoltura con conseguente perdita di habitat e altre attività antropiche come l'estrazione mineraria potrebbero aver avuto un ruolo nel declino di questa specie. Attualmente non si conosce il numero preciso della popolazione ancora esistente, ma si stima che siano rimasti meno di 1000 individui. In Costa Rica, dove storicamente era abbastanza comune, sembra essere attualmente presente in quattro siti storici e recentemente avvistata in cinque nuove aree. A Panama invece sussiste probabilmente in sei località, alcune delle quali ricadono in aree protette. Nel 2005 alcuni individui sono stati portati al Cleveland zoo al fine di farli riprodurre in cattività e far aumentare la popolazione esistente e dal 2018 sono cominciate alcune attività di reintroduzione in natura a Donoso, un distretto di Panama.

Ghepardo asiatico (Acinonyx jubatus venaticus)

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Il ghepardo asiatico è una sottospecie di ghepardo (Acinonyx jubatus) classificato dalla IUCN nella categoria di minaccia "in pericolo critico" dal 1996. Il suo areale originario spaziava dall'Asia Centrale e Sud Orientale fino all'India. Ad oggi invece sembra sopravvivere solo in alcune aree protette dell'Iran e la popolazione attuale consta di circa 50 individui, anche se il numero è incerto e necessita di nuovi censimenti. Le principali minacce a questa specie sono la mancanza di prede come antipoli che sono ampiamente cacciate sul territorio, la desertificazione e la frammentazione dell'habitat, ma anche la costruzione di strade vicino alle aree protette che hanno causato la morte per incidente stradale di almeno 11 individui tra il 2001 e il 2014. La costruzione di strade porta anche alla frammentazione dell'habitat con conseguente isolamento delle popolazioni e impoverimento genetico. Infine molti allevatori hanno ucciso nel tempo molti individui di ghepardo asiatico nel timore che potessero distruggere il loro bestiame. Le azioni di conservazione coinvolgono l'utilizzo di radiocollari dotati di GPS per monitorare la popolazione e gli spostamenti degli individui.

Rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni)

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Il rinoceronte bianco settentrionale è una delle due sottospecie di rinoceronte bianco considerata dalla IUCN come probabilmente estinta in natura. Infatti ad oggi si conoscono solo due femmine ancora in vita, Najin e Fatu, rispettivamente madre e figlia. Najin e Fatu sono nate in cattività nel Dvůr Králové Zoo in Repubblica Ceca e attualmente vivono al Ol Pejeta Conservancy, una riserva protetta in Kenya. L'areale originale del rinoceronte bianco settentrionale comprendeva l'Uganda Nord-occidentale, il Congo Nord-orientale, la Repubblica Africana orientale e alcune zone del Sudan e del Chad. Le principali minacce che hanno portato alla probabile estinzione del rinoceronte del Nord sono l'eccessivo bracconaggio e la guerra civile in Congo e Sudan che hanno avuto effetti devastanti sulla popolazione. Attualmente è in corso un progetto di conservazione che consiste nel fecondare artificialmente gli ovociti delle femmine in vita con i semi conservati di alcuni maschi deceduti. Ad oggi sono stati prodotti cinque embrioni che dovranno essere poi impiantati in madri surrogate.

Leopardo d'Arabia (Panthera pardus nimr)

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Il leopardo d'Arabia rappresenta una delle nove sottospecie di leopardo ed è considerato dalla IUCN in pericolo critico. Originariamente era diffuso in gran parte della penisola arabica ma successivamente la popolazione si è frammentata in tre piccole sottopopolazioni isolate che nel 2016 contavano meno di 200 individui. Il suo declino è dovuto principalmente alla mancanza di prede che vengono eccessivamente cacciate dalla popolazione locale e la frammentazione dell'habitat. Non è raro inoltre che alcuni esemplari vengano uccisi dagli abitanti per evitare che attacchino il loro bestiame, a causa dell'impoverimento di altre prede naturali. Dal 1995 ad oggi sono in atto alcuni progetti per la riproduzione di questa specie in cattività nella speranza di far aumentare la popolazione.

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