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23 Dicembre 2020
13:05

Catturato e liberato Pepe, il quinto sciacallo dorato con radiocollare in Friuli

Pepe è uno sciacallo dorato di circa 20 mesi a cui è stato applicato un radiocollare dall’Università di Udine, nell’ottica di scoprire di più su questa specie ancora poco conosciuta e verificarne lo stato di salute. È stato catturato e rilasciato Doberdò del Lago, in Friuli Venezia Giulia. Si tratta del quinto sciacallo monitorato attraverso collari satellitari dai tecnici dell’Ateneo friulano.

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Pepe ha circa 20 mesi ed è stato radiocollarato domenica 20 dicembre a Doberdò del Lago, in Friuli Venezia Giulia. Il dato riguardo la sua età non si può confermare con precisione, perché fa parte di una specie selvatica che in Italia non è ancora stata studiata approfonditamente, sebbene siano cinque gli esemplari con radiocollare sul territorio friulano. Pepe, infatti, è uno sciacallo dorato (Canis aureus), animale arrivato da poco in Italia e osservato con grande attenzione dai ricercatori dell’Università di Udine, i quali hanno determinato la sua età osservandone i denti. Proprio lì, nella regione da cui ha iniziato la sua diffusione in Italia, è avvenuto il radiocollaraggio di questo individuo dopo una cattura durata non più di un’ora. «L’animale è in perfetto stato di forma – racconta Stefano Pesaro, medico veterinario del team di ricercatori che ha svolto l’operazione – Abbiamo eseguito le analisi del sangue che non hanno mostrato alcuna alterazione che potesse far pensare che stesse male».Il video della cattura e della liberazione di Pepe

Il video della cattura e della liberazione di Pepe

La condizione di salute della specie, stabilmente presente sul territorio dagli anni '90, è  infatti uno dei fattori per cui l’Università di Udine porta avanti il progetto in collaborazione con il Corpo Forestale Regionale e l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, il quale sta inoltre verificando, grazie ad un campione di pelo, il livello di stress dell’individuo.

«Sebbene avvenga per motivi legati alla ricerca scientifica, la cattura rappresenta un momento delicato in cui bisogna assicurare il benessere dell’animale e riuscire ad ottenere il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile, prima di rimetterlo in libertà». Come si può notare nel video girato dall’Ateneo friulano durante l’attività, svolta nel pieno della notte, i tecnici si sono mossi con grande delicatezza per tutta la durata dell’intervento, in modo da ridurre al minimo il disagio per l’animale. Le operazioni di sedazione, del resto, sono indispensabili per poterlo manipolare riducendo al minimo lo stress. Durante l’effetto dell’anestesia, gli studiosi hanno inoltre svolto tutte le analisi necessarie per studiare le condizioni di salute dell’individuo, prelevando un campione di sangue e uno di pelo, consegnato poi all’Istituto di Zooprofilassi.

La sciacallo dorato, focus sulla specie

Pepe fa parte di una specie che fino a 20 anni fa non aveva mai abitato il territorio italiano, per questo motivo rimane ancora molto da scoprire sulle sue abitudini. Certo è che si tratti di una specie gregaria che generalmente forma branchi di 2-4 individui: un maschio, una femmina e i cuccioli dell’anno precedente. Le dimensioni di questo mammifero color giallo-rossastro sono abbastanza ridotte, non supera infatti i 70 centimetri di lunghezza e i 40 centimetri al garrese.

Il suo comportamento alimentare è di stile “opportunistico”. «La dieta di questo animale va dall’uva alla soia, mangia addirittura le crocchette del gatto – spiega il ricercatore – Solo in caso di necessità e in determinate condizioni è possibile che scelga di predare anche animali più grandi di lui. Generalmente però non sceglie prede che superino i 2 chili, a meno che non si tratti di carcasse». Questo animale arriva dai Balcani, ha attraversato il confine in Provincia di Trieste, per raggiungere in poco più di 30 anni il Veneto, il Trentino Alto Adige e alcune zone della Pianura Padana. «Il suo habitat non sono le montagne, a cui lo sciacallo dorato preferisce le colline e le pianure» precisa lo studioso. Il numero di sciacalli presenti in Friuli Venezia Giulia si aggira intorno al centinaio, sebbene siano maggiormente distribuiti nel Carso Triestino e Goriziano, dove mostra addirittura la più elevata densità in tutto il continente.

Lo sciacallo dorato in Friuli e la convivenza con l'uomo

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Pepe, screenshot del video della cattura. Credits: Università di Udine

Dalla Grecia lo sciacallo risale i Balcani, raggiunge la Slovenia, dove rientra nei piani di abbattimento faunistico, fino ad entrare in Italia. Come nel caso del lupo e dell’orso, anche per quanto riguarda lo sciacallo, la questione diventa spinosa nel momento in cui vengono trovate testimonianze di predazione alle greggi, attirando verso di sé l’antipatia degli allevatori. «In passato – continua il veterinario – ho partecipato a decine di necroscopie su sciacalli dorati investiti in Friuli Venezia Giulia. Non abbiamo mai trovato segni che permettessero di risalire alla consumazione di ovini o giovani caprioli, contrariamente a quanto generalmente si crede riguardo la dieta di questo animale. Nonostante la mancanza di evidenze, la Regione mette già a disposizione degli allevatori i rimborsi necessari per coprire i danni alle greggi».

«Anche per questo motivo – conclude l’esperto – è importante aumentare la conoscenza delle nuove specie presenti sul territorio applicando i radiocollari. Se sai come si comporta, dove si muove e come si nutre la fauna del territorio, scopri come prevenire i rischi, evitando così di generare emotività da parte delle persone». La breve cattura dello sciacallo ci permette quindi, tutelando il benessere dell’individuo, di scoprire molti dettagli su questa specie ancora misteriosa, dando inoltre la possibilità alla scienza di rispondere alle domande necessarie per una convivenza serena tra l’uomo e la fauna selvatica che torna a popolare il nostro paese.

Credits video: Università di Udine

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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