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3 Settembre 2021
17:06

Usa, il discredito politico passa attraverso il cane di Biden: pubblicate le mail della sicurezza su Major

Pubblicate le mail degli uomini dei servizi segreti della Casa Bianca da cui emerge che gli incontri non pacifici tra Major, il cane del presidente Biden, e gli addetti alla sicurezza sarebbero stati più di quelli dichiarati ufficialmente. La lotta politica al discredito dell'avversario, così, passa anche attraverso la strumentalizzazione di un cane e diventa arma di distrazione di massa.

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La battaglia politica negli Stati Uniti passa anche attraverso il rapporto con il cane. Soprattutto se quel cane è del Presidente e se di quel cane, in fondo, lo stesso attuale "Commander in Chief" degli Usa ne ha sempre fatto una bandiera e un personaggio pubblico sin dalla campagna elettorale.

La BBC pubblica in prima pagina sul suo sito un articolo a doppia firma ancora una volta dedicato a Major, l'unico cane che attualmente fa parte della famiglia Biden, visto che Champ è morto qualche mese fa. Il Pastore tedesco, protagonista di eventi in cui ha morso alcune persone dello staff della Casa Bianca, viene accusato ora di averlo fatto non poche volte come era emerso anche dalle dichiarazioni di Biden e della moglie ma con frequenza. E questa accusa viene supportata da documenti ufficiali, ovvero lo scambio di mail interne tra gli uomini della sicurezza di Biden, che si aggiornavano l'un l'altro sul numero di volte in cui avevano avuto problemi con il cane e si davano consigli su come comportarsi in sua presenza.

L'informazione trasparente e la libertà di stampa per conoscere la vita di Major alla Casa Bianca

Non sono stati i giornalisti della BBC però a condurre questa "indagine" ma la richiesta di accedere agli scambi è arrivata da Judicial Watch, un'organizzazione politica conservatrice, quindi chiaramente in opposizione al democratico Biden, che ha ottenuto la documentazione grazie al Freedom of Information Act. Si tratta della possibilità, che ha anche un privato cittadino in Italia, di accedere a documenti pubblici facendone richiesta in nome della cosiddetta "amministrazione trasparente": «Il Freedom of Information Act (FOIA), diffuso in oltre 100 paesi al mondo, è la normativa che garantisce a chiunque il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni, salvo i limiti a tutela degli interessi pubblici e privati stabiliti dalla legge».

Dai documenti, tutti pubblicati dalla BBC, emerge messaggio dopo messaggio il racconto dal punto di vista dello staff della vita dei due cani presidenziali dal loro arrivo alla Casa Bianca fino agli episodi di scontro tra Major e alcuni del personale. All'inizio c'è la presentazione dei cani, con tanto di foto di entrambi. Andando avanti nel "carteggio", si legge anche la descrizione di momenti di vita privata della famiglia del presidente (richiesta di cibo da comprare e soste per consumarlo nei posti che preferiscono) fino ai messaggi che riguardano il come gli operatori che si occupano proprio e solo della gestione degli animali devono essere avvertiti degli spostamenti: «Chiamare il personale K9 (così viene definito chi si occupa dei cani ndr) quando si aprono i cancelli per assicurarsi che non escano». Emerge poi sempre più forte l'aspetto della difficile convivenza per coloro che scrivono via mail con Major e si racconta nel dettaglio di una persona, ad esempio, che è stata colpita dal cane due volte e si nota come aumenta la frequenza di queste interazioni non positive. «Al ritmo attuale, un agente o un ufficiale è stato morso ogni giorno questa settimana causando danni all'abbigliamento o lividi/forature sulla pelle» è riportato in un messaggio mentre in un altro si danno consigli su che comportamento tenere in presenza o in caso di incontro col cane: «Andare nel panico o correre incita gli animali, quindi mantieni la tua posizione e proteggi le tue mani/dita mettendole in tasca o dietro la schiena».

Quando occuparsi di un cane vuol dire mettere in cattiva luce l'avversario politico

Judicial Watch è noto soprattutto per le lunghe battaglie legali alla ricerca di informazioni sulle mail di Hillary Clinton, sulla Fondazione Clinton e sull'attacco del 2012 al consolato degli Stati Uniti a Bengasi, in Libia. Occuparsi del cane di Biden è diventata per loro un'altra forma di contrasto all'amministrazione democratica per mostrare all'opinione pubblica che, dal loro punto di vista, il Presidente e la First lady hanno dunque mentito, o quanto meno sminuito la situazione, quando in pubblico hanno fatto dichiarazioni su Major. La Casa Bianca ha sempre mantenuto un tono pacato, come nell'ultimo aggiornamento su Major che era stato a marzo in cui avevano detto che il cane era stato coinvolto in un «paio di incidenti da nipping» che in italiano può essere tradotto con "pinzate" e non "morsi".

Major è il primo animale che è stato adottato da un canile a essere ospitato alla Casa Bianca e la famiglia Biden ha sempre sostenuto campagne di sensibilizzazione per indirizzare i cittadini americani a fare una scelta simile se si decide di far entrare un cane nella propria vita. Sin dall'inizio del mandato (ma già prima i Biden erano molto affezionati alla causa) il presidente Usa ad esempio aveva affidato proprio ai suoi due compagni animali gli auguri per le ultime festività natalizie e prima della cerimonia di insediamento ce ne era stata un'altra in onore proprio di Major per raccogliere fondi per il canile dal quale proveniva.

Fin qui la "storia positiva" dei Biden versione cinofili della quale i media si sono occupati con costanza per poi decidere di virare e far accendere le luci su Major per mettere in evidenza il cane da un punto di vista negativo, appunto con i casi descritti e anche articoli e approfondimenti con dog trainer intervistati in merito. Ma tutto questo però va al di là del comportamento del cane e poco conta in realtà spiegare alle persone cosa può essere meglio per lui, come ad esempio abbiamo fatto su Kodami.

L' "elemento Major" in questo caso è simbolico di un modo di fare politica e informazione tipico degli Stati Uniti, nel bene e nel male. Nel bene perché è da Oltreoceano che la libertà di stampa ha avuto la sua più forte rappresentazione e rappresentatività e si è da lì sempre più diffusa nel mondo occidentale. Solo la costanza e la bravura di alcuni grandi giornalisti, del resto, hanno portato a tirare fuori scandali enormi nei confronti dei "potenti" a partire dal Watergate che portò alla richiesta di impeachment e alle dimissioni di Richard Nixon. Nel male perché attraverso un cane, in questo caso, si estremizza e con atteggiamento complottista si passa da Major a un discorso più generale sull'onestà di Biden. Esempio lampante è un recente  incontro con la stampa in cui alla segretaria della Casa Bianca Jen Psaki è stato detto da uno dei giornalisti presenti: «Ci aspettiamo informazioni oneste anche per le storie minori e se non possiamo ottenerle perché dovremmo avere fiducia nel resoconto dell'amministrazione per questioni più grandi come l'Afghanistan?», sottintendendo al numero di incidenti avvenuti alla Casa Bianca con Major.

Psaki ha incassato il colpo e anzi ringraziato il collega per aver «portato i cani nella sala stampa» e poi ha così risposto: «Come abbiamo affermato in precedenza, Major ha dovuto affrontare alcune sfide per adattarsi alla vita alla Casa Bianca… Ha ricevuto adesso anche una "formazione aggiuntiva" e passa un po' di tempo in Delaware, dove l'ambiente gli è più familiare ed è più a suo agio». Quale sarà la prossima puntata del "caso Major" ancora non si sa ma c'è da aspettarsi altri colpi di scena considerando che mai si sarebbe immaginato che gli scambi di mail dei servizi segreti su un cane potessero diventare, anche quelli, un'arma di… distrazione di massa.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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