Quanto sono pericolosi i pipistrelli e cosa fare se ne incontri uno

È vero che i pipistrelli sono pericolosi, perché possono trasmetterci tantissimi virus e attaccarsi ai nostri capelli? Su questi animali circolano molte false credenze, conosciamoli meglio e vediamo cosa fare se ne troviamo uno.

4 Aprile 2024
11:32
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Sui pipistrelli esistono un gran numero di false credenze: quella che si attacchino ai nostri capelli, ad esempio, è una leggenda metropolitana legata alla convinzione errata che questi animali siano ciechi, mentre in realtà i loro occhi funzionano e anzi, usano la vista per cacciare al buio e acchiappare a distanza ravvicinata insetti anche "meno visibili" di un singolo capello.

La verità è che questi animaletti alati sono dei veri supereroi del regno animale! Hanno davvero dei superpoteri, anticipiamone uno: sono quasi del tutto immuni al cancro. E poi, i pipistrelli sono supereroi perché sono fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente e quindi, per la nostra stessa sopravvivenza.

Come sono fatti i pipistrelli

I pipistrelli rappresentano circa il 20% di tutti i mammiferi che popolano la Terra; più numerosi di loro ci sono soltanto i roditori. E non è finita qui, perché loro sono anche gli unici mammiferi esistenti in grado di volare. A differenza degli scoiattoli volanti, che semplicemente planano, i pipistrelli si sono evoluti per poter volare nel vero senso della parola: le loro dita, escluso il pollice, in milioni di anni di evoluzione si sono allungate sempre di più fino a trasformarsi nell'intelaiatura delle loro ali. In pratica è come se i pipistrelli avessero delle mani giganti che permettono loro di spiccare il volo!

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Non a caso, il loro nome scientifico non è pipistrelli ma chirotteri, o meglio Chiroptera dalle due parole greche “chéir”, che vuol dire "mano" e “pterón” che significa "ala". Le ossa così allungate, poi, sono tenute insieme da una membrana elastica formata da due strati di pelle, che si chiama patagio, e che collega gli arti superiori, quelli inferiori e la coda. All’interno della membrana ci sono: le ossa, i muscoli, i vasi sanguigni e i nervi. Se le “mani” dei pipistrelli sono enormi, al contrario le zampe posteriori sono proprio piccole piccole; infatti, zampe troppo pesanti li avrebbero resi inadatti al volo.

Con “piedini” così piccoli i pipistrelli fanno fatica a mantenersi dritti, a camminare o a decollare da terra. Ecco che quindi si sono evoluti per poter riposare a testa in giù e dormire in questa posizione per tantissimo tempo, grazie a vari adattamenti, tra cui: un sistema circolatorio particolare, e un sistema di bloccaggio che si basa su tendini, in grado di mantenere le zampe posteriori e gli artigli serrati, senza alcun dispendio di energia.

Curiosità sulle loro origini: le prove dell’esistenza di mammiferi simili ai pipistrelli risalgono all’Eocene, quindi a circa 50 milioni di anni fa. Non abbiamo tanti reperti fossili che testimoniano come sia avvenuta la loro trasformazione in mammiferi volanti, ma buona parte degli scienziati è d’accordo sul fatto che, prima che gli spuntassero le ali, gli antenati dei pipistrelli facessero parte di un gruppo di mammiferi placentati -ossia mammiferi che sviluppano la placenta durante la gravidanza- e che probabilmente vivevano sugli alberi e si nutrivano di insetti. Da quel gruppo avrebbero avuto origine anche altri animali, tra cui i toporagni e le talpe. I roditori invece non sono strettamente imparentati con i chirotteri, sebbene i pipistrelli vengano chiamati pure “topi alati”.

Quanti pipistrelli ci sono al mondo?

In tutto il mondo esistono oltre 1.400 specie diverse di pipistrelli – e per diverse, intendiamo davvero molto diverse tra loro. Si va da pipistrelli minuscoli come il pipistrello calabrone – o pipistrello farfalla, che è considerato il mammifero più piccolo in assoluto col suo peso di circa 2 grammi – a pipistrelli con un’apertura alare di oltre 1 metro e mezzo, come la volpe volante malese, o Pteropus vampyrus. Tranquilli, in Italia non correte il rischio di incontrare questo pipistrellone! Le specie presenti nel nostro Paese sono 35, tutte insettivore, e tutte appartenenti al sottordine dei Microchiroptera.

La differenza tra Microchiroptera e l’altro sottordine in cui si dividono i pipistrelli, cioè Megachiroptera, potreste pensare che stia solo nelle dimensioni – visti i nomi “micro”, “macro”-  e invece non è così. Esistono delle caratteristiche anatomiche che li distinguono: prima di tutto la forma delle orecchie esterne – che sono molto più piccole nei Megachirotteri. Ah, e poi i Megachirotteri di solito hanno il muso allungato, che li fa somigliare a delle piccole volpi – infatti, questi pipistrelli sono conosciuti proprio con il nome di Volpi volanti.

I veri "vampiri"

Ora, provate a indovinare: secondo voi tra Volpi volanti e Microchirotteri, di quale gruppo fanno parte i pipistrelli che si nutrono di sangue? Se avete risposto Volpi volanti, ci dispiace: avete sbagliato! Loro mangiano quasi esclusivamente frutti e fiori di specie tropicali. Le tre specie note di pipistrelli ematofagi – cioè mangiatrici di sangue – sono microchirotteri che vivono nell’America centrale e meridionale, si tratta del vampiro vero di Azara, del vampiro senza coda e, infine, del vampiro dell’Amazzonia.

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Curiosità: i veri vampiri, a differenza del conte Dracula, non mordono con i canini, ma usano gli incisivi che sono grandi e affilatissimi. Fanno una piccola incisione e poi grazie a una proteina contenuta nella loro saliva che si chiama “draculina”, bloccano la coagulazione del sangue nella ferita inferta alle loro prede -uccelli, bestiame- così da poter mangiare indisturbati. Solitamente i pipistrelli vampiro non attaccano l’uomo, ma… c’è un ma. Nei luoghi dove l’intervento dell’uomo ha distrutto il loro habitat, il cibo scarseggia e allora può capitare che prendano di mira anche le persone. Il problema in quel caso non è tanto la perdita di sangue, ma la trasmissione di malattie come la rabbia. Sull’argomento malattie ci torniamo tra poco.

Comunque, nella mappa a seguire si vede bene la distribuzione geografica dei pipistrelli: e praticamente sono ovunque tranne che nelle regioni polari. Poi, solo in alcune parti del mondo – quelle colorate di marroncino, giallino – coesistono sia i Megachirotteri che i Microchirotteri.

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I superpoteri dei pipistrelli

All’inizio abbiamo detto che i pipistrelli hanno i superpoteri: vediamo quali sono.

  1. Sono incredibilmente longevi. Nel 2005, in Siberia, è stato scoperto un esemplare di vespertilio di Brandt con un'età di, rullo di tamburi… 41 anni! Vuol dire che i pipistrelli possono vivere fino a 10 volte di più di qualunque altro mammifero di pari dimensioni. Il segreto di questa incredibile longevità sembrerebbe nascondersi nel loro DNA. Un gruppo internazionale di ricercatori ha condotto uno studio su diverse specie di pipistrelli, in particolare, si sono chiesti se i telomeri – cioè le parti terminali dei filamenti di DNA – si accorciassero con l'età, così come avviene negli esseri umani. Pensate ai telomeri come se fossero la cover del vostro smartphone. Col passare del tempo, la custodia si rovina, e alla fine si rompe e dovete buttarla. A quel punto, il cellulare, che nel nostro esempio corrisponde alle cellule, non è più protetto e si deteriora. È un processo normale, significa che stiamo invecchiando. Però la cosa assurda è che questo fenomeno in alcune specie di pipistrelli – come il genere Myotis – non avviene, cioè non è stata riscontrata alcuna relazione tra la lunghezza e l'età del telomero. Ma com'è possibile? Gli stessi scienziati hanno poi fatto altri test, e hanno scoperto che tra i geni di questi pipistrelli ce ne sarebbero almeno 21 capaci di riparare e prevenire i danni al DNA, compreso l'accorciamento dei telomeri. Tutta questa cosa un po' complicata sembrerebbe essere anche alla base del superpotere dei pipistrelli numero 2.
  2. Non si ammalano quasi mai di cancro. E infatti ci sono ricercatori in ambito oncologico che li stanno studiando, nel tentativo di "rubare" i loro segreti, e usarli per trovare nuove strade nella lotta ai tumori.
  3. Alcuni pipistrelli “vedono” con le orecchie. Parliamo soprattutto dei Microchirotteri. Le specie di questo sottordine -di cui fanno parte anche le specie che si trovano in Italia- non sono cieche, però sono parecchio miopi. E quindi, visto che non possono mettere gli occhiali per vedere bene da lontano, hanno sviluppato un sistema di ecolocalizzazione chiamato biosonar, che permette loro di cacciare di notte, quando è buio pesto. Funziona così, con la laringe producono dei suoni ad altissima frequenza – impercettibili all'orecchio umano – che poi vengono emessi tramite il naso o, più comunemente, attraverso la bocca. Questi impulsi -che possono essere oltre 200 al secondo quando la preda è vicina – rimbalzano, ad esempio, sull’insetto che vogliono catturare, producendo un eco di onde sonore che, una volta percepite dall’orecchio del pipistrello, gli danno informazioni sul tipo di insetto colpito, sulla distanza, sulle dimensioni e perfino sui suoi movimenti. Et voilà, il pasto è servito.
  4. Il corpo dei pipistrelli è un serbatoio pieno di virus, però loro non si ammalano, restano asintomatici. Ma che diavoleria è mai questa? Beh, sembrerebbe che il motivo di ciò, è che abbiano sviluppato un sistema immunitario speciale, che riesce a rispondere in modo efficace alle infezioni virali senza però esagerare con la risposta immunitaria, cosa che -in molti mammiferi, compresi noi umani- avviene di frequente, scatenando una forte infiammazione, che invece di proteggere l’organismo finisce per danneggiarlo molto di più. Ecco, nei pipistrelli questo non succede.

Ma come mai hanno tutti questi superpoteri? Gli studiosi non hanno ancora tutte le risposte, però l’ipotesi più accreditata è che si tratti di adattamenti legati alla loro capacità di volare. Volare è una figata, ma per un pipistrello significa spendere fino a 1200 calorie all’ora, e aumentare il battito cardiaco anche di 5 volte, arrivando a 1066 pulsazioni al minuto. Ora capite perché la natura li ha dotati di tante supercapacità!

I chirotteri come bioindicatori

Perché i pipistrelli sono così importanti per noi e per l’ambiente? Prima di tutto, le specie che si nutrono di insetti – circa il 70% di tutti i pipistrelli – sono tra i principali predatori di un sacco di insetti nocivi sia per i boschi che per le coltivazioni, come lepidotteri e ditteri, zanzare comprese. Pensate, che una popolazione di pipistrelli in una grande area urbana può arrivare a mangiare 15 tonnellate di insetti in una sola notte! 15 tonnellate è tantissimo, sono quasi 3 elefanti. Inoltre ogni pipistrello divora un quantitativo di cibo pari alla metà del suo peso corporeo. In Italia abbiamo, per esempio, l’orecchione bruno che ha una dieta composta fino all’85% da insetti nocivi.

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Per questo, grazie ai pipistrelli che lavorano come stermina-parassiti col favore delle tenebre, possiamo usare meno pesticidi, e la nostra salute ringrazia. Ma non è finita qui: le specie che mangiano frutta -come le volpi volanti- e quelle che mangiano nettare, svolgono un ruolo fondamentale nell’impollinazione e nella dispersione dei semi di tantissime piante. In aree come l’America sudoccidentale o la foresta fluviale, e non solo, accelerano il rimboschimento e arrivano a impollinare più di 500 piante diverse, come palma da cocco, mango, banano e anche l’agave blu da cui si produce la tequila. Insomma, questi mammiferi volanti sono considerati indicatori ambientali, se ci sono loro vuol dire che il territorio in cui viviamo è sano. Purtroppo – fateci caso – rispetto a 10-20 anni fa, di pipistrelli se ne vedono sempre meno in giro.

Addirittura l’orecchione sardo – che vive in Sardegna ed è considerato l’unico pipistrello endemico d’Italia – ha subìto un declino del 60% dal 2002 al 2020. Va bene che di norma sono animali notturni – e quindi durante il giorno non li vediamo perché riposano nascosti in grotte, cavità degli alberi, sottotetti, ponti, ecc ecc – però, a prescindere da questo, il numero di molte specie sta effettivamente calando, a causa della distruzione del loro habitat, ma anche di altri fattori, come gli incendi e il cambiamento climatico.

Può capitare che il caldo li svegli troppo presto dal letargo, quando gli alberi non hanno ancora messo i fiori o i frutti. Oppure – nel caso degli insettivori – se d’estate fa troppo caldo i pipistrelli rischiano la disidratazione, sia gli individui adulti ma soprattutto i loro piccoli, che nascono proprio in quei mesi. E considerate che la maggior parte dei pipistrelli partorisce uno, massimo due piccoli all’anno. Per tutte queste ragioni, i pipistrelli in Italia e in Europa sono protetti dalla legge: è illegale catturarli, tenerli come animali domestici, ma anche solo disturbarli o distruggere i loro rifugi.

I pipistrelli sono pericolosi?

Lo sappiamo che volete sapere se i pipistrelli sono pericolosi, a maggior ragione ora che vi abbiamo spiegato che hanno il corpo pieno di virus. Niente panico: i virus che circolano nelle colonie di pipistrelli, salvo rare eccezioni, non sono esattamente gli stessi che causano malattie nell’uomo. Sono forme primordiali, diciamo così, e quindi il rischio di trasmissione è molto basso, e servirebbe un ospite intermedio o una stretta stretta vicinanza tra pipistrello e uomo affinché si verifichi quel “salto di specie”, che fa sì che questi spaventosi virus giungano a noi.

Al momento, gli unici virus presenti nelle specie europee che potenzialmente possono infettare l’uomo sono quelli del genere Lyssavirus, tra cui c’è anche il virus della rabbia; però nei pipistrelli osservati sul territorio italiano il virus specifico della rabbia non circola, l'Italia dal 2013 è stata dichiarata indenne dalla rabbia. In ogni caso, nell'Europa occidentale è molto più frequente contrarre la rabbia dalla volpe che dai pipistrelli; con questo cosa vogliamo dire? Che quando si parla di selvatici, in generale, l’importante è usare la testa ed essere rispettosi dei loro spazi e dei loro habitat. Forzarli al contatto con noi non solo è sbagliato, perché modifica il loro comportamento rendendoli meno vigili e reattivi nei confronti dei predatori, ma può dare il via a pericolose reazioni a catena, come, appunto, il salto di specie dei virus da animale a uomo.

Cosa fare se ci sono pipistrelli?

Comunque, andando al sodo: che si fa se incontro un pipistrello? La regola d’oro è evitare di toccarlo, soprattutto se l’animale che vedete è ferito, in quel caso si può contattare uno degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IIZZSS) presenti sul territorio, o comunque un esperto. Se proprio doveste trovarvi nella situazione di dover prestare un primo soccorso: sempre, sempre, vanno indossati dei guanti, oppure per maneggiare l’animale ci si può aiutare con un asciugamano. In attesa dell’intervento degli esperti, la cosa che potete fare è dare al pipistrello un po’ d’acqua, adagiandolo in una scatola di cartone forata ma ben chiusa. Discorso diverso è se un pipistrello vi entra in casa per sbaglio: molto probabilmente si tratta di un individuo giovane e inesperto nel volo. Spegnete la luce, lasciate aperta la finestra e andate via, chiudendo la porta della stanza; così il povero pipistrello impaurito potrà ritrovare l’orientamento e uscire da solo.

L'uso delle Bat Box

Se ci impegniamo a mantenere una giusta distanza dagli animali selvatici, sorge spontanea la domanda sull'utilizzo delle cosiddette "Bat Box". Queste strutture sono principalmente progettate per fornire un ambiente sicuro e protetto per i pipistrelli, offrendo loro rifugio e possibilità di riproduzione in condizioni sicure. L'obiettivo principale delle "casette per pipistrelli" non è quello di facilitare interazioni dirette con gli esseri umani, bensì di contribuire alla conservazione delle popolazioni di pipistrelli, le quali svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi.

Pertanto, se miriamo alla conservazione della biodiversità, le Bat Box possono rappresentare una soluzione efficace e consigliabile, tuttavia è fondamentale adoperarle con le giuste considerazioni per evitare un contatto diretto e prolungato tra le specie coinvolte. È essenziale evitare tale contatto posizionando le Bat Box in luoghi adeguati e adottando una gestione responsabile, al fine di minimizzare i potenziali rischi per la salute e il benessere delle specie coinvolte.

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