episodio 4

Cosa fare se ti trovi davanti una vipera

Cosa fare in caso di incontro ravvicinato con una vipera? Prima regola: niente panico. Vediamo quanto è davvero pericolosa e come comportarci se ne troviamo una.

7 Giugno 2023
20:00
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Ha la testa triangolare ed è ricoperta di tante placchette disordinate. Oggi vi parliamo della vipera e vi diremo qualcosa di più su quando e quanto è pericolosa e cosa fare se ne incontriamo una.

Forse avrete sentito dire che "sbattendo i piedi a terra i serpenti scappano"… in realtà i serpenti non hanno le orecchie ma non sono sordi! È corretto dire che non hanno un orecchio esterno, hanno però un orecchio medio e un orecchio interno che sono in grado di percepire e trasmettere, grazie ad un unico ossicino, le vibrazioni sonore. In questo senso, i serpenti non sono in grado di avvertire i suoni con le stesse caratteristiche degli esseri umani ma li percepiscono ugualmente. Peraltro, le vibrazioni non viaggiano solo attraverso il terreno ma anche nell’aria, il che vuol dire che i serpenti ci sentono anche se battiamo le mani o parliamo a voce alta. Quindi ogni suono generato può servire a far allontanare il serpente. Ma in Italia ci sono serpenti pericolosi? Se li incontrassimo quindi come dovremmo comportarci?

Quali vipere ci sono in Italia?

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In Italia ci sono oltre 20 specie di serpenti ma solo 5 possono essere potenzialmente pericolose e velenose per l’uomo. Queste 5 specie fanno tutte parte della famiglia viperidae, ovvero la famiglia delle vipere. Tra queste 5 la specie di vipere la più diffusa su tutto il territorio nazionale (esclusa la Sardegna, dove non esistono vipere) è la Vipera aspis detta anche vipera comune. Vi state chiedendo perché in Sardegna non ci siano vipere, eh?

Facciamo una parentesi storica molto interessante: forse in pochi sanno che tra i 25 e i 28 milioni di anni fa la Sardegna era attaccata alla Penisola Iberica. L’ipotesi tra gli scienziati è che, essendo arrivate in Europa in tempi più recenti, la famiglia delle viperidae non abbia fatto in tempo a colonizzare l’isola prima che, staccandosi dal continente europeo, venisse isolata dal mare. Anche se di recente sono stati in realtà trovati fossili di viperidae in Sardegna, datati più o meno 1.8 milioni di anni. Non è ancora chiaro come ci siano finiti lì, ma è stata rilevata una somiglianza tra la forma di questi fossili e le specie presenti nel nord Africa. Da qui la deduzione che probabilmente tramite qualche collegamento con l’Africa le vipere abbiano raggiunto in passato la Sardegna, ma che poi si siano estinte durante le ere più fredde. Tornando ora alle specie di vipere presenti in Italia, possiamo trovarne altre 4, sebbene rappresentino popolazioni ridotte rispetto a Vipera aspis: Vipera ammodytes, Vipera berus, Vipera ursinii e la Vipera walser.

Come riconoscere una vipera

Ma come sono fatte le vipere e come possiamo riconoscerle? Essendo che il colore della pelle può cambiare in base alla sottospecie andando dal grigio al giallastro, fino al bruno o addirittura al rosso, dobbiamo fare attenzione ad altre caratteristiche. Facciamo un confronto tra la  morfologia di un viperide e quella di un colubride (una biscia per intenderci). La prima caratteristica distintiva è la testa. La testa delle vipere è triangolare, piatta, ben distinta dal collo. Inoltre è ricoperta da piccole placchette disordinate. Invece quella della biscia più affusolata con placche grandi e piccole. Il secondo tratto sono gli occhi: la pupilla della vipera ha forma ellittica e verticale, non tonda come la biscia. Terzo: il corpo della vipera è breve e tozzo, al contrario di quello delle bisce innocue che è lungo e affusolato.Quarto ed ultimo, ma non meno importante, il morso. Il morso di vipera ha due grossi punti circa ad un centimetro di distanza, lasciati dalle lunghe zanne e assenti nei colubridi. Attenzione, però, è anche possibile che si noti un unico foro quando l’animale aggressore ha perso una zanna in precedenza e non ha ancora sviluppato quella sostitutiva.

Anche il movimento delle vipere è particolare, sappiamo che i serpenti strisciano formando una serie di S, si chiama “movimento ondulatorio”. Il tipo di movimento è reso possibile dalla flessibilità della colonna vertebrale e, con questo serpeggiare, si insidiano in ogni anfratto del terreno, spesso sotto mucchi di sassi, tra le radici di alberi e in gallerie sotterranee. Da questi nascondigli i serpenti non escono mai durante le stagioni più fredde. In inverno i serpenti si rifugiano per sopravvivere al freddo e vanno in uno stato chiamato bradimetabolismo. Il bradimetabolismo è una strategia di adattamento simile al letargo che, come dice la radice parola stessa “bradi”, permette di rallentare il metabolismo mettendolo a riposo fino al ritorno di condizioni favorevoli. Ed ecco che in primavera-estate le vipere tornano a strisciare nell’erba alta dei prati, nelle zone collinari, tra i boschi fino alle praterie in alta quota. Ma oltre a strisciare alcune vipere come la vipera cornuta del Sahara (Cerastes cerastes), il crotalo del Mojave (Crotalus cerastes), e la vipera del deserto del Namib, (Bitis peringueyi), hanno evoluto un modo ancora più incredibile e veloce per spostarsi: il “side-winding” .

Nel side-winding è come se la parte centrale del corpo del serpente fosse sospesa e lavorassero solo la testa e la coda. Con la coda il serpente lancia il suo corpo in avanti, appena atterra spinge la testa dritto davanti a sé e poi di nuovo fa forza nella coda e così via. Praticamente il serpente avanza in diagonale. Con il side-winding una vipera può arrivare alla velocità massima di 8 m/s, rispetto alla velocità, che può raggiungere normalmente, durante l’attacco, di circa 2-3 m/s. La vipera ha un attacco fulmineo, l'accelerazione dei serpenti durante l'attacco è superiore a quella che sperimentano i piloti militari. Il morso arriva in 50-90 millisecondi: meno di un battito di ciglia (che dura circa 220 millisecondi). Per essere azzannati, basta avere gli occhi chiusi nel momento sbagliato.

Quando attacca la vipera?

Ma ci azzannano veramente? Può capitare di essere morsi ma è molto raro. L’eventualità che un uomo sia morso da una vipera, visto che l’animale lo teme, è da ricercarsi unicamente nella spiacevole evenienza che il malcapitato non veda il rettile e lo calpesti o lo disturbi. Questa evenienza non è trascurabile poiché le vipere si mimetizzano molto efficacemente. Anche in questo caso però non è detto che il rettile rilasci la sostanza tossica, l’animale può decidere se avvelenare o meno il suo morso. I serpenti impiegano molto tempo a produrre il loro veleno e sembra preferiscano conservarlo per la loro preda piuttosto che “sprecarlo” su predatori più grandi che potrebbero avere la meglio o essere immuni. Come avviene quindi l’emissione del veleno ad opera di un viperide? Quando un viperide si accinge a colpire, apre la bocca, e tramite la contrazioni di alcuni muscoli, provocano l’erezione dei denti velenigeri e la loro rotazione in avanti, così che siano pronti a penetrare nella preda. Quando i denti veleniferi entrano nella preda, muscoli situati ai lati della bocca del serpente premono sulle ghiandole velenigere facendo defluire il veleno attraverso i denti canalicolati, ovvero provvisti di un canale cavo in mezzo. Perciò se non fanno forza sulle ghiandole del veleno, il loro morso sarà completamente innocuo.

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Detta così sembra facile ma nella situazione come facciamo ad accorgerci se il morso è velenoso oppure no? Il veleno della vipera è una combinazione di tossine che, entrando in circolazione, provocano un forte dolore nella zona interessata che presenta anche piccole emorragie e la formazione di una tumefazione. Dopo 15 – 20 minuti il ferito presenta dilatazione della pupilla, capogiri, tachicardia, dispnea, nausea, vomito e diarrea. Nei rarissimi casi mortali sopraggiunge la paralisi cardiaca o il blocco respiratorio. Vi dico “rari” perché la probabilità di morire a causa di questi serpenti è dello 0,1%. Su una una media di 257 morsi all’anno, solo uno di questi risulta mortale e solitamente è dovuto a shock allergico. Le principali vittime delle vipere sono in particolar modo anziani, bambini, soggetti a rischio che hanno un cattivo sistema immunitario per via di malattia pregresse, ma anche persone che sono specificatamente sensibili al veleno iniettato dal morso del serpente, risultandone allergiche. Il veleno delle vipere, infatti, non si è evoluto per uccidere grandi vertebrati come gli esseri umani, ma è maggiormente adatto al peso delle principali prede di queste specie, solitamente piccoli mammiferi. Insomma, in caso di morso a una persona adulta, priva di particolari patologie, se soccorsa correttamente ha pochissime probabilità di morte.

Come fare se ti morde una vipera?

Anche se capita di rado, vi diciamo come gestire questa situazione al meglio. Iniziamo con il dire le cose da NON fare: non sperimentate tecniche da film come l’incisione della zona oppure con il succhiare il veleno con la bocca. Nel primo caso c’è il rischio di diffondere il veleno per via ematica e, il secondo, oltre ad essere poco efficace è anche pericoloso per chi lo fa. Basta un piccolo taglio sulle labbra che anche il “coraggioso” soccorritore si troverà con il veleno in circolo in pochi secondi. Stessa cosa vale per il siero “antivipera” che, se usato, può essere più letale del morso stesso. Oltre ad essere inefficace dopo poco tempo fuori dal frigorifero, il siero comporta un rischio elevato di reazioni anafilattiche mortali. Non usate nemmeno il laccio emostatico, è inutile e può aumentare l'assorbimento del veleno per via linfatica.

Le cose da fare, invece, sono: chiamare i soccorsi senza ritardi, mantenere la calma (almeno apparentemente) così da non far agitare il ferito. Anzi cercate proprio di immobilizzare il paziente (se l'arto è immobile si ritarda la diffusione del veleno). Se si tratta di un bambino o di un cane potrebbe essere utile portarlo in braccio. Potete poi eseguire un bendaggio linfostatico, ovvero: fasciare la ferita con benda a partire da 10-20 cm sopra il morso a scendere, senza stringere! Il miglior comportamento comunque rimane – e ormai alla quarta puntata lo sapete – quello preventivo. Bastano poche pratiche come indossare calzature idonee; ispezionare il terreno, le rocce e gli anfratti con un bastone. Come abbiamo già detto, si può anche fare rumore evitando movimenti bruschi, altrimenti è più che sufficiente stare alla distanza di un metro dall’animale per scongiurare qualsiasi pericolo. Ah! Non cercate assolutamente di schiacciare una vipera con i piedi! Gli attacchi dei serpenti si basano sulla loro vigilanza e sulle intenzioni di difendersi. Più il pericolo è grande, più la loro difesa sarà grande! Quindi per paura sfodereranno tutte le loro armi e, in millesimi di secondo, non solo vi morderanno, ma useranno anche il veleno. Mentre ve ne renderete conto sarà anche già fuggita.

Basta prestare attenzione durante le escursioni e non essere terrorizzati dagli animali solo perché potrebbero raffigurare un pericolo. Dico “raffigurare” perché in noi esseri umani c’è quasi la convinzione che solo perché degli animali possiedono delle “armi” pericolose, loro non aspettino altro che scagliarle contro noi uomini. Ma di noi uomini agli altri animali non importa nulla, a meno che non iniziamo a raffigurare un pericolo per la loro sopravvivenza, in quel caso cercheranno di difendersi, come ogni essere vivente del Pianeta (uomo per primo). Loro ci vedono come un’altra specie – come dovremmo iniziare a vederci noi peraltro – e se sappiamo convivere e comportarci bene (o semplicemente lasciarle in pace), non sentiranno la necessità di lottare. Per loro lo scontro è una fatica enorme, e la useranno come ultima risorsa. Devono tenersi stretta l’energia per cose più importanti di noi, come rimanere in vita, pensare ai loro piccoli, cacciare e trovare l’amore. Non possiamo pensare di eliminare o rimuovere qualsiasi cosa possa rappresentare una minaccia o un rischio anche velato, ai nostri comodi e alle nostre attività. Accettare le altre creature e promuovere buone regole di convivenza è l’unica via. Se non la percorriamo, proprio la nostra specie per prima, non avrà più chance di sopravvivenza.

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