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16 Luglio 2023
13:00

Quanto possono diventare grandi gli orsi?

Gli orsi sono considerati da molti come dei grossi predatori, ma in realtà nella maggioranza dei casi si nutrono di piante e frutta secca, raggiungendo le loro considerevoli dimensioni solo con l'avanzare dell'età.

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Gli orsi sono i carnivori di maggiori dimensioni del pianeta e tra i più diffusi dell'emisfero boreale e vengono considerati dalla maggior parte delle persone come dei predatori. In verità, essi sono prevalentemente onnivori – con le dovute eccezioni – e integrano il 90% della loro dieta con bacche, radici, insetti, germogli e funghi, quando non riescono a catturare le loro principali prede, ovvero pesci e cervidi. Appartengono alla famiglia Ursidae e abitano diverse tipologie di ambienti, che vanno dalle foreste continentali centro europee e americane alle valli montane, alle distese dei ghiacci del Polo nord alle foreste orientali di India e Cina, per finire anche sulle varie isole dell'Indonesia e le foreste equatoriali di vari paesi sudamericani, come Colombia, Perù, Bolivia.

Le varie specie presenti sul pianeta presentano diverse forme e dimensioni, come anche una differente colorazione della pelliccia e una predisposizione maggiore e minore nell'avvicinarsi all'uomo. Queste differenze sono il frutto non solo dell'adattamento ambientale di ciascuna singola specie, alle differenti condizioni di vita, ma anche all'ormai millenario rapporto che questi animali hanno nei confronti dell'uomo e di un ambiente sempre più soggetto al suo controllo. Per sopravvivere, diverse specie di orsi per esempio hanno cominciato a diminuire la propria stazza e ad alimentarsi degli scarti umani, già a partire da diversi secoli. Ciò ha ovviamente comportato un pesante peggioramento delle loro condizioni di salute, come un'evoluzione del loro comportamento.

Il loro peso varia enormemente a secondo delle specie e persino delle singole popolazioni, con dei limiti minimi e massimi che appartengono però agli orsi che risultano agli "estremi" dell'evoluzione di questi carnivori. L'orso malese (Helarctos malayanus), l'animale che ha ispirato Baloo del "Libro della Giungla", per esempio può misurare anche 65 kg, risultando l'orso più piccolo al mondo, mentre l'orso bianco o l'orso polare (Ursus maritimus), essendo il predatore terrestre più grande in assoluto e anche l'unico orso con una dieta prettamente carnivora, può pesare anche oltre 800 kg.

Generalmente però i fattori che spingono questi animali a risultare più o meno pesanti e grandi sono legati all'ambiente in cui vivono, al loro sesso (i maschi son più massicci), all'età che ciascun esemplare riesce a raggiungere, al loro stato di salute e al clima.

L'orso bruno

orso bruno

L'orso bruno (Ursus arctos) è sicuramente l'orso più conosciuto. È anche la specie di orso che presenta il maggior numero di sottospecie (ben 16!) ed è l'unico predatore al mondo che può competere all'orso bianco il titolo di più grande carnivoro del mondo. In Italia disponiamo della sottospecie nominale, ovvero U. arctos arctosche attualmente sta facendo parecchio discutere per via dei presunti attacchi a persone ed animali in Trentino, e la sottospecie endemica italiana, fra le più preziose al mondo, ovvero Ursus arctos marsicanus: l'orso marsicano.

Questa specie vive principalmente in Eurasia, ma è in America settentrionale che sono presenti gli esemplari più grossi e pesanti in assoluto. Essi appartengono alla sottospecie dei grizzly (Ursus arctos horribilis) o ai più pesanti orsi Kodiakche vivono in Alaska e sono noti alla scienza come Ursus arctos middendorffi.

Mentre un orso bruno normale pesa fino a 350 kg, con gli esemplari più grandi che riescono a superare i 430 kg, i grizzly e i kodiak riescono tranquillamente a pesare i 600 kg e a competere anche fisicamente con gli orsi polari, in un eventuale incontro.

Sono tutti animali particolarmente intelligente, seppur non molto sociali. Vivono infatti al massimo in piccoli gruppi e i maschi risultano meno sociali delle femmine, in quanto spesso entrano in competizione con gli altri esemplari (femmine comprese) per tante tipologie di risorse diverse: territorio, cibo, sesso e disponibilità di tane, dove effettuare il letargo. Per quanto ultimamente vengono però accusati di essere dei potenziali serial killer, in Europa gli orsi bruni raramente si spingono ad uccidere gli esseri umani.

La loro pelliccia presenta folti peli di colore biondo, bruno e nero, con eventuali punte argentate, che danno soprattutto alle sottospecie americane l'aspetto «brizzolato» da cui deriva il termine inglese grizzly. Sono animali plantigradi e possono stare ritti sulle zampe posteriori per periodi di tempo abbastanza lunghi, seppur riescono a correre solo seguendo il movimento quadrupede. A secondo del loro peso, possono anche scalare le cortecce degli alberi più grossi, ma per farlo devono sfruttare i loro poderosi artigli, che lasciano dei chiari segni sul legno.

Presentano anche una grossa gobba di muscolo sulle spalle che è del tutto assente nelle altre specie, mentre la loro testa è larga e arrotondata, presentando un profilo facciale concavo, che viene usualmente usato dagli esperti di orsi per distinguerlo dalle altre specie.

L'orso polare

orso polare

L'orso polare è l'orso più grosso e pesante in assoluto. Può raggiungere gli 800 kg e possono raggiungere anche i 3,5 metri di lunghezza nei maschi. Sono animali prevalentemente carnivori, rispetto alle altre specie di orsi, perché l'ambiente che abitano – il polo nord – è quasi completamente ghiacciato e non presenta tante altre risorse al di là della carne delle varie prede.

Per quanto tutti noi siamo predisposti a credere che questa specie presenta una pelliccia bianca, in verità i peli dell‘orso polare sono trasparenti. La loro pelliccia, priva di colore, risulta così bianca ed è talmente fitta che l'orso polare può anche immergersi completamente sotto il livello del mare, senza che la sua pelle – che tra l'altro presenta una colorazione nerastra – venga toccata dall'acqua. Questo è molto importante, visto lo stile di vita "marino" che dispongono questi animali. La loro quotidianità prevede infatti di passare molte ore a mollo dentro l'acqua, a temperature bassissime, per raggiungere gli icerberg dove vivono le foche. Questo comportamento viene indicato anche dallo stesso nome latino dell'animale (Ursus maritimus), ad indicare che già nel 1774 – anno di classificazione e descrizione dell'orso polare da parte di Constantine John Phipps – i zoologi si accorsero della peculiare vita marina di questa specie.

Tra le specie di vertebrati a maggior rischio di estinzione, per via dello scioglimento dei ghiacciai, gli orsi polari non presentano la gobba degli orsi bruni ed entrano in letargo in delle tane che scavano appositamente nella neve.  In media ogni femmina produce 2 piccoli ad ogni gestazione e i mammiferi marini, come le foche e i trichechi, rappresentano la maggior fonte di cibo di questi predatori.

L'orso nero americano

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L'Ursus americanus, noto anche come orso nero, è la tipologia di orso più comune del continente nord americano. Presenta una folte pelliccia nera e anche di questa specie sono conosciute ben 16 sottospecie, seppur molte sono in fase di revisione. È anche l'unica specie settentrionale che non entra in letargo, ma che subisce una sorte di sonnolenza molto simile che li fa entrare in un sonno profondo, da cui però gli orsi possono essere facilmente svegliati. Ciò permette a questi animali di essere fra i primi orsi a comparire in Primavera e ad essere fra quelli più facili da vedere in Inverno, quando le temperature sono molto alte.

Dalla fame portentosa, questo goloso orso è un grande consumatore di miele, di graminacee, di erba e di frutta secca. I suoi esemplari sono noti per andare a rubare le mele nelle coltivazioni americane e secondo alcuni scienziati possono spingersi anche ad artigliare le cortecce degli alberi d'Acero, per ricavarne lo sciroppo.

Privo anche lui della gobba degli orsi bruni, è più piccolo delle altre specie settentrionali e presenta anche un posteriore dal profilo più sfumato e rotondo.

Le femmine pesano in media  tra i 70 e gli 80 kg, mentre i maschi pesano tra in media 120 kg, con un massimo di 275 kg.

L'orso nero possiede inoltre dei piccoli occhi di colore nero e marroni e delle orecchie arrotondate che lo differenziano completamente dalle altre specie di orsi. Il suo lungo muso appuntito testimonia il fatto che questa specie presenta un olfatto molto sensibile, molto più fine rispetto a quello dei Grizzly loro conterranei.

Il Panda gigante

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Il panda (Ailuropoda melanoleuca) è probabilmente la specie di urside più particolare che è presente in natura. I suoi esemplari vivono solo in alcune foreste della Cina meridionale e sono famosi per alimentarsi di un'unica tipologia di cibo: le canne di bambù.

Il cambio di dieta ha profondamente modificato la biologia e l'anatomia dell'animale, tanto che un osso del loro polso si è dovuto adattare a fungere da ulteriore dito, per trattenere meglio le canne di bambù mentre i panda li frantumano con i denti.

Sono degli orsi che presentano dei lineamenti molto dolci. Le orecchie e la testa sono arrotondati. Le zampe sono arrotondate. Persino l'animale, tal volta, quando cade assume la forma di una palla, portandosi la testa fra le gambe, per rotolare meglio sul terreno, confidando che sfruttando il suo accumulo di grasso non rischierà di schiantarsi al suolo.

La sua tipica pelliccia bianca e nera è divenuto simbolo della stessa conservazione della natura, divenendo simbolo del WWF, ed è una delle poche specie di mammiferi a rischio di estinzione le cui sorti sembrano migliorare, grazie all'intervento massiccio dei biologi cinesi, che sono riusciti a recuperare diverse popolazioni, tramite l'inserimento di queste creature all'interno dei santuari.

I panda possono essere alti circa 1,50 m ed hanno un peso che può variare dagli 80 fino ai 200 kg, per i maschi più grossi. Per quanto solitari, sono degli animali abbastanza socievoli e poco violenti. Basta considerare che non esiste un caso di aggressione agli esseri umani in natura da parte di questa specie e spesso possono anche cadere vittima della loro stessa fama. In passato infatti molti cinesi prelevavano degli esemplari direttamente dai loro boschi di bambù, per crescerli come figli o animali da compagnia.

I panda si adeguano molto bene alle condizioni di vita imposti dagli esseri umani, non presentando neppure un comportamento molto vivace durante la stagione degli amori. Le uniche loro esigenze sono infatti quelli connessi alla pulizia, alle cure mediche e al costante rifornimento di bambù. Inoltre è molto difficile vedere un panda "eccitato" in piena tempesta ormonale. Lo stesso contatto con gli uomini spinge questi animali infatti ad abbassare la propria libido, un problema che ha fornito diversi grattacapi ai dirigenti dei santuari che avevano il compito di farli riprodurre.

Proprio per limitare il possesso di panda da parte dei semplici cittadini e per aiutare la specie a superare la crisi demografica, arrivata per via delle poche nascite e della perdita costante delle grosse foreste di bambù, il governo cinese ormai da decenni ha infatti promosso delle leggi specifiche inerenti la salvaguardia di questa singola specie, impedendo alle persone non autorizzate di entrare in contatto con questi animali.

Tecnicamente, la maggioranza dei panda presenti negli zoo del mondo che non si trovano in territorio cinese risultano essere in prestito da parte del governo centrale di Pechino. Qualora la salute di questi animali dovesse venire meno o il loro peso dovesse crollare sotto gli 80 chili, il governo comunista cinese può richiedere che gli esemplari in prestito gli vengano restituiti. Persino gli eventuali nati all'estero, secondo le convenzioni internazionali, appartengono alla nazione cinese, e devono essere denunciati, per decidere assieme alle autorità, come gestirli e crescerli.

Per queste ragione buona parte degli zoo del mondo che dispongono in prestito questi animali collaborano strettamente con le università e i santuari cinesi, che in cambio spediscono anche alcune particolari varietà di bambù, in modo da salvaguardare la specie anche lontano dal loro luogo di origine.

Altre specie di orsi

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L’orso labiato indiano è fra i più aggressivi orsi che è possibile trovare in natura, ma paradossalmente attacca raramente l’uomo

Nel mondo esistono molte altre specie di orsi, che non appartengono ai gruppi sopra menzionati. Fra i più famosi abbiamo l'orso labiato (Melursus ursinus)proveniente dall'India, che un tempo sfortunatamente veniva impiegato come orso giocoliere nei circhi. Questa specie presenta la pelliccia più folta fra quella disponibile dagli orsi e il suo peso massimo può raggiungere i 192 kg per 2 metri di lunghezza.

È noto per essere una delle specie più capaci nell'arrampicarsi sopra gli alberi ed è per questo se in inglese viene anche conosciuto come "orso bradipo". A differenza del suo uso nei circhi, l'orso labiato è tra i più forti e aggressivi presenti in Eurasia, essendo stato costretto a competere non solo con gli esseri umani, per il controllo del territorio, ma anche anche con le tigri e altri predatori. A differenziali dalle altre forme di orsi ci sono anche i loro occhi, particolarmente piccoli e secondo molti turisti "tristi", per via dell'espressione depressa che possono assumere involontariamente.

L'orso malayano, di cui abbiamo parlato poco fa, è invece la specie più piccola fra quelli presenti in natura ed è noto come orso del sole, orso del miele o orso indonesiano. In media pesa 65 kg, ma talvolta le femmine possono anche assestarsi sui 50 kg, per 1,2 metri di lunghezza.

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L’orso malayano è fra i più buffi animali che potrete trovare in natura

La caratteristica principale di quest'orso è che presenta una pelle molto flaccida sul volto. Ciò gli serve eventualmente per difendersi, quando e se dovesse venire attaccato dalle tigri sul volto. Inoltre presenta una lingua molto lunga, che può sfruttare per catturare diverse tipologie di insetti all'interno delle loro tane e per leccare tutto il miele disponibile dentro gli alveari.

Per non farsi pungere dalle api e dalle vespe, ha evoluto anche una folta e corta pelliccia, che impedisce a questi insetti di penetrare i loro pungiglioni sulla sua pelle, con l'eccezione del muso. Per proteggere quindi questa parte del corpo e in particolar modo il naso quest'orso ha evoluto un comportamento che impedisce a questi insetti di infierire sull'area sensibile. Immergendo il muso infatti all'interno degli alveari, essi cospargono la loro bocca e il loro rinario – la zona di pelle umida, glabra e ispessita che è posta attorno alle loro narici – di miele, impedendo così alle api di raggiungere questa zona sensibile del corpo.

L'orso tibetano, noto alla scienza come Ursus thibetanus o orso dal collare, vive in gran parte dell'Eurasia meridionale e con i suoi 135 kg di peso medio è più piccolo dell'orso labiato indiano, di cui è un grande nemico naturale. Spesso si confronta con le tigre, seppur risulta essere più pacifico delle altre specie asiatiche. Si differenzia da esse per preferire la sua posizione "da seduto" quando è in fase di digestione di un potenziale banchetto e per avere una macchia bianca – a forma proprio di collare – sul petto. Si ciba principalmente di frutti di bosco e di qualche piccolo lagomorfo, come i conigli.

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L’orso tibetano è molto rispettato dalla popolazione locale, in quanto simbolo di animale paziente e capace di vivere in condizioni estreme
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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