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23 Dicembre 2020
13:13

Il bosco del Trentino, dove uomo e orso possono tornare a convivere

Il Trentino è sempre stato un territorio condiviso da uomo e orso, ma la loro convivenza negli ultimi anni è diventata più complicata a causa del turismo, che ha portato l’uomo a occupare zone che erano esclusive della fauna selvatica. Stare nello stesso luogo, come in passato, è possibile: basta sapere come comportarsi.

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Quante volte, guardando i video virali degli incontri tra escursionisti e orsi in Trentino ci siamo chiesti: sarei stato in grado di mantenere la calma come hanno fatto i protagonisti di queste avventure? Sarei scappato a gambe levate, oppure avrei saputo mantenere il controllo e indietreggiare lentamente, come abbiamo visto fare nel video del giovane Alessandro l’estate scorsa? Eppure, nonostante il numero di incontri, le aggressioni ai danni dell’uomo sono un numero ristretto, come mai?

L’orso bruno europeo è un animale tendenzialmente schivo che, pur appartenendo all’ordine dei carnivori, è considerato onnivoro. I vegetali costituiscono in Trentino più del 60% della dieta di questo animale. A completare la sua dieta soprattutto formiche e api, oltre che resti animali. Solo raramente sceglie di predare il bestiame. In questo caso si parla di opportunismo alimentare: adatta la sua dieta in base alle disponibilità stagionali del territorio.

Perché gli orsi in Trentino sono considerati un pericolo?

Fino al 1950 gli abitanti del Trentino erano abituati alla convivenza con l’orso, il quale veniva regolarmente avvistato oltre i territori provinciali. Da quel momento però, fino agli anni ‘90 abbiamo visto una costante decrescita degli avvistamenti, fino ad un minimo di 3-5 individui stimati. Nel 1999, un progetto finanziato dall’Unione Europea ha reinserito 10 individui, prelevati dai boschi della Slovenia, per ripopolare il territorio trentino di questa affascinante specie. Ad oggi, la stima degli orsi presenti in provincia di Trento va dagli 83 ai 95 esemplari. Ma la decrescita del secolo scorso è coincisa con un lungo periodo di grandi metamorfosi sociali in quello che oggi è uno dei luoghi più turistici dell’arco alpino.

Il turismo, insomma, ha portato gli uomini in luoghi che prima erano riservati alla fauna selvatica, la quale ha visto ridursi il territorio a sua disposizione. Le tradizioni e le abitudini della popolazione trentina sono cambiate da allora, l’ambiente circostante ai luoghi abitati dall’uomo è diventato sempre più adatto a escursioni e scampagnate, lasciando da parte lo sfruttamento rurale dell’epoca precedente. La realtà che l’uomo sta lasciando alle sue spalle, insomma, presupponeva una grande conoscenza del territorio naturale, indispensabile per la sussistenza degli umani. Forse il grande ostacolo alla pacifica convivenza con l’orso, reimmesso sul territorio trentino alle soglie del terzo-millennio, è proprio questo: la mancanza di conoscenza riguardo questa specie. Si stanno perdendo le competenze dei nostri antenati riguardo le specie selvatiche che ci circondano e abbiamo disimparato i comportamenti da tenere laddove lo spazio dovrebbe essere condiviso. «Da anni sappiamo che laddove aumenta la comunicazione in ambito faunistico, diminuisce la possibilità di aggressioni» – conferma Andrea Mustoni, referente della ricerca scientifica del parco naturale Adamello Brenta. «La Provincia di Trento dovrebbe impegnarsi maggiormente per comunicare il corretto comportamento da tenere in caso di incontro e rendere la popolazione più pronta e meno spaventata».

Cosa fare se si incontra un orso 

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La prima cosa da fare è prevenire la possibilità di un incontro ravvicinato parlando o emettendo rumori (non troppo forti) in modo che l’orso possa scegliere con largo anticipo di allontanarsi. Inoltre, anche se a pensarci sembra difficile, un consiglio fondamentale è di non agitarsi eccessivamente e anzi cercare di rimanere calmi e muoversi lentamente, in modo da non sembrare una minaccia per l’orso, il quale molto probabilmente sarà più spaventato di noi. Se non ci ha visti, indietreggiamo lentamente, torniamo sui nostri passi e godiamo di questa rara opportunità senza alzare la voce o disturbare l’animale. Il consiglio è di non seguire mai l’orso, soprattutto se avvistiamo dei cuccioli. La madre ha un forte istinto protettivo e, probabilmente, non sarà lontana.

Oltre al periodo dello svezzamento, altre due situazioni potrebbero risultare pericolose in caso di incontri ravvicinati: il letargo e il pasto. Lo spavento di un risveglio improvviso e la difesa della risorsa alimentare sono momenti in cui l’orso rischia di percepirci come una minaccia. In questi casi, ancora di più, dovremo allontanarci silenziosamente senza mai dare la schiena all’animale. Escluse le situazioni di pericolo, nella maggior parte degli incontri l’orso tenderà a notare la nostra presenza ed allontanarsi spontaneamente. Anche in questo caso il consiglio è di evitare di muoverci nella sua stessa direzione, allontanarci lentamente ed eventualmente parlare con tono calmo, in modo da dimostrare di non essere una minaccia.

Attenzione ai rifiuti

Esiste inoltre un’altra norma da seguire, legata anche all’ecologia: non lasciare i rifiuti in giro. L’orso, che abbiamo visto essere un predatore opportunista, si abituerebbe in fretta a cibarsi dei nostri avanzi. Il rischio, come spesso accade per altre specie, è che anche l’orso prenda l’abitudine di sfamarsi di ciò che noi umani mettiamo a disposizione vicino ai centri urbani, con tutti i rischi che questa situazione comporterebbe, in particolare per l’orso. Questi semplici consigli, insieme ad una bella dose di buon senso, ci permetteranno di vivere meravigliose escursioni nella natura delle Alpi, senza mettere a repentaglio la sicurezza nostra e dell’orso, il quale, in questo ultimo secolo, è diventato uno sconosciuto per noi umani, sempre più abituati ad avere l’asfalto sotto ai piedi.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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