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8 Agosto 2021
17:00

Lo splendido scatto che mostra la stretta relazione tra rinoceronti e bufaghe

Una splendida foto che ritrae una bufaga beccorosso (Buphagus erythrorynchus) che si appoggia, quasi accoccolata, sul corno di un rinoceronte nero (Diceros bicornis) sta facendo il giro del mondo e mostra la stretta relazione che esiste tra queste due specie. Le bufaghe possono svolgere un ruolo importante per la tutela dei rinoceronti, una specie in via d'estinzione.

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Immagine
©Zaheer Ali, Zali Adventures & Experiences

Una foto che ritrae una bufaga beccorosso (Buphagus erythrorynchus) stesa, quasi accoccolata, sul corno di un rinoceronte nero (Diceros bicornis) sta facendo letteralmente il giro del mondo ed è stava condivisa da diverse riviste nazionali e internazionali.

Il bellissimo scatto è stato immortalato da Zaheer Ali, guida fotografica nei safari in Africa e fondatore di Zali Adventures & Experiences, mentre stava conducendo dei visitatori, una famiglia di quattro persone, a osservare gli animali per i parchi africani. D'un tratto si è imbattuto in un rinoceronte che stava mangiando dell'erba, quando avvista la bufaga posata sulla sua testa e impegnata in un comportamento che non aveva mai visto prima: affilarsi il becco sul corno del rinoceronte. Ha quindi preso in mano la macchina fotografica e, al momento giusto, ha scattato regalandoci questa meravigliosa immagine che mostra la stretta relazione tra queste due specie.

La fotografia, nel marzo 2021, da lui pubblicata sui social media con la scritta: "A volte tutto quello di cui hai bisogno è un abbraccio" ha vinto il concorso autunnale del Kruger Magazine come foto più popolare e miglior foto amatoriale:

La relazione tra rinoceronti e bufaghe

D'altronde che le bufaghe, uccelli originari della savana dell'Africa subsahariana, e i rinoceronti neri siano spesso a contatto l'uno con l'altro non è inusuale, anzi: le bufaghe infatti si nutrono dei parassiti presenti sul corpo dei rinoceronti, come le zecche, ma anche del sangue che fuoriesce dalle loro ferite. In questo modo entrambi ne ricavano un vantaggio: le bufaghe ne ricavano il cibo, mentre i rinoceronti la pulizia dai parassiti.

Una recente ricerca pubblicata su Current Biology ha però dimostrato che c'è anche un altro vantaggio: le bufaghe aiutano i rinoceronti a sfuggire da potenziali pericoli, lanciando segnali d'allarme quando avvistano un umano, un potenziale bracconiere, fungendo da vere e proprie sentinelle. I rinoceronti neri hanno infatti un buon olfatto e un ottimo udito, ma una vista davvero pessima. Al contrario le bufaghe ci vedono benissimo e i ricercatori hanno dimostrato che i rinoceronti scortati dagli uccelli erano facilitati a rilevare la presenza dell’uomo, rispetto a quelli senza alcuna bufaga.

Inoltre, più bufaghe erano presenti sul rinoceronte, più questo riusciva a riconoscere la presenza dell'uomo a maggiore distanza, evidenziando quindi l'importanza di questi uccelli nella conservazione del rinoceronte, ancora troppo spesso vittima dei bracconieri. Insomma, le bufaghe si meritano proprio il nome swahili a loro assegnato: Askari wa kifaru, che significa "guardiani del rinoceronte".

Rinoceronte nero, una specie in via d'estinzione

Il rinoceronte nero è una specie originaria dell'Africa orientale e meridionale. È classificata dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) come in "pericolo critico" e si è estinto in gran parte del suo areale. La principale minaccia a questa specie è il bracconaggio dovuto al commercio illegale del corno, vietato dal 1977 e presente in appendice I della CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) come "specie per la quale è assolutamente vietato il commercio". Diversi parchi e riserve sono stati creati per tutelare questi animali e proteggerli dai bracconieri, ma non sempre le azioni di conservazione sono efficaci. Altre minacce sono il cambiamento dell'habitat, l'introduzione di specie invasive e malattie e le guerre. Ad oggi si stima che la popolazione di rinoceronte nero sia composta da circa 3.142 individui maturi.

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