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22 Gennaio 2023
12:00

L’elefante asiatico (Elephas maximus)

L'elefante asiatico è un grande mammifero appartenente alla famiglia degli Elefantidae e all'ordine dei Proboscidea, di cui esistono quattro sottospecie, tra cui l'Elephas maximus indicus, anche detto elefante indiano. Può raggiungere un'altezza di circa 3 metri e un peso di 5 tonnellate.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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L'elefante asiatico (Elephas maximus) è un mammifero appartenente alla famiglia degli Elefantidae e all'ordine dei Proboscidea.

Come è fatto l'elefante asiatico

L'elefante asiatico è un mammifero di grandi dimensioni, con un'altezza massima di circa 3 metri e un peso che può superare le 5 tonnellate. La caratteristica più nota di questa specie è senza dubbio la lunga proboscide, utilizzata per afferrare cibo e acqua, ma anche per comunicare con i propri simili.

La testa è grande e massiccia, con due grandi orecchie di forma triangolare. Il collo è corto e robusto, il tronco è lungo e massiccio, con zampe anteriori più lunghe delle zampe posteriori. La pelle è spessa e rugosa, di colore grigio scuro, coperta da peli radi. La coda è lunga oltre un metro e termina con una ciocca di peli.

Per distinguere questa specie dall'elefante africano (Loxodonta africana) si può notare che i maschi hanno dimensioni nettamente inferiori (le femmine, invece, sono più simili per via del dimorfismo sessuale più marcato nella specie africana). Anche le orecchie sono nettamente più piccole e, inoltre, l'elefante asiatico ha una pelle più liscia e senza peli rispetto all'elefante africano. La proboscide, infine, termina con una sola appendice, mentre la specie africana ne ha due.

Le sottospecie viventi ed estinte

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Esistono quattro sottospecie di elefante asiatico viventi: Elephas maximus maximus (ovvero la più grande) diffuso in Sri Lanka, Elephas maximus indicus, Elephas borneensis e Elephas maximus sumatranus.

Altre, invece, sono state considerate estinte. Tra queste vi è la sottospecie Elephas maximus rubridens, nota anche come elefante delle isole Andamane e dichiarata estinta nel 2003.

La sottospecie Elephas maximus falconeri, nota anche come elefante delle isole Nicobar è stata dichiarata estinta già nel 1910 e, infine, la sottospecie Elephas maximus namadicus, nota anche come elefante delle pianure del nord dell'India, venne dichiarata estinta nel 1875.

Habitat e distribuzione

L'elefante asiatico vive in una vasta gamma di habitat distribuiti in 13 paesi del Sud e del Sud – Est asiatico, tra cui India, Sri Lanka, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Indonesia (Sumatra) e Malesia.

Vivono principalmente nelle foreste umide e montuose, ma anche nelle savane e nelle regioni semi-aride e non coperte da vegetazione.

La popolazione di elefanti indiani è concentrata principalmente in India, dove si stima che viva circa il 60% degli elefanti asiatici rimanenti. Altre importanti popolazioni si trovano invece in Sri Lanka, Myanmar e Thailandia.

Abitudini e comportamento

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Ha un'organizzazione sociale matriarcale e, mentre le femmine e la prole vivono insieme, i maschi si uniscono in gruppi più piccoli, oppure vivono da soli. I cosiddetti clan, all'interno dei quali si formano forti legami sociali, sono composti da un minimo di 5 a un massimo di 20 femmine imparentate tra loro e dalla loro prole.

La dimensione dei gruppi dipende dalla stagione, dall'habitat e da altre condizioni ambientali. I maschi lasciano il gruppo dopo aver raggiunto la maturità sessuale.

Gli elefanti asiatici comunicano attraverso una varietà di suoni e vocalizzazioni, tra cui ruggiti, urla, sussurri e grugniti, così come attraverso il contatto fisico, come la carezza con la proboscide.

Si tratta di una specie nomade che si muove frequentemente. La loro velocità massima è di circa 32 km/h. Gli elefanti asiatici, inoltre, possono immergersi completamente nell'acqua lasciando fuori solo la proboscide.

Hanno abitudini diurne, ma se necessitano di molto tempo per reperire cibo, possono essere attivi anche di notte.

Alimentazione

Secondo uno studio condotto dall'Indian Institute of Science e pubblicato nel 2006,  gli elefanti asiatici trascorrono dalle 16 alle 18 ore al giorno nutrendosi e cercando acqua.

Sono animali erbivori che mangiano molti tipi di piante. La loro dieta è composta per la maggior parte da legumi, graminacee, giunchi e palme. In base alla disponibilità dell'ambiente possono però nutrirsi anche di malve e betulle, oppure di bambù. Laddove sia disponibile si nutrono inoltre di canna da zucchero.

Ad aiutarli nelle attività di reperimento del cibo è anche la proboscide, la quale, grazie alla sua flessibilità e forza, consente all'elefante di afferrare e strappare rami, tronchi e radici.

Riproduzione

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Gli elefanti asiatici sono animali poliginici, ciò significa che i maschi competono tra loro per accoppiarsi con le femmine. Non tutti i maschi adulti, però, riescono a riprodursi, bensì solo quelli più forti e in salute.

Le femmine sono in estro ogni 14/16 settimane per una durata di circa 3/7 giorni, durante i quali utilizzano segnali acustici, visivi e chimici per indicare ai maschi che sono pronte per l'accoppiamento.

Uno studio condotto nel 2003 dal Department of Biochemistry and Molecular Biology, dell'Università dell'Oregon, negli Stati Uniti, ha descritto il comportamento dell'elefante asiatico durante il "musth", ovvero il periodo nel quale i maschi diventano aggressivi verso gli altri maschi e mostrano comportamenti sessuali accresciuti. In questo momento dell'anno (che varia da individuo a individuo) si ingrandisce la ghiandola cutanea posta sulle tempie. I testicoli crescono notevolmente di dimensione e il soggetto emana un forte odore. Per combattere tra loro utilizzano le zanne e, durante gli scontri, possono anche ferirsi o morire.

I giovani maschi che hanno appena raggiunto la maturità sessuale, di solito, non possono ancora riprodursi perché il loro "musth" è troppo debole e non riescono, quindi, a sconfiggere i maschi più anziani. Con l'età, però, il "musth" aumenta di intensità e, intorno ai 20 anni, comincia ad essere pronto per l'accoppiamento.

Stato di conservazione

Secondo quanto descritto dal Center of Elephant and Wildlife della facoltà di Veterinaria dell'Università di Chiang Mai, in Tailandia, il numero di elefanti indiani sta diminuendo ad un tasso allarmante e addirittura superiore rispetto a quello degli elefanti africani.

Le principali cause di questo declino sono da addebitare alla rapida frammentazione degli habitat, ma anche al conflitto con gli esseri umani, i quali compiono ancora oggi crudeli atti di bracconaggio per ottenere l'avorio delle zanne. Gli elefanti indiani sono stati quindi inseriti nella categoria 1 dell'appendice dalla Convenzione per il commercio internazionale delle specie minacciate di fauna e flora selvatiche del CITES dal 1973 e, inoltre, sono presenti nella lista dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) già dal 1986.

Rapporto con l'uomo

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La perdita di habitat è stata causata principalmente dalla conversione delle foreste in terreni agricoli e dalla costruzione di infrastrutture come strade e dighe. Il conflitto uomo – elefante che ne è derivato sta diventando sempre più diffuso anche a causa del cambiamento climatico. Vi sono inoltre le terribili conseguenze del bracconaggio per l'avorio, un'attività che rappresenta una minaccia significativa per la sopravvivenza degli elefanti asiatici e anche per gli elefanti africani.

Negli ambienti turistici, è piuttosto diffusala l'abitudine di tenere gli elefanti asiatici in cattività, spesso addestrandoli ad approcciarsi agli esseri umani. Questa specie viene inoltre sfruttata nei circhi e negli spettacoli, non solo in Asia, ma anche in Occidente.

Sono numerosi gli studi che, negli ultimi anni, si sono dedicati ad analizzare gli aspetti legati al benessere dei soggetti mantenuti in cattività. Uno di questi, condotto dallo Smithsonian Conservation Biology Institute di Front Royal in Virginia (Stati Uniti d'America) e pubblicato nel 2019, ha analizzato 220 elefanti asiatici all'interno di 61 zoo nordamericani, rilevando numerosi comportamenti disfunzionali (come lesioni autoindotte della pelle e delle zampe) e patologie (riproduttive, alimentari, ma anche irritazioni e patologie degenerative) provando a determinarne i possibili fattori condizionanti con un'analisi della dimensione dello spazio disponibile, dell'alimentazione e della presenza o assenza di opportunità di arricchimento ambientale.

L'obiettivo delle ricerche su questo tema è anche quello di riuscire a conoscere le variabili a cui prestare attenzione nell'ottica di ridurre le problematiche di salute di questi animali sia in ambiente controllato che in libertà, pur nella consapevolezza che non si tratta di condizioni di vita identiche.

Nonostante il trattamento che, spesso, viene alla specie riservato nel Subcontinente Indiano, questo elefante è venerato come animale sacro sia dalle persone di fede buddhista che dagli Induisti, i quali gli dedicano templi e statue e lo considerano simbolo di pace e di potere.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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