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6 Novembre 2021
9:00

Il dimorfismo sessuale negli animali

Perché solo il pavone maschio, per coda, ha un ventaglio di meravigliose piume colorate, l’alce maschio ha palchi imponenti, mentre nella femmina non ve n'è traccia, e le megattere femmina sono più grandi dei maschi? Si chiama dimorfismo sessuale, ed è un fenomeno che si evolve sotto l’effetto combinato della selezione naturale e di quella sessuale, e che fa sì che ogni sesso possa puntare sulle caratteristiche per sé più vantaggiose.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Nel regno animale capita spesso che le femmine e i maschi della stessa specie mostrino evidenti differenze nei tratti morfologici, comportamentali e fisiologici. Mostrano, cioè, un certo grado di dimorfismo sessuale. Una delle differenze più conosciute tra i sessi riguarda le dimensioni corporee. Talvolta, ad essere più grandi sono le femmine, come capita tra i ragni o tra i misticeti, quali le megattere e le balenottere. Più spesso sono i maschi ad avere dimensioni maggiori: avete mai visto una coppia di capodogli o di elefanti marini? Anche la forma del corpo è un tratto che spesso differisce tra i sessi. Più comunemente le femmine hanno addomi più larghi, a botte, perché si adattano meglio alla produzione e alla conservazione delle uova o dei feti. Al contrario, i corpi maschili sono modellati per facilitare la presa delle femmine durante l'accoppiamento: pensiamo, ad esempio, ai piastroni concavi dei maschi di tartaruga.

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Origini e utilità del dimorfismo sessuale

Secondo Charles Darwin, il dimorfismo sessuale era per lo più dovuto alla selezione sessuale, attraverso due differenti meccanismi: la selezione intrasessuale e la selezione intersessuale. La selezione intrasessuale è quella che porta gli individui di un sesso a sviluppare armamenti utili per avere la meglio sui, o sulle, rivali dello stesso sesso, quando competono per la conquista di un/una partner. È il caso delle corna o delle zanne. L’altro è la selezione intersessuale, quel meccanismo, cioè, che porta un animale a sviluppare ornamenti decorativi – come la coda del pavone – per aumentare il proprio successo tra gli individui di sesso opposto, innalzando così le probabilità di essere scelto. Più di recente, gli scienziati hanno chiarito come la situazione sia in realtà più complessa di come l’aveva descritta Darwin, e possa non dipendere dalla sola selezione sessuale. Alcuni casi di dimorfismo sessuale sembrano essere meglio spiegati dalla selezione naturale, ed essersi quindi evoluti per cause ecologiche. I maschi e le femmine in alcune specie di uccelli, come i fringuelli delle Galapagos (genere Geospiza) descritti per la prima volta da Charles Darwin durante il suo viaggio sulla HMS Beagle nel 1835, hanno il becco di forma diversa forse come conseguenza del loro diverso utilizzo delle risorse alimentari. L’ipotesi più probabile è che entrambi i tipi di selezione concorrano a influenzare il dimorfismo sessuale di una specie: forse la selezione sessuale ha un effetto sulla direzione del dimorfismo, mentre il grado in cui i sessi divergono potrebbe essere influenzato dai fattori ecologici.

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Esempi di specie con evidente dimorfismo sessuale

I fenomeni di dimorfismo sessuale sono molto frequenti sia nei mammiferi, che nei rettili e negli uccelli. Vediamo insieme alcuni esempi.

I pinguini di Magellano

I pinguini di Magellano (Spheniscus magellanicus) sono monogami e sessualmente dimorfici. I maschi adulti sono generalmente più grandi, con becchi più spessi e più lunghi, e piedi e pinne più lunghi rispetto alle femmine.

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Il gheppio comune

Nella maggior parte dei rapaci degli ordini Falconiformes e Strigiformes, le femmine sono più grandi dei maschi. Ne troviamo un esempio nel gheppio (Falco tinnunculus), in cui si riconosce anche un marcato dimorfismo del colore del piumaggio: i maschi hanno ali e teste per lo più grigie, mentre le femmine sono prive di questa colorazione.

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Il saettone

Il dimorfismo sessuale è molto comune tra i rettili. Nelle lucertole e nei coccodrilli è prevalentemente maschile, mentre in molte specie di serpenti e nelle tartarughe spesso sono più grandi le femmine. Con alcune eccezioni, come nel caso del saettone (Elaphe longissima), e di un altro colubride (Coluber viridflavus), entrambi ovipari e non velenosi, in cui i maschi sono sostanzialmente più grandi.

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Il narvalo

I narvali maschi (Monodon monoceros) hanno una lunga zanna, assente nelle femmine, che esibiscono per autoaffermarsi sugli altri maschi.

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L’Alce della Scandinavia

Le femmine di alce della Scandinavia (Alces alces) hanno mandibole molto grandi, che consentono loro di assumere maggiori quantità di erba nel periodo della gestazione e dell'allattamento, in cui le richieste nutrizionali sono alte.

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Il diamante mandarino

In molti uccelli canori, i maschi hanno un repertorio vocale più ampio delle femmine, e questo dipende dal dimorfismo sessuale a carico dei centri cerebrali deputati al controllo della voce e delle strutture che costituiscono l'organo vocale, la siringe. Nel diamante mandarino, il canto e i richiami a distanza del maschio sono schemi vocali appresi, caratterizzati da una vasta gamma di componenti acustiche, che vanno dai suoni a bassa frequenza (480-1200 Hz), con un ricco contenuto di armoniche superiori, a frequenze più alte (3–7 kHz). Le femmine, invece, non cantano e i richiami a distanza non sono appresi e contengono solo componenti a bassa frequenza, molto meno modulati rispetto a quelli dei maschi.

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Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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