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15 Gennaio 2023
12:00

L’elefante africano (Loxodonta africana)

L'elefante africano, detto anche elefante africano di savana, è una specie appartenente alla famiglia degli Elephantidae. È il più grande animale terrestre vivente, con un'altezza che può arrivare ai 4 metri e un peso che può superare le 6 tonnellate. Vive in Africa subsahariana ed è a rischio di estinzione.

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L'elefante africano (Loxodonta africana), detto anche elefante africano di savana, è una specie appartenente alla famiglia Elephantidae. È il più grande animale terrestre vivente, con un'altezza che può sfiorare i 4 metri e un peso che può superare le 6 tonnellate, anche se in passato è stato misurato il peso di un elefante africano che ha superato circa 12 tonnellate.

Vive in Africa subsahariana e in alcune zone del Nord Africa, ma la specie è oggi a rischio di estinzione a causa della riduzione dell'habitat, della caccia e del bracconaggio, fenomeni che hanno portato ad una drastica riduzione dei numeri e a una frammentazione delle popolazioni.

Come è fatto l'elefante africano

L'elefante africano è il più grande animale terrestre del mondo. I maschi hanno un peso compreso tra 4.500 e 6.100 chili e un'altezza compresa tra 3,2 e 4 metri all'altezza alle spalle, mentre le femmine, riconoscibili perché sono più piccole, possono arrivare a pesare 3,5 tonnellate e misurare circa 2 metri e mezzo di altezza alle spalle. Entrambi i sessi, inoltre, hanno due grosse zanne che possono superare i 3 metri di lunghezza.

Le orecchie sono molto grandi, hanno una forma triangolare e vengono sventolate per produrre aria nei mesi più caldi. La proboscide è lunga quasi fino a terra, ricoperta da pelle rugosa e viene utilizzata come un braccio. Questo arto, infatti, permette agli elefanti di sollevare e spostare pesi.

La pelle è rugosa, grigia e spessa fino a 3 centimetri. In alcune parti del corpo, cresce una sorta di peluria che varia per colore, lunghezza e spessore in base all'età.

Alla nascita gli elefanti africani non hanno le zanne, ma hanno invece degli incisivi temporanei che vengono sostituiti a circa un anno di età con altri incisivi che, infine, prenderanno la forma delle zanne.

Il più grosso elefante di savana mai individuato si trovava in Angola ed è stato ucciso nel 1974, quando pesava 12,25 tonnellate, alla spalla misurava 3,96 metri ed era lungo oltre 10 metri.

Sebbene portino lo stesso nome, gli elefanti asiatici sono ben diversi da quelli africani, i quali, infatti, sono più grandi e, inoltre, sia i maschi che le femmine hanno le zanne. Un ulteriore dettaglio che li rende differenti è la presenza di un solo foro sulla punta della proboscide dell'elefante indiano indiano, mentre l'elefante africano ne ha due. Le orecchie, infine, sono molto più piccole nell'elefante asiatico

Distribuzione e habitat

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L'elefante africano è distribuito in gran parte dell'Africa subsahariana, comprese le savane, le foreste e le regioni desertiche. Viene considerato originario di molti paesi, tra i quali Angola, Camerun, Repubblica Centrafricana, Chad, Eritrea, Etiopia, Kenia, Malawi, Uganda e Tanzania.

Tuttavia, le popolazioni di elefanti africani sono state gravemente ridotte negli ultimi decenni, come confermato da uno studio condotto dal Dipartimento di Biologia dell'Università di Aveiro in Portogallo e pubblicato nel 2020. Proprio per questo motivo la specie è considerata ormai estinta in Mauritania e in Burundi.

In Eswatini (una piccola nazione tra il Sudafrica e il Mozambico) invece, è stato reintrodotto.

All'interno del loro habitat gli elefanti africani non hanno molti predatori, tuttavia, i cuccioli possono essere vulnerabili alle predazioni da parte di iene e leoni. Vi è inoltre il rischio che vengano attaccati dai coccodrilli, ma queste predazioni sono molto rare e avvengono unicamente in prossimità delle fonti idriche.

Abitudini e comportamento

Gli elefanti africani sono animali sociali che, tra loro, strutturano relazioni anche molto complesse. Generalmente vivono in gruppi dalla dimensione piuttosto variabile, composti principalmente dalle femmine e dai loro cuccioli, oltre che dai giovani maschi e altre femmine imparentate tra loro.

Secondo uno studio condotto in Sudafrica dall'Università del New Hampshire e pubblicato nel 2017, quando gli elefanti legati da relazioni profonde vengono separati, anche per brevi periodi di tempo, nel momento del nuovo incontro mostrano cerimonie di saluto molto intense, che prevedono interazioni come vocalizzazioni, minzioni, defecazione e secrezioni dalle ghiandole poste tra gli occhi e le orecchie.

I gruppi sociali sono guidati da una femmina anziana, nota come "matriarca" e responsabile della conduzione e della sicurezza del gruppo.

I maschi, invece, diventano sempre più solitari man mano che crescono e in tarda età vivono da soli o in piccoli gruppi e si avvicinano solo raramente ai gruppi di femmine. I maschi giovani, invece, possono formare gruppi di individui di pari età finché non raggiungono l'età adulta.

Comunicano tra di loro attraverso una varietà di suoni, tra cui rombi profondi e bassi, sbuffi e urla acute, ma anche attraverso il contatto fisico, ad esempio, toccandosi con le zanne o con le proboscidi.

Nei gruppi di femmine vi è una forte tendenza alla cura reciproca, in particolare nei confronti delle più giovani e dei cuccioli. Le femmine più anziane aiutano a proteggere i cuccioli più giovani dai predatori, a imparare a nutrirsi e a comportarsi correttamente all'interno del gruppo.

Riproduzione

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Gli elefanti africani hanno una gestazione lunga che dura addirittura 22 mesi, ma si tratta di una durata che può variare molto in base alle caratteristiche ambientali. Alla nascita i piccoli pesano circa 100 chili e sono totalmente dipendenti dalla madre, la quale allatta fino ai 3- 4 anni di età. I maschi rimangono con il gruppo di femmine fino a circa 12/18 anni e poi si separano in piccoli gruppi di pari.

Quando sono pronti per la riproduzione, i maschi propongono un comportamento chiamato musth, che dimostra il loro stato di disponibilità attraverso la perdita di liquidi dalle ghiandole poste sulle guance e con perdite di urina che possono essere più o meno contenute.

La maturità sessuale arriva per entrambi i sessi a circa 10/15 anni di età e la vita dura in media  70 anni, anche se alcuni individui sono arrivati anche a oltre 80 anni.

Alimentazione

L'elefante africano è un animale erbivoro, la cui dieta può comprendere erbe, foglie, ramoscelli, corteccia, frutta e fiori. Per reperire il nutrimento sono in grado di percorrere anche grandi distanze e, in caso di necessita, le loro forti zampe li aiutano a strappare le piante dal terreno.

Sono inoltre in grado di bere grandi quantità di acqua (fino a 50 litri al giorno) dai fiumi e dalle pozze, oppure raccogliendo l'acqua piovana con la proboscide.

Le loro abitudini alimentari sono alla base dei conflitti che, in alcune zone, si sviluppano con l'uomo e in particolare con i contadini che ritengono che la presenza dell'elefante minacci i raccolti.

Minacce e rischio di estinzione

elefante zanne

L'elefante africano è considerato a rischio di estinzione dalla IUCN, che ha condotto uno studio, pubblicato nel 2020, rilevando una diminuzione del suo habitat pari a circa il 50% negli ultimi 75 anni dovuto all'espansione dei terreni agricoli e alla deforestazione.

Sempre secondo la IUCN, la popolazione totale conta circa 415.428 individui, una cifra che rileva un declino di circa 111.000 soggetti rispetto al 2006.

Tra i fenomeni che ne minacciano la sopravvivenza vi è anche il bracconaggio per il commercio dell'avorio (utilizzato per la produzione di gioielli) e il conflitto con gli agricoltori per le risorse alimentari e per i danni che può causare alle risorse agricole.

Molti governi e numerose organizzazioni internazionali stanno però lavorando per ridurre le minacce, incrementando il controllo del commercio di avorio, la creazione di riserve e parchi nazionali e il supporto alle comunità locali nell'ambito della gestione sostenibile del conflitto con la specie.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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