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7 Luglio 2021
8:47

L’alimentazione del gatto in vacanza

Andare in vacanza per molti pet mate di gatti è il momento per fare una scelta: lo portiamo con noi o rimane a casa? Vediamo insieme i diversi aspetti da valutare per compiere questa scelta, decidere come organizzare l'alimentazione del nostro gatto in viaggio o quando resta a casa senza di noi.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il momento delle vacanze è spesso accompagnato da tanti dubbi riguardo l’alimentazione del nostro gatto. Bisogna infatti pianificare se portarlo/a con noi e in caso organizzare il cibo in viaggio, oppure se al contrario lasciarlo/a in casa in attesa del nostro rientro. Le variabili da considerare sono tante e difficilmente due gatti e due famiglie vivranno delle situazioni esattamente identiche, ma possiamo cercare di delineare delle regole generali per aiutarvi a decidere.

Portare il gatto in vacanza o lasciarlo a casa?

La prima decisione da prendere riguarda se portare con noi il nostro micio o micia. Questa decisione dipende da tante variabili riguardo la famiglia, come ad esempio dove andiamo in vacanza e quanto tempo stiamo fuori, e anche alcune del singolo gatto.

In linea generale, possiamo valutare di portare con noi il nostro gatto se facciamo una vacanza sufficientemente lunga (da 2 settimane in su), in una casa di proprietà o comunque in un appartamento che accetti gatti, dove tutto possa essere gestito in sicurezza. Il viaggio non deve essere troppo lungo (massimo 4-5 ore come linea generale), meglio se viaggiamo con la nostra macchina, in modo da poter garantire tappe dedicate al riposo.

Ovviamente, una condizione importante perché il nostro gatto possa davvero godersi il momento di tempo libero con noi è che deve avere una particolare propensione alla novità e ad adattarsi ai nuovi ambienti. Questo, in generale, è più comune nei gatti abituati a viaggiare e in età giovanile. Al contrario, un gatto anziano avrà probabilmente più piacere di rimanere nel suo ambiente protetto casalingo, piuttosto che intraprendere nuove avventure con noi.

Ottime motivazione per lasciare il nostro gatto o gatta a casa sono al contrario tempi di vacanze molto brevi, viaggi molto lunghi o con mezzi come l’aereo e, ovviamente, età avanzata o malattie.  Se stiamo fuori una settimana, con un viaggio di 8 ore ad esempio da fare, oppure magari 2 ore di aereo, probabilmente non varrà la pena portare con noi il nostro gatto.

Come gestire l’alimentazione del gatto in vacanza

Se il nostro gatto verrà con noi in vacanza, dobbiamo organizzare tanti aspetti prima di partire, fra cui anche la sua alimentazione. Vediamo per punti alcune indicazioni utili, prima, durante e dopo il viaggio, per quanto riguarda la sua alimentazione.

  • Prima del viaggio, è fondamentale che il nostro gatto conosca e apprezzi il trasportino, che non deve essere solo il “mezzo di tortura” con il quale viene portato dal veterinario. Da un punto di vista alimentare, soprattutto se il nostro gatto soffre un pochino l’auto (cinetosi), potrebbe essere utile interrompere la somministrazione di cibo alcune ore prima della partenza. A meno che non debbano essere somministrati farmaci (in quel caso vale ovviamente il consiglio del medico veterinario curante), un pasto leggero un paio d’ore prima della partenza può aiutare però a tamponare un pochino l’acidità gastrica. L’acqua dovrebbe essere al contrario lasciata sempre a disposizione: anche se il gatto non è in generale un animale che beve molto, in estate con il caldo potrebbe soffrire molto senza.
  • Durante il viaggio, dobbiamo prevedere delle pause massimo ogni 1,5-2 ore, durante le quali dovremmo offrirgli un pochino d’acqua. Abbiamo già detto sopra che viaggi molto lunghi sono in genere una prova per un gatto, ma alcune volte sono necessari. Se superiamo le 5-6 ore di viaggio, potrebbe essere una buona idea offrirgli piccole quantità di cibo umido, per ristorarlo e idratarlo al tempo stesso.
  • Dopo il viaggio, al nostro arrivo, apriamo il trasportino in una stanza tranquilla della casa e posizioniamo all’esterno la ciotola dell’acqua. Dopo 30-60 minuti dal nostro arrivo, potremmo aggiungere anche una ciotola di cibo per invogliarlo ad uscire dal trasportino, se ancora non si è arrischiato.

Lasciare il gatto da solo a casa: come fare con il cibo?

Nel primo paragrafo, abbiamo visto come in molte situazioni potrebbe essere consigliabile lasciare il nostro gatto a casa quando andiamo in vacanza. Una delle indicazioni per lasciare a casa il nostro gatto, sono ovviamente tutti i problemi medici di varia natura, dove lo stress potrebbe giocare un brutto effetto. In questo caso ovviamente, oltre ad organizzare il cibo, dovremmo pensare anche ad una persona di fiducia, conosciuta dal gatto, in grado di somministrare le terapie necessarie.

Una buona organizzazione delle giornate, se lasciamo il gatto a casa, potrebbe essere la seguente:

  • Se il nostro gatto mangia alimento commerciale secco e umido, prevedere un dispenser a tempo che possa essere programmato per diversi pasti durante la giornata. Un gatto infatti non è un animale fatto per mangiare una sola volta al giorno. L’alimento umido al contrario, potrebbe essere portato da una persona di fiducia (familiare, cat sitter) che possa venire non solo a dare da mangiare, ma anche a passare un po’ di tempo con il nostro micio tutti i giorni.
  • Se il nostro gatto mangia BARF o alimento cucinato, l’organizzazione dovrà essere diversa invece. Questo tipo di alimenti infatti non può rimanere al caldo per molte ore, poiché aumenterebbe molto la sua contaminazione batterica. Sarebbe consigliabile quindi in questo caso avere una persona disposta a venire a stare in casa nostra per i giorni in cui siamo fuori, o comunque a passare più volte al giorno, per somministrare l’alimento almeno in 2-3 volte.
Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Maria Mayer
Veterinaria esperta in nutrizione del cane e del gatto
Sono laureata in Medicina Veterinaria ed ho conseguito un dottorato di ricerca riguardo l’utilizzo delle medicine non convenzionali negli allevamenti biologici. Il mio percorso di studi comprende, fra l’altro, un Master di II livello in Nutrizione del Cane e del Gatto e un secondi in PNEI e Scienze dalla Cura Integrata.
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