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25 Marzo 2022
9:00

La pratica della fecondazione artificiale negli animali

Come funziona, a cosa serve e quando si ricorre all'inseminazione artificiale degli animali? Le risposte a queste domande generano riflessioni etiche di non poco conto.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Lo stretto legame che esiste tra noi animali umani e gli altri animali è ormai chiaro ed evidente.

In “termini utilitaristici”, gli animali sono fonte di compagnia per alcuni, fonte di alimentazione per molti, fonte di svago per altri, ed arricchiscono, completano ed accompagnano le nostre vite. Troppo spesso ne sono però vittime, basti pensare alla cattività, agli allevamenti intensivi, alla spinta genetica cui li sottoponiamo, allo svago senza senso come le corse di cani o la tauromachia.

Spesso, essendo molto lontani dai nostri occhi, non siamo consapevoli delle pratiche quotidiane cui sono sottoposti e, nonostante questo legame esista, siamo ancora troppo lontani dagli animali.

Un esempio è la fecondazione artificiale, specialmente nell’ambito degli allevamenti intensivi e nell’ambito dell’ippica.

Pochi, davvero pochi, di noi si saranno soffermati a pensare come avviene la riproduzione tra gli animali che vivono sotto il controllo umano, per i quali sono richiesti numeri enormi di nascituri o altissimi standard performativi. Le risposte stupiscono sempre e generano riflessioni etiche di non poco conto, a volte non tarate sulla realtà quotidiana, ovvero il mercato di cui noi stessi siamo artefici.

Come funziona la fecondazione artificiale negli animali?

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La conservazione del materiale seminale prevede l’esposizione dei campioni a bassissime temperature

La fecondazione artificiale è la metodica che permette di depositare gli spermatozoi nell’apparato riproduttore femminile nel momento più propizio, a seconda della specie animale, e di instaurare una gravidanza.

La fecondazione artificiale negli animali è una pratica adottata negli allevamenti fin dagli anni ’30.

Ad oggi interessa il settore zootecnico (bovini, suini, ovicaprini, ad esempio), dell’ippica ed in parte il mondo cinotecnico, ancor più frequentemente nel caso di alcune razze come i brachicefali di piccola taglia (bull dog francese, bull dog inglese, eccetera).

La pratica della fecondazione artificiale si struttura in quattro fasi:

  • prelievo del seme (del toro, stallone, ariete, cane, eccetera) attraverso l’utilizzo di vagine artificiali;
  • controllo della qualità del seme in termini di numero di spermatozoi, loro mobilità, ad esempio, e sua diluizione con prodotti specifici;
  • conservazione del seme diluito tramite congelamento o refrigerazione;
  • scongelamento (nel caso) e inseminazione attraverso il deposito del seme nell’apparato riproduttivo della femmina.

Tutto il procedimento, in ogni sua fase, avviene tramite materiali e tecnologie specifiche ed ormai altamente specializzate per aumentarne le performance e ridurre al minimo il margine d’errore (fecondazione non avvenuta con successo) e la possibilità di provocare lesioni agli animali, si pensi ad esempio alle mucose dell’apparato riproduttore femminile nel momento dell’inseminazione.

Parallelamente alle tecnologie per la fecondazione artificiale, si sono sviluppate e perfezionate le tecnologie per ottimizzare la rilevazione dell’estro delle femmine, per poter ottimizzare la buona riuscita della pratica.

Perché si ricorre a questa pratica?

Gli allevatori, siano di animali di interesse zootecnico, di cavalli o di cani, ricorrono all’inseminazione artificiale per diverse ragioni.

Tra queste le principali sono:

  • Promuovere la genetica di qualità. La selezione dei riproduttori maschi e la loro valutazione genotipica consentono agli allevatori di ottenere rese più alte. Esempi sono un’alta conversione in carne nel caso dei bovini da carne, una buona genetica nella filiera del latte, campioni di gare nei casi delle corse di cavalli o elevati standard morfologici di razza nel mondo cinofilo.
  • Aumentare l’efficienza del riproduttore. Si utilizzano pochi esemplari maschi, ad alta qualità di prestazione per l’ambito di appartenenza, per un numero elevato di femmine di una stessa specie, o razza. Fecondare con il seme diluito di alta qualità di un unico animale diventa vantaggioso nel mercato sia in termini economici che quantitativi, perché si può raggiungere un numero di figli molto elevato, maggiore rispetto alla monta naturale;
  • Consentire risultati di fecondazione molto elevati rispetto alla monta naturale essendo una pratica molto accurata.
  • Prevenire le lesioni che si verificano durante la monta naturale, sia per i maschi che per le femmine. Come ad esempio scivolamenti, contusioni, morsi, ed altre lesioni.
  • Evitare la diffusione delle infezioni a trasmissione sessuale, data dall’assenza di contatto tra le mucose degli animali ed il controllo sanitario del seme.

Le nuove tecnologie hanno inoltre permesso di produrre con maggiore accuratezza il materiale seminale sessato a vantaggio dell’economia dell’allevamento che richiede la nascita di animali di un sesso specifico come le bovine femmine nella filiera del latte o le galline ovaiole nella filiera delle uova, evitando la strage degli esemplari (infanti) ritenuti "inutili" per quella specifica filiera.

Il ruolo del mercato nel perpetuarsi di questa pratica e del suo business

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L’inseminazione artificiale è una pratica molto diffusa negli allevamenti

In un mercato ad alta richiesta di animali, come quello della carne, delle uova e del latte, e in un mercato altamente redditizio come quello dell’ippica e, in parte, dell’allevamento cinotecnico, questa pratica apporta numerosi benefici in termini economici.

È anche vero però che la fecondazione artificiale, specialmente nel mondo ippico, si è trasformata in un vero e proprio business; basti pensare ai prezzi stratosferici che può raggiungere una provetta di seme di un cavallo campione di gare.

Nell’allevamento di cani con pedigree, la pratica è diffusa ma non d’obbligo, mentre negli altri settori è quasi ormai l’unico metodo di fecondazione degli animali. È estremamente raro, se non nei pochi casi “isole felici”, che per gli animali da produzione o nell’ippica professionale venga praticata la monta naturale.

Nella società odierna, concedere un accoppiamento naturale tra gli animali d’allevamento, ad esempio, dove la produzione raggiunge le migliaia di unità l’anno e dove il bilancio costi/introiti è calcolato all’ultimo centesimo, sarebbe completamente impensabile.

Da un punto di vista etico appare come una barbarità e uno snaturamento degli animali; fermiamoci però a pensare  che sono le meccaniche intrinseche dei mercati, e quindi l’alta domanda di animali, e indirettamente le abitudini dei consumatori, che alimentano questa pratica.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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