15 Gennaio 2021
10:30

Noi e gli animali d’allevamento: più vicini di quanto si creda

Tutti noi siamo spesso stati spettatori di inchieste riguardanti gli allevamenti animali, osservando scene orribili sulle condizioni di vita di alcuni animali d'allevamento. Ma che ruolo abbiamo noi come consumatori? E cosa possiamo fare per tutelare il benessere animale?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Nel nostro primo articolo su Kodami, è stato introdotto il concetto di Benessere Animale. Abbiamo osservato come il benessere animale è caratterizzato da alcuni aspetti universalmente accettati come, tra altri, il riconoscimento degli animali come esseri senzienti e del loro diritto a una vita dignitosa. Abbiamo visto come si applica a tutte le specie animali che vivono sotto il controllo umano e, tra questi, i numerosissimi animali d’allevamento.

La realtà dei fatti e l’opinione pubblica 

A volte siamo spettatori di inchieste che mettono alla luce la realtà degli allevamenti intensivi, prodotte tanto da giornalisti quanto da attivisti animalisti. Ci trasformiamo in osservatori di scene orribili, spesso estreme, riconducibili al maltrattamento animale ma altre volte siamo testimoni di una “semplice” realtà quotidiana che non perde però la connotazione di orribile realtà. Con questa introduzione non si vuole screditare il lavoro di tanti allevatori che rispettano la qualità della vita dei loro animali o l’impegno della medicina veterinaria degli ultimi decenni nell’ambito del controllo e della sorveglianza del benessere degli animali d’allevamento.

Queste immagini però le abbiamo viste tutti: scrofe ingabbiate, bovini immersi nel letame, galline la cui superficie fruibile di vita, per tutta la vita, è della dimensione di un foglio A4. E ancora: capannoni di cento mila polli, animali che perdono anche il diritto ad essere definiti con il loro nome e vengono identificati solo come prodotto consumabile. Siamo stati spettatori anche di numerose iniziative, come la recente “Fine dell'epoca delle gabbie” (End the Cage Age) che ne chiede la dismissione nell’allevamento animale. Una petizione che è stata sottoscritta da oltre 1 milione e mezzo di cittadini e supportata da centinaia di organismi internazionali.

Tali iniziative ci descrivono il fervore culturale a favore del benessere degli animali d’allevamento. Inoltre, la crescente preoccupazione dell'opinione pubblica per il loro benessere è ormai dimostrabile. Risultati di numerosi sondaggi, come per esempio l’Eurobarometro condotto nel 2016 , ci spiegano come i consumatori europei siano interessati a questa tematica e che sarebbero disposti a spendere di più a fronte della certezza che il prodotto che stanno consumando garantisca il benessere animale. Ma siamo sicuri che questa è la realtà,  sondaggi a parte?

Il ruolo dei consumatori

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Ci siamo mai domandati, allora, che ruolo abbiamo tutti noi come consumatori? Sì, perché a volte non sarebbe male ricordare che quegli animali sono lì, per il nostro consumo.  A volte ignoriamo o sorvoliamo, volontariamente o involontariamente, sulla fonte dei prodotti che consumiamo. Che provengano dagli animali è chiaro, anche se a volte, specialmente quando si tratta di prodotti particolarmente lavorati e trasformati, dimentichiamo proprio l’“origine animale”. Dovremmo forse essere più coscienti e sicuramente più responsabili nella scelta dei prodotti, oltre che dello stile alimentare. Ma come possiamo allora contribuire? Un ruolo fondamentale ce l’ha l’informazione. Domandiamoci in maniera più consapevole cosa stiamo consumando, cerchiamo di andare alla fonte e poi scegliamo. Non ci bendiamo gli occhi.

In secondo luogo, proviamo a fare scelte più consapevoli, domandiamoci se comprare una confezione di dieci alette di pollo a due euro possa essere compatibile con il benessere degli animali allevati. Su Kodami affronteremo l’esempio specifico delle uova e di come esse, grazie ad un codice, siano riconoscibili e classificabili in relazione al benessere animale.

L’etichetta dei prodotti come garanzia

In Europa è stata avanzata una proposta per la certificazione del benessere animale in etichetta, con la creazione di un marchio specifico. In tal modo il consumatore potrà scegliere che tipo di prodotto acquistare e consumare. Il tema è stato dibattuto per anni a livello politico europeo. Ad oggi la proposta è stata approvata in Consiglio europeo, in attesa della proposta legislativa dalla Commissione UE. Tale strategia, che di per sé è molto interessante, nella sua applicazione dovrà essere all’altezza delle aspettative e della ormai crescente sensibilità dei cittadini, assicurando controlli altamente specializzati con il fine di assicurare quanto promesso al consumatore e di garantire agli animali la tanto dibattuta qualità di vita.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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