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5 Ottobre 2022
9:49

La natura attraverserà Londra da Nord a Sud: il sindaco Khan vuole una capitale verdissima

«Gli spazi verdi sono anche una questione di giustizia sociale» e per questo il sindaco di Londra Sadiq Khan ha dato il via a un progetto organico per fare in modo che la natura attraversi la capitale britannica dalla periferia all’estuario del fiume e lungo i canali.

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Per Londra «gli spazi verdi sono anche una questione di giustizia sociale» e proprio per questo il sindaco Sadiq Khan ha dato il via a un progetto per fare in modo che la natura attraversi la capitale britannica da Nord a Sud, dalla periferia all’estuario del Tamigi e lungo i canali.

E così gli esperti che sono stati ingaggiati da Khan hanno avuto l’incarico di disegnare nuove riserve naturali e mini-parchi per tutta la città e di selezionare alcune “aree chiave” della periferia della capitale in cui far avvenire il rilascio di castori negli acquitrini della cintura urbana.

Peraltro non sarebbe la prima volta che succede: infatti colonie di castori erano state già create nel sobborgo di Enfield, a nord di Londra. Ora si farà lo stesso nel quartiere di Ealing, a Ovest.

Infine, il team avrà il compito di trasformare parti dell’estuario del Tamigi in una palude brulicante di uccelli acquatici e altri animali. E di coinvolgere i cittadini, elemento indispensabile del piano, visto che proprio loro saranno incoraggiati a portare la natura nei loro giardini e perfino sui tetti delle case. 

Il verde, del resto, non è solo una questione ambientale ed ecologica, come ha ripetuto più volte la vice sindaca responsabile per l’ambiente Shirley Rodrigues, ma è una questione di giustizia sociale.

Non è un segreto, infatti, che le famiglie meno abbienti abitino per la maggior parte in quartieri con grandi casermoni di cemento, mentre le persone più agiate nelle casette con giardino. Ciò che la task-force creata da Kahn sta discutendo è quindi la creazione di nuovi micro-parchi ispirati a quelli delle città giapponesi nelle aree urbane più svantaggiate in modo da incrementare e facilitare l’accesso agli spazi verdi.

Nel team del sindaco c’è Ben Goldsmith, fratello del Goldsmith ex ministro dell’Ambiente nel governo Johnson, che possiede una tenuta nel Somerset dove la creazione di un habitat adatto ha permesso il ritorno di castori e cinghiali. C’è Isabella Tree, famosa naturalista britannica che ha reintrodotto usignoli e cicogne nelle campagne del Sussex. E c’è Nick Bruce-White, direttore per l’Inghilterra meridionale dell’ente di beneficenza per gli uccelli, che consiglierà su come riportare varie specie di volatili, come la pettegola o la pavoncella, anatre, oche e allodole lungo il Tamigi un tempo paradiso di queste specie.

Fiume che è tornato alla vita dopo essere stato dichiarato «biologicamente morto» negli anni Cinquanta, quando veniva descritto come una sorta di fogna a cielo aperto, così inquinato che la vita nelle sue acque si era praticamente estinta. E invece adesso ci nuotano diverse specie, compresi gli squali. Il corso d’acqua che attraversa la capitale, infatti, dalla fine degli anni 80, ha visto un’operazione di recupero notevole che ha permesso la crescita dei livelli di ossigeno e l’abbassamento di quelli di fosforo grazie a un miglior sistema di filtraggio degli scarichi che trattiene le sostanze chimiche dannose.

Ed è così che è tornata la vita nel Tamigi: alla fine degli anni Sessanta furono avvistate le sogliole, quindi 19 tipi di pesci d’acqua dolce e 92 specie marine. Negli anni Ottanta tornarono i salmoni e oggi, oltre a circa 125 specie diverse di pesci, anguille e cavallucci marini, nell’estuario hanno trovato casa anche centinaia di foche e pure gli squali.

Detto questo l’inquinamento del fiume rimane alto. E infatti, ultimamente la fauna ittica ha cominciato a deteriorarsi di nuovo. I motivi non sono ancora definiti, ma si ipotizza che il fenomeno possa essere dovuto innanzitutto all’innalzamento delle temperature.

Ma non viene escluso l’inquinamento da micro-plastiche che il trattamento della rete fognaria non è in grado di filtrare, anche perché ideata per servire una popolazione di meno di cinque milioni di abitanti, mentre ora ne serve almeno dieci.  Attualmente è in costruzione una “superfogna” sotterranea di 25 chilometri che sarà completata nel 2025, ma gli esperti pensano che probabilmente neppure questo sarà abbastanza.

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Simona Sirianni
Giornalista
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