15 Luglio 2021
12:06

Il petauro dello zucchero (Petaurus breviceps)

Il petauro dello zucchero è un piccolo marsupiale originario dell'Oceania, chiamato così per la sua alimentazione a base di vegetali particolarmente zuccherini. Sempre più spesso adottato come animale domestico, rischia di avere gravi problemi di salute e soffrire la solitudine se mantenuto in cattività.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il petauro dello zucchero (Petaurus breviceps) è un piccolo marsupiale, chiamato così per la sua alimentazione a base di vegetali particolarmente zuccherini. È conosciuto anche con il nome di "scoiattolo volante" per via della sua capacità di planare, grazie alla membrana che collega gli arti tra loro, e si distende per fungere da "vela" durante il salto.

La specie appartiene alla famiglia dei petauridi ed è suddivisa in 3 sottospecie (P. b. breviceps, P. b. ariel, P. b. longicaudatus). Originaria dell'Australia e della Nuova Guinea, è diventata famosa anche in Occidente negli ultimi anni soprattutto per via dell'abitudine di adottarli come animale domestico, sebbene si tratti di una specie che, non avendo attraversato una fase di domesticazione, può patire la vita a stretto contatto con la specie umana, all'interno delle mura domestiche.

Caratteristiche fisiche

La lunghezza media di un petauro adulto è di 30 centimetri compresa la coda, che può essere lunga come tutto il corpo, mentre il peso si aggira intorno ai 150 grammi. Rispetto agli altri mammiferi questo piccolo marsupiale raggiunge temperature corporee più basse (circa 35 °C). Questo animale, che potrebbe ricordare uno scoiattolo, è ricoperto di pelo color grigio e ha una banda nera che percorre l'intero corpo dalla testa alla coda, mentre il ventre è più chiaro.

Le orecchie sono grandi e ricordano quelle dei topi, non essendo ricoperte di pelo. Essendo un animale notturno, il petauro dello zucchero è dotato di grandi occhi che gli permettono di vedere anche nell'oscurità. Le zampe terminano con 5 dita di cui 4 sono dotate di unghie, mentre il 5° dito è opponibile e non sviluppa l'unghia. La lunga coda del petauro è inoltre parzialmente prensile: non permette di sorreggere l'intero corpo dell'animale, ma può arrotolarsi sui rami aiutandolo a mantenere l'equilibrio.

Estendendo gli arti anteriori e posteriori questo piccolo marsupiale si può lanciare da un albero all'altro allargando la membrana planante. Muovendo gli arti durante il volo inoltre, l'animale può direzionare il volo raggiungendo distanze di anche i 40 metri, evitando così i predatori come i serpenti arboricoli. Grazie a questo straordinario sistema di locomozione lo "scoiattolo volante", detto "sugar glider" in inglese, tocca solo raramente il suolo ed è per questo considerato una specie arboricola. Le femmine sviluppano una particolare protezione all'interno del marsupio che fa in modo che i piccoli non rischino di subire i colpi dati dall'atterraggio nel primo periodo di vita trascorso all'interno del marsupio materno.

La vita del petauro dello zucchero

Uno studio condotto dall'Australian Wildlife Research già negli anni 80 ha osservato il comportamento della specie per 31 mesi all'interno di un areale della dimensione di 20 ettari evidenziando la presenza di gruppi formati da circa 7 individui più o meno della stessa età (generalmente 3 maschi e 4 femmine, più i piccoli nati durante l'anno). All'interno del gruppo sono stati osservati comportamenti di cura reciproca e di protezione, mentre il comportamento verso gli individui esterni può raggiungere l'aggressività.

Il petauro dello zucchero è un animale notturno, attivo quindi dal tramonto all'alba. Uno studio pubblicato nel maggio del 2020 riguardo il periodo del torpore di questa specie ha inoltre evidenziato una diminuzione dell'attività nelle notti in cui la temperatura si abbassa maggiormente e quando l'habitat è interessato da forti piogge. In questo caso il marsupiale si può anche attivare eccezionalmente durante le ore del giorno. I momenti di veglia e di sonno del petauro dello zucchero variano anche in base alla stagione e infatti, l'animale entra in uno stato di torpore durante i periodi in cui le temperature sono più basse.

Trattandosi di animali sociali, vivono intense dinamiche legate alla gerarchia all'interno del gruppo che determinano chi siano gli individui che hanno precedenza nell'accesso alle risorse come il cibo o il riparo. Sempre seguendo le gerarchie interne viene stabilito l'accesso all'accoppiamento. Il territorio del gruppo viene difeso attraverso marcature olfattive e feromonali e, nel caso in cui i segnali non vengano rispettati, questi animali possono manifestare comportamenti anche molto aggressivi verso gli estranei.

Il petauro dello zucchero vive dai 10 ai 14 anni in cattività, mentre difficilmente supera gli 8 in natura, dove può essere predato dai numerosi carnivori presenti all'interno del suo habitat. I principali predatori della specie sono i gufi, ma questi piccoli marsupiali vengono predati anche dai serpenti e dai kookaburra, volatili originari della stessa regione. Nei pressi degli abitati, i petauri dello zucchero vengono inoltre predati anche dai gatti.

Riproduzione

Il raggiungimento della maturità sessuale varia leggermente in base al sesso: mentre i maschi raggiungono la maturità tra i 4 e  i 12 mesi di età, le femmine impiegano dagli 8 ai 12 mesi.

Oltre l'80% delle nascite di petauri dello zucchero osservate durante i 2 anni e mezzo dello studio sono risultate essere gemellari, mentre il restante 20% era rappresentato da parti singoli. La stagione dell'accoppiamento in natura va dal termine dell'inverno australe fino alla primavera. In questi mesi circa l'80% delle giovani femmine di petauro dello zucchero, nate l'anno precedente, si accoppiano. Per quanto riguarda le femmine adulte invece, la percentuale raggiunge quasi il 100%. Le femmine sono dotate di marsupio, all'interno del quale si trovano 4 capezzoli e una ghiandola che emette un forte odore che permette ai piccoli, non ancora vedenti, di riconoscere l'interno del marsupio dove passeranno i primi 60 giorni di vita.

Il petauro dello zucchero è una delle rare specie di mammiferi che mostra comportamenti di cure parentali da parte di entrambi i genitori, soprattutto da parte degli individui più anziani. Il fatto che entrambi i genitori si prendano cura dei piccoli permette all'uno di prendersi cura del figlio ed evitarne l'ipotermia, uno dei più grandi pericoli prima del raggiungimento dell'età adulta, mentre l'altro procura il cibo.

Habitat e distribuzione

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Il petauro dello zucchero vive nelle foreste costiere dello stato australiano del Queensland sudorientale e nella maggior parte del New South Wales dal livello del mare fino ai 2000 metri di altitudine, dove convive con lo scoiattolo dal ventre giallo, con cui non entra in conflitto in quanto occupano nicchie ecologiche differenti. Inoltre è possibile trovarlo in Indonesia e in Papua Nuova Guinea, poco a Nord dell'Australia. Durante la notte si rifugia nella cavità degli alberi coperti da ramoscelli frondosi. La dimensione del territorio del petauro va da circa mezzo ettaro a dimensioni di poco superiori all'ettaro, ma ciò dipende soprattutto dalla disponibilità di risorse alimentari.

Sebbene si tratti di una specie particolarmente adattabile che vive in foreste formate da molte specie diverse di alberi, ciò di cui ha bisogno il petauro dello zucchero all'interno dell'habitat è l'oscurità notturna, una temperatura mai troppo bassa e il nutrimento necessario per sopravvivere.

Alimentazione

Questi piccoli marsupiali si nutrono di gomma d'acacia e linfa di eucalipto aprendo con i denti un foro nella corteccia sotto la quale trovano il liquido che è per loro indispensabile per l'idratazione. Inoltre si nutrono di insetti e fiori. Ogni giorno ingeriscono una quantità di nutrimento pari al 9 – 10% del loro peso corporeo (leggermente meno per le femmine). Si tratta di animali opportunisti che in base alle disponibilità dell'habitat modificano la quantità di carne ingerita. In alcuni casi si possono nutrire anche di lucertole, piccoli uccelli, uova, funghi o frutti autoctoni.

Il petauro dello zucchero e l'uomo

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Secondo l'IUCN il petauro dello zucchero si trova in buono stato di conservazione ed è quindi classificato come "Least Concern (LC)" soprattutto grazie alla sua ampia diffusione all'interno dell'habitat e alla capacità di adattamento, tuttavia alcune popolazioni rischiano la sopravvivenza a causa degli incendi boschivi avvenuti in Australia tra il 2019 e il 2020 che hanno colpito molte foreste all'interno delle quali il petauro dello zucchero si ripara nelle cavità degli alberi. Ulteriori minacce per la specie sono rappresentate dall'inquinamento luminoso in zone che un tempo erano prive di presenza antropica, oltre che l'inquinamento dell'aria e dalla deforestazione. In Australia la specie è protetta secondo l'Environment Protection and Biodiversity Conservation Act del 1999.

Come tenere in casa un petauro dello zucchero?

Negli ultimi anni in Occidente si è diffusa l'abitudine di adottare il petauro dello zucchero come animale domestico. Questa specie, però, può subire gravi danni dalla vita con l'uomo all'interno delle mura domestiche. Il petauro dello zucchero è un animale che necessita di una dieta equilibrata per godere di uno stato di salute ottimale. La vita in cattività purtroppo lo porta ad avere spesso carenze di calcio che si manifestano con disfunzioni ossee e paralisi delle zampe posteriori.

Trattandosi di un animale sociale, può rischiare di soffrire la solitudine fino a deprimersi e manifestare disturbi comportamentali come il rifiuto del cibo, l'irritabilità o addirittura l'automutilazione. In diversi Paesi del mondo è comunque legale acquistarlo come animale domestico, sebbene il mantenimento sia complicato e necessiti di impegno ed assiduità. La maggior parte degli individui che vivono in cattività nei paesi europei e Nord americani non provengono dalle popolazioni australiane, ma da quelle della Papua Nuova Guinea, dove spesso vengono prelevati illegalmente per venderli all'estero.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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