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27 Aprile 2023
13:05

Il Parco Adamello Brenta lancia il progetto sui grandi carnivori: «Ora la politica dia spazio alla scienza»

Il Parco Naturale Adamello Brenta, cuore del progetto di reintroduzione dell'orso in Trentino, ha dichiarato di voler investire in un progetto di ricerca che vuole comprendere il rapporto uomo - grandi carnivori sulle Alpi.

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Il Parco Naturale Adamello Brenta, cuore del progetto LifeUrsus di reintroduzione dell'orso sulle Alpi centrali, ha annunciato di voler dare il via a un progetto di ricerca sul tema dell'integrazione dei grandi carnivori nell'area alpina. La durata sarà triennale, con un costo previsto di 70 mila euro, interamente a carico del Parco.

«Stiamo lavorando a questo progetto dallo scorso autunno. Si tratta, infatti, di una decisione legata alla situazione che si è venuta a creare negli anni e non di una risposta alla tragica morte di Andrea Papi – spiega a Kodami Andrea Mustoni, responsabile della comunicazione scientifica del parco – Abbiamo previsto una collaborazione tra zoologi, antropologi e sociologi. La convivenza con i grandi carnivori, infatti, sempre più spesso richiede anche il dialogo con le scienze sociali».

In una nota diffusa dal Parco, il Presidente Walter Ferrazza, commenta: «Ora tutto è enormemente più difficile rispetto a quando abbiamo cominciato a ragionarci, in maniera, vorrei dire, preveggente, ma il compito di una realtà come la nostra è anche questo: farci carico dei problemi e provare ad affrontarli, forti delle nostre competenze tecnico-scientifiche e con un atteggiamento assolutamente collaborativo nei confronti della la Provincia e degli altri portatori di interesse».

I dettagli del progetto: «Collaborazione con sociologi e antropologi»

L'annuncio è arrivato in seguito alla riunione, aperta con un minuto di silenzio in memoria di Andrea Papi, che ha segnato anche il cambio ufficiale della dirigenza del Parco. Al posto di Cristiano Trotter, che andrà a dirigere il Parco di Paneveggio e Pale di San Martino, arriva il direttore tecnico dell'Associazione Cacciatori Trentini, Alessandro Brugnoli, che darà inizio alla sua carica nei prossimi giorni.

Per quanto riguarda la comunicazione scientifica, invece, rimane immutato il ruolo di Andrea Mustoni che, al tempo del Life Ursus, fu anche il coordinatore tecnico del progetto. «La zoologia è una materia complessa e, al giorno d'oggi, per avere una visione d'insieme del contesto in cui si opera, bisogna dare spazio anche a ciò che va oltre al puro ambito naturalistico – commenta Mustoni – Per questo motivo abbiamo deciso di collaborare e di integrare nel progetto le competenze date da sociologi e antropologi». Un approccio che punta a valorizzare la componente scientifica che, come abbiamo spesso evidenziato su Kodami, per lungo tempo è stata posta in posizione marginale dalla politica per lungo tempo.

A collaborare con il Parco Naturale Adamello Brenta saranno la dottoressa Roberta Raffaetà, del dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell'Università Ca' Foscari di Venezia e il dottor Andrea Vargiu, professore associato di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell'Università di Sassari.

«L'equipe si occuperà di condurre indagini territoriali – aggiunge Mustoni – Un esperto di comunicazione trasformerà poi i risultati delle analisi in un piano di comunicazione destinato alle diverse categorie sociali da cui è formata la comunità umana, tra cui giovani, anziani, agricoltori e settore turistico».

«Indispensabile che la politica dia spazio all'approccio scientifico»

A sottolineare l'importanza delle attività scientifiche condotte dalle aree protette è la stessa Legge Quadro numero 394 del 6 dicembre 1991, sulla gestione e l'istituzione delle aree naturali. Nell'articolo 1 (punto C), infatti, viene citata la ricerca come punto cardine dell'attività dei parchi: «al fine di garantire e di promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese, la promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica».

Il Parco Adamello Brenta aveva ribadito questo concetto lo scorso 21 aprile quando, dopo aver mantenuto a lungo il silenzio, Mustoni e Ferrazza si sono espressi in un comunicato, contestando molte delle affermazioni rilasciate dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, nelle ultime settimane.

Mustoni aveva poi rilasciato un'intervista a Kodami, in cui aveva sottolineato che proprio la ricerca applicata può avere un ruolo importante nella narrazione e nella convivenza con i grandi carnivori: «La ritengo focale perché le genti trentine hanno bisogno di sapere cosa fanno gli orsi sul territorio e non bisogna  quindi limitarsi a studiare il loro comportamento, ma anche raccontarlo agli abitanti attraverso una ricerca applicata capace di parlare alle persone».

In merito agli obiettivi del progetto di ricerca in partenza al Parco, Fugazza commenta: «Vogliamo capire come l’opinione dei cittadini nei confronti del progetto di ripopolamento degli orsi nel Trentino occidentale sia cambiata nel tempo, e questo, lo ripeto, è un intento che risale a molto prima dell’ultimo tragico evento. Desideriamo comprendere quali percorsi partecipativi, rivolti in primo luogo alle comunità locali, possano essere avviati per generare atteggiamenti e dinamiche favorevoli alla convivenza tra uomini e animali».

E lo conferma anche Mustoni, che conclude: «Stiamo parlando di una tematica che prevede numerose variabili mutabili nel tempo. Per questo motivo riteniamo che sia indispensabile portare avanti il progetto anche oltre il termine previsto e mantenere l'intento in maniera permanente».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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