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29 Giugno 2021
12:39

I facility dogs di Grosseto a supporto delle vittime di violenza

A Grosseto, la Onlus Dog4Life ha portato avanti un progetto pilota a favore delle vittime di violenza con i facility dogs, cani formati appositamente per collaborare con l'uomo nell'assistenza di persone in difficoltà. Ha attirato così l'attenzione dell'Associazione Victim Support Europe, con cui collabora oggi nel progetto europeo FYDO.

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Cani come compagni per le vittime di violenza

Nel 2019 a Grosseto è nato "Zampa amica", un progetto pilota sviluppato e finanziato completamente dalla Dog4Life Onlus, associazione con sede in Lombardia e in Toscana, che si occupa di solidarietà sociale, pet therapy e preparazione dei cani d'assistenza per persone diversamente abili: «Il progetto è rivolto agli ospiti della casa rifugio gestita dall'associazione antiviolenza Olympia de Gouges ed è finalizzato al supporto delle vittime vulnerabili, in questo caso donne vittime di violenza domestica», spiega a Kodami Lucia Franci, coadiutrice del cane, docente e responsabile di pet therapy in Toscana per conto dell'associazione. Gli ottimi risultati ottenuti dai professionisti di Dog4Life e dai loro facility dogs all'interno delle strutture hanno portato l'associazione a prendere parte a FYDO, un progetto più ampio che avrà l'obiettivo di espandersi in tutta Europa.

I cani protagonisti del progetto: Ophelia, Love e Brio dalla parte di chi necessita di supporto emotivo

Il supporto emotivo che alcuni cani sono in grado di offrire nei confronti delle persone in difficoltà è solo uno dei moltissimi esempi di cooperazione e comunicazione interspecifica che abbiamo sviluppato nella lunga storia della nostra coevoluzione. Da oltre 30.000 anni infatti il cane vive accanto a noi e spesso condivide con i suoi compagni umani il lavoro oltre che il tempo libero. Esistono individui che si occupano di fare la guardia ai territorio ad altri animali, altri che invece il bestiame lo direzionano abilmente come richiesto dai pastori, altri ancora che ci accompagnano nelle attività venatorie.

Sempre più spesso poi, come in questo caso, alcuni cani vengono addestrati per mettersi dalla parte di chi ha bisogno di una guida emozionalmente stabile, solida e disponibile, pronti ad accogliere le condizioni di difficoltà in cui noi umani possiamo trovarci. Ed  è questo il ruolo che sono chiamati a svolgere Ophelia, (Labrador Retriever), Love, (Golden Retriever), e Brio, (Flat Coated Retriever) i 3 protagonisti del progetto che insieme agli operatori Ludovica Borghi, Patricia Dubois Zanini e Gessica Rossi attraverso la compagnia e la condivisione di esperienze, portano emozioni positive all'interno delle strutture che ospitano le vittime di violenza.

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L'equipe italiana insieme a Irlanda, Belgio e Francia per alleviare il dolore: «Dalla condivisione nasce una splendida empatia»

A seguito degli ottimi risultati conseguiti all'interno della casa rifugio di Grosseto grazie al progetto pilota, l'equipe promotrice delle attività è stata invitata dall'organizzazione Victim Support Europe (VSE), leader europea per le azioni a tutela dei diritti delle vittime, a partecipare al progetto transnazionale FYDO – facility Dogs che ha preso il via quest'anno e terminerà il 30 dicembre 2022: «Lo scopo è di istituire un vero e proprio servizio europeo, presente in tutti i paesi partner coinvolti, che possa alleviare attraverso l’aiuto dei facility dogs lo stress e la sofferenza delle vittime vulnerabili durante i procedimenti legali e migliorare la qualità degli interventi e delle testimonianze delle vittime durante i processi giudiziari», chiarisce Lucia Franci, che è stata nominata referente del progetto sostenuto da una partnership tra 6 associazioni provenienti da Italia, Irlanda, Belgio e Francia: «Quando i cani si avvicinano alle donne vittime di violenza, tra loro si crea un’empatia splendida, capace di alleggerire le loro vite – spiega l'esperta – Non si sentono giudicate, e si lasciano amare dal quattro zampe che passa semplicemente un po’ di tempo insieme a loro. Anche la comunicazione che, soprattutto all'inizio, non è affatto facile con questi esseri è immediata. I cani stando semplicemente al loro fianco, attraverso piccoli gesti come una carezza o una coccola riescono a migliorare l’umore delle persone».

Chi sono i facility dogs: «Non solo lavoratori ma anche membri della famiglia e compagni di vita»

Come accade a noi esseri umani, anche i cani hanno predilezioni e talenti che li rendono più o meno adatti a una determinata professione. Non tutti gli individui infatti, sono adatti a questo tipo di mestiere, il quale richiede un ottimo equilibrio emozionale e determinatemotivazioni prevalenti, come quella epimeletica, ovvero il bisogno di prendersi cura di un altro essere vivente, per questo motivo, è molto importante conoscere e monitorare il benessere psico fisico degli animali chiamati a offrirsi come compagni di esperienze per le persone più in difficoltà: «In tutto il mondo i facility dogs sono presenti in molti contesti riabilitativi e collaborano con i professionisti in diversi ambienti – spiega Lucia Franci – I nostri binomi (professionisti e cani) seguono alti standard operativi richiesti per questa mansione. La formazione e l'addestramento del cane parte dalla giovane età, della durata di almeno 18 mesi e il suo benessere psico fisico verrà monitorato per tutta la durata del suo impiego. Il professionista umano invece, dopo una formazione in IAA (interventi assistiti con gli animali) della durata di oltre 200 ore, segue ulteriori percorsi specifici in base all'ambito in cui opererà. I nostri cani però, in primo luogo sono membri della famiglia e compagni di vita con i quali il professionista cresce, psicologicamente e tecnicamente».

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«Il progetto si strutturerà in diverse fasi – spiega la referente – Cominciamo con l’addestramento dei cani, da parte degli istruttori Luca Migliavacca, Paola Cecere e Sara Volpi, per poi passare al vero e proprio lavoro di assistenza alle donne e ai loro figli, vittime di violenza assistita. Infine verrà avviato un progetto di consapevolezza sulla violenza di genere nelle scuole superiori della provincia di Grosseto». La speranza, per quanto riguarda gli operatori di IAA, è quella di riuscire, attraverso il lavoro svolto, a raggiungere anche le istituzioni del nostro territorio: «Vorremmo arrivare a collaborare anche con il Tribunale della città – conclude Franci – Grazie alle dimensioni e alla qualità di servizi offerti, Grosseto è un ottimo laboratorio sperimentale».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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