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8 Marzo 2022
8:40

In Nuova Zelanda c’è un rifugio che accoglie gli animali delle donne vittime di violenze domestiche

Sfuggire alla violenza è ancora più difficile per chi deve lasciare l'animale con cui si condivide la vita, spesso abbandonandolo a potenziali vendette e ritorsioni. Per questo molte donne finiscono per non andarsene. Ad Auckland un'associazione offre un immediato rifugio agli animali in pericolo, permettendo ai loro umani di mettersi al sicuro e di sfuggire alla violenza. La ricerca: il 73% delle vittime non scappa perché ha paura della violenza sugli animali che rimarrebbero a casa.

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Giornalista
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Pet Refuge

Presi a pugni, a calci, strangolati, lanciati, annegati, pugnalati, messi nel microonde, investiti. È la sorte degli animali che condividono la loro esistenza con persone, quasi sempre donne, vittime di violenza domestica. Salvarli dalla loro tristissima sorte, spesso mentre i loro umani non possono far altro che guardare, impotenti e senza nessuna possibilità di aiutarli, è l’obiettivo di Pet Refuge, l’associazione nata in Nuova Zelanda che offre immediato rifugio a loro e sostegno alle vittime di violenza domestica.

«So che alcuni fanno fatica a capire perché le persone non mettono al primo posto la propria sicurezza e non abbandonano i loro animali quando sono in situazioni di pericolo – spiega la fondatrice di Pet Refuge New Zealand Charitable Trust Julie Chapman – ma per molte persone, gli animali domestici sono una famiglia».

Le vittime non fuggono dalla violenza domestica per paura di abbandonare i propri compagni di vita

Julie Chapman ha pensato a Pet Refuge quando si è accorta che alcune persone che subiscono violenze in famiglia tardano a mettersi in salvo per paura della a cui andrebbero incontro i loro compagni di vita. «Per le vittime di violenze in famiglia, è un legame ancora più profondo, perché gli animali possono essere la loro unica fonte di conforto. Quando ti viene costantemente detto che sei inutile, quando la tua autostima è al minimo, ti aggrappi al tuo gatto o al tuo cane».

Quindi ha organizzato una rete di assistenza che offre immediatamente un rifugio agli animali, anche di grandi dimensioni, che le vittime di violenza domestica non vogliono abbandonare per paura di ritorsioni e vendette. «Ci auguriamo che le vittime, sapendo che i loro animali domestici saranno ben accuditi mentre si mettono in salvo, riescano a farlo più facilmente».

Il rifugio offre soluzioni pratiche per coloro che cercano di mettere in salvo anche gli animali con cui hanno vissuto fino alla decisione di fuggire, senza lasciarli in balia dei loro aguzzini. «Forniamo un rifugio temporaneo agli animali domestici provenienti da tutta la Nuova Zelanda tenendoli al sicuro mentre i loro proprietari sfuggono agli abusi. Questo è il primo obiettivo dell’associazione. Poi ci impegniamo per aumentare la consapevolezza del legame tra abuso di animali domestici e violenza domestica, infine creiamo una rete di imprese, organizzazioni e individui che possano lavorare insieme per affrontare il problema degli abusi sugli animali domestici e della violenza domestica».

Così mentre il rifugio che potrà accogliere fisicamente tutti gli animali che ne abbiano bisogno è in costruzione sul terreno che la fondatrice ha acquistato con i soldi avuti in lascito alla morte dei suoi genitori, cani, gatti, animali più piccoli e uccelli vengono trasportati da tutta la Nuova Zelanda da e verso la sede di Auckland. Da lì gli animali di grandi dimensioni vengono spostati ed accolti in allevamenti che si sono resi disponibili. «Questa è una soluzione a breve termine: Pet Refuge non può garantire una durata del soggiorno per nessun animale, ma copre intanto tutti i costi di imbarco, trasporto e veterinari e provvede a vaccinare tutti gli animali che arrivano, se necessario».

La ricerca di Women's Refuge: il 73% delle vittime di violenze sarebbe scappato prima se avesse potuto portare con se cani e gatti

La Nuova Zelanda, come il resto del mondo, è particolarmente toccata dalla violenza domestica. Ma una ricerca del Women's Refuge del 2018 su donne i cui partner avevano abusato o minacciato di abusare dei loro animali, ha rilevato quanto la crudeltà verso gli animali sia comune alla violenza domestica. Grazie all’indagine basata su quasi 1000 vittime, è emerso che poco più del 50% degli intervistati ha ritardato a lasciare il proprio partner proprio per non lasciare i propri animali.

Il 41% delle vittime, inoltre, ha affermato che loro o i loro figli erano stati costretti a guardare il loro animale domestico o un altro animale ferito dal loro partner. Ben il 22% dei bambini intervistai infatti ha affermato di aver assistito ad abusi sugli animali con cui vivevano, mentre il 23% ha avuto un animale ucciso dal proprio partner. Infine, e questo è il dato che ha spinto la fondatrice di Pet Refuge ad intraprendere il progetto, il 73% degli intervistati avrebbe trovato più facile andarsene se ci fosse stato un rifugio che avesse offerto una sistemazione temporanea per i propri animali domestici.

La fondatrice: «La maggior parte ha paura per gli animali che vivono in casa ma non può portarli con se, per questo non scappa»

«Le persone che usano la violenza spesso minacciano, feriscono e persino uccidono un animale domestico per controllare i membri della famiglia. L'impatto che questo ha sui bambini che sono testimoni di questo abuso può essere duraturo – conclude la fondatrice. – La paura per la sicurezza del loro amato animale domestico è una delle ragioni per cui le persone, di solito le donne, ritardano a lasciare il loro aguzzino. La maggior parte non può portare con sé i propri compagni di vita quando cercano rifugio e temono di essere danneggiati o uccisi se li lasciano indietro».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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