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23 Dicembre 2023
19:00

I cani riconoscono gli oggetti se chiamati per nome?

I cani sono capaci di riconoscere gli oggetti in base al loro nome, ma non tutti lo fanno con la stessa abilità. A favorire l'apprendimento sono molti fattori e a dimostrarlo è la scienza.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Max, cane protagonista del programma di ricerca Genius Dog Challenge presso l’Università Eötvös Loránd di Budapest

Tra le molte domande che ci si potrebbe porre nell'ambito delle abilità cognitive dei nostri cani, una delle più interessanti è certamente quella che riguarda la loro capacità di comprendere il nostro linguaggio verbale. Convivendo la vita con loro, infatti, viene spontaneo chiedersi se (e fino a che punto) siano in grado di imparare a riconoscere gli oggetti quando vengono chiamati per nome.

La risposta è sì e ciò evidenzia l'enorme capacità di apprendimento dei cani. Associare un nome a un oggetto, infatti, richiede il saper rimandare il suono emesso da noi (attraverso la parola) ad un entità conosciuta e già memorizzata. In questo processo, quindi, è coinvolta anche la memoria.

I cani riconoscono gli oggetti per nome?

Quando si parla della capacità dei cani di riconoscere gli oggetti per nome, bisogna fare riferimento prima di tutto a Chaser, la Border Collie protagonista di uno studio condotto presso il Wofford College di Spartanburg in South Carolina e pubblicato nel dicembre del 2010. Due ricercatori statunitensi, di nome John PilleyAlliston Reid, grazie alle abilità di Chaser, hanno dimostrato che i cani possono essere in grado di distinguere il nome di ben 1022 oggetti.

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John W. Pilley, professore emerito del dipartimento di Psicologia del Wofford College insieme a Chaser. Ph: Wofford College

Ma non è tutto, perché secondo quanto osservato, Chaser è stata capace anche di mantenere questa conoscenza per un periodo di circa 32 mesi, durante i quali è stata testata regolarmente per verificare la permanenza del suo vocabolario e, in media, ha risposto correttamente a più del 95% delle 1022 domande proposte da Pilley e Reid.

La naturale predisposizione del cane nel riconoscere il linguaggio umano, però, è stata osservata anche dai ricercatori del Dipartimento di Etologia dell'università Eötvös Loránd di Budapest, in Ungheria, i quali, nel 2020 nell'ambito della Genius Dog Challenge, hanno condotto numerosi esperimenti, trasmessi in diretta web e diffusi attraverso i social.

I cani partecipanti non erano stati precedentemente addestrati a questo compito e, secondo i ricercatori, risultava evidente che la loro abilità nel riconoscere e memorizzare i giocattoli dipendeva anche dalla relazione che il soggetto aveva instaurato con il pet mate, il quale era chiamato a fare le richieste.

I limiti della capacità dei cani di riconoscere gli oggetti per nome

La capacità dei cani di riconoscere gli oggetti per nome ha però anche dei limiti, dettati da diversi fattori. Prima di tutto dobbiamo considerare che Chaser per riuscire a riconoscere 1022 oggetti è stata addestrata per cinque ore al giorno in un periodo di studio durato tre anni. Nell'analisi condotta durante la Genius Dog Challenge, invece, i risultati sono stati ben diversi.

Gli studi di Budapest, infatti, sono stati svolti senza un apprendimento preventivo. In questo caso la maggior parte dei soggetti non si è dimostrata in grado di imparare i nomi di più di 2 giocattoli. Alcuni cani, considerati "eccezionali", hanno dimostrato invece di imparare ad abbinare il nome all'oggetto con uno sforzo minore e sono stati quindi chiamati dai ricercatori Gifted Word Learner. In pochi giorni, però, anche loro sono stati capaci di apprendere il nome di non più di 12 giochi.

Tutto ciò dipende da numerosi fattori sia interni che esterni al singolo soggetto. A condizionare l'apprendimento, infatti, possono essere le sue motivazioni e anche le sue emozioni in un determinato contesto.

Se un cane ha una forte motivazione affiliativa o collaborativa ad esempio, troverà maggiore agio nel cooperare con l'umano e portare a termine il compito. Ciò sarà valido soprattutto se all'interno del contesto in cui si trova vive emozioni legate al piacere e alla gioia. L'apprendimento, infatti, in queste situazioni è facilitato.

Inoltre, come sottolineato anche dai ricercatori, a fare la differenza è anche la relazione con il pet mate. Se cane e umano hanno l'abitudine di condividere tempi ed esperienze, molto probabilmente tenderanno a comprendersi con più facilità. Un cane che non è abituato a collaborare con gli umani, al contrario, farà più fatica a intuire con rapidità il significato delle richieste che riceve.

Possiamo insegnare ai cani i nomi degli oggetti?

Insegnare al cane il nome di un oggetto non è una possibilità riservata solo ai ricercatori, ma può farlo qualsiasi pet mate, con cani appartenenti di tutte le razze o con i meticci.

Per farlo possono esserci varie strategie che andrebbero adattate agli interessi del singolo soggetto, in modo da venire apprese con maggiore facilità. In generale, però, possiamo dire che le modalità più diffuse sono due. La prima, e più semplice, è quella che prevede di poggiare a terra un oggetto (che non lo ecciti troppo) e, nel momento in cui, anche casualmente, il cane lo tocca, pronunciarne il nome.

La seconda, invece, è leggermente più complessa, ma può comunque essere valida per molti cani. Quando si trova in una situazione di tranquillità (che favorisce la concentrazione), mettetevi di fronte al cane e poggiate al suolo l'oggetto scelto. Pronunciatene il nome e indicatelo con lo sguardo, con le mani e con il corpo. Quando si dirige in quella direzione o quando lo tocca, potete gratificarlo con un "bravo", oppure con una coccola se apprezza il contatto.

Tutto questo, però, va fatto se vi divertite entrambi nell'imparare insieme e non va vissuto troppo seriamente o come un obbligo. Anche in casa, come durante gli studi scientifici, l'apprendimento è favorito dalla condizione emozionale di piacevolezza e relax.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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